martedì 9 febbraio 2010

Attenzione: chewing-gum vaganti

Alla fine siamo tornati a vederli. Questa volta a Bologna, sempre loro, i Depeche Mode; dopo Roma, nell’Emilia, a noi più vicina, la tappa era doverosa. E a dire la verità parte della carovana si era organizzata anche per il profodo nord stoccolmese, ma ha trovando i settori più economici del Globen sold-out prima che la tournée fosse partorita dalla testa della band.

Gli inviati speciali erano la sottoscritta, ed Eule in versione Fra&Fra, dolcemente accompagnata da Iggor-i’Gori

La scena del delitto si è consumata all’infame Palamalaguti, già teatro di prodezze rock nostrane e foreste. Ne ricordo una serata del 2000 o del 2001, in compagnia degli Smashing Pumpkins, alla vigilia del loro scioglimento. I cancelli, con regolarità padana si aprirono alle 19, non un secondo di più, nè uno di meno. La massa che via via andava concentrandosi si riscaldava ai fumi del vicino hot-doggaro di turno, che chiaramente aveva rivisitazioni locali del panino statunitense; volavano piade peggio che al campionato mondiale di frisbee. E al rintocco dei sette colpi di campane il cancello si aprì e il magma umano si riversò nel palazzetto; con Eule entrammo urlando.

Localizzata una zona laterale ma prossima al palco, abbandonammo Iggor per il bagno. La solita coda lunghissima alla toilette per signore non ci fece desistere da ciò che dovevamo alla vescica e bastò un reciproco colpo d’occhio; cambiammo fila optando per il magno dei maschietti; in esso c’erano anche 6 orinatoi a muro. Non ci lasciammo intimidire. Altre ragazze ci seguirono; dapprima i ragazzi entrando rimanevano lievemente basiti, poi cimportauncazzo, evviva! Belli fuori e belli dentro, tutti insieme a fare tanta P P!

ritornate nella hall ci stupimmo di trovare tutti in piedi; normalmente il popolo del “prato” si siede e solo una mezz’oretta prima dell’ora prevista come inizio del concerto si alza e si accalca con compattezza concorrenziale alle scatole di sardine. Nel frattempo si intrattiene con classiche attività come parole crociate sulla settimana enigmistica, rassegna stampa da La Repubblica a Play boy, ingestione di cibarie e varie altre sostanze, soprattutto per via inalatoria, bisboccia con alcoli tra cui il primato spetta al succo di malto e luppolo, ascolto con cuffie o in filodiffusione esclusivamente di brani della band protagonista delle ore a venire. Tutto questo al palacazzuti non fu possibile, tutti -come entravano- si accalcavano. I panini vennero consumati in piedi, a 15’dall’ora x... iniziò il concerto che avevo ancora una fetta di salame sull’ugola. Inoltre, fiduciosa del tempo del bivacco, mi ero portata il vitto in un fighissimo sacchetto di carta, che si rivelò, di lì a poco, fatale...

Finalmente il concerto ebbe inizio. La scaletta non fu cambiata di uno spillo, sebbene, al solito Martin Gore non si sarebbe perso nel bosco (Valetudo docet), ricoperto com’era di brillanti... anche l’auricolare sfavillava sotto riccioli, e Dave ci deliziò con i suoi abituali movimenti pelvici... Mi chiedo se quell’uomo sia consapevole di quello che rischia.

Tuttavia l’andazzo che si era preannunciato con l’abolizione del ricreativo pre-spettacolo si riconfermò nei fatti, che dimostrarono l’alta concentrazione di ragguardevoli testedicazzo; ringraziai quella sera mamma e babbo e i miei geni in crossing-over per non i avermi fatta alta, perchè avrei tirato tante testate; a dire il vero ai concerti avere qualche cm in più mi avrebbe giovato da cui le sempiterne speranzose teorie, costantemente ripetute ad ogni session, della disposizione plateale in base all’altezza, ogni volta contraddette dalla pratica che invece rivelava vincente la già tristemente nota e più volte menzionata “Legge di Murphy”: se una persona più alta di te esiste nel raggio dei 5 m che ti circondano, sarà davanti a te che si piazzerà in placida e ferma stazionarietà, godendosi lo show alla facciaccia dei minor centimetrati. In quell’occasione, a degna celebrazione dei nostri grandiosissimi synth pop, la murphiana legge raggiunse l’apice facendosi largamente beffe degli astanti in coerenza con il british humor importato dal gruppo; ebbene a scassà non ci furono solo i soliti intelligentoni a passare su e giù a più riprese, ma anche un gruppo di tre sgrillettanti fans, subito catalogate come troje dal curriculum particolarmente ricco alla voce bocchini e pratiche di sesso estremo. Le zoccule, sia con gomito che con zizza ingerente - a seconda che si trattasse di un uomo o i una donna a cui si strofinavano - si fecero largo, ma con noi non attaccò. Ne passò solo una, la biondina con coda di stoppa che -irosa per essere stata divisa dalle sue colleghe- cercava, muovendo la testa istericamente, di piazzarci le ciocche in bocca ad ogni occasione nell’intento di spedirci al creatore per soffocamento. A quel punto chiesi ad Eule i chewing-gum, che iniziai a masticare fino ad avere la salivazione di un boxer in calore, a quel punto mi dedicai a decorare l’acconciatura del puttanone con la gomma, che però resse poco, colpa della troppa saliva e dello “sugar free”, quindi necessitò approntare una nuova strategia; Il lampo di genio fu di Eule che propose di bersagliare la maglietta: se non fu costretta a tagliarsi le chiome per lo meno dovette buttare la maglietta.

Intanto a terra si era prodotto un liquame meglio noto come “merdaio” che corrose il mio sacchetto-mensa e quando lo sollevai si sfondò nella parte inferiore: le lingue di gatto avute dalla nonna furono perse per sempre, ma si salvò il kilo di mandarini debitamente incellophanato nella plastica. Si rivelarono utili placatori dell’incendio delle nostre gole a fine spettacolo.

Ma soprattutto, non s’era detto d’ora in poi di stare sugli spalti?