domenica 4 settembre 2011

Ich bin die fesche Lola. Due bisbetiche indomate a Berlino.

Vorher. L’abito non fa la monaca.

Se pensavate che di combinare guai avevamo finito vi sbagliate di grosso.

La mail girata a Isil col Voucher dell’Hotel in realtà riproduceva solo il mio percorso aereo di arrivo nella capitale tedesca. Del pernottamento niente. Non posso lasciare Isil sotto un ponte per una giornata, dato che avrà la sveglia puntata alle 3.30 del mattino. Che cosa folle e ammirevole. Ad ogni modo pare che alla fine la giusta mail sia arrivata a destinazione. Ho dovuto imprecare diverse volte alla cortese attenzione di gestori di telefonia nazionale e internazionale, dato che mentre eseguivo l’operazione mi trovavo in un luogo dimenticato dalla copertura di rete, ma alla fine le mie preghiere sono state esaudite.

E fin qui…

Ringarzullita dall’avvicinarsi delle ferie, sono letteralmente andata a podio. Quel giorno la capa sapeva che a lavoro si sarebbe consumata una scena magistrale e non mi ha voluto togliere la gioia di farne parte: alle 10.00 del mattino mi chiama per presentarmi a lavoro alle 14.00. Avevo appena finito di fare la spesa. La sera Valetudo sarebbe venuta a cena, avevo pensato alle lasagne. In questo la superiora aveva fatto bingo, evitandomi la consueta chiamata ai vigili del fuoco. Compongo il 115 ogni volta che mi avvicino ai fornelli. Sistematicamente. Quindi le sono molto riconoscente. Alla fine.

E quindi eccomi a lavoro.

Da quanto ero stanca ridacchiavo nervosa per il corridoio. Tutto scorre tranquillo, fino al passo. Entro –chiamata- in una stanza con due donne e parentame venuto a far loro visita. La figlia di una delle due indossava un vestito largo, che lasciava intravedere una bella panciotta. Spavalda io le chiedo a bruciapelo ammiccando alla rotondità:

“Quanto manca?”

“No non no, ma io non sono incinta!”

Gelo.

Cazzo, perché non mi sono stata zitta??? Perché non mi faccio un ballino di cazzi miei??? Il sorriso da deficiente che avevo sulla faccia inizia a piegarsi all’ingiù. E fin qui sarebbe stata una normale figura di merda.

“Vedi” La donna mi mostra il suo corpo intero alzando la gonna, tuta su, fino al seno “io non ho la pancia!”

Ora, che non avesse la pancia era un’affermazione discutibile, ma effettivamente ne aveva molta meno di quella che mostrasse l’abito. L’abito non fa il monaco, manco la monaca.

Cerco di spostarmi davanti a lei, o meglio tra lei e il marito dell’altra occupante la stanza che aveva fatto tanto d’occhi, che sono strabuzzati da dietro i suoi occhiali. Pover’uomo.

Meno male aveva le mutande.

E domani si parte. Come premessa non mi sembra male.