giovedì 16 giugno 2011

Che dio te ne renda merito

Ero in macchina, ciò che è divntato “la mia seconda casa”. Passi che lo fosse da neo-patentata; ci sembrava di avere il mondo in mano, di poter andare in qualsiasi posto, con la Diva e compagnia. Ma ora che la uso prevalentemente per andare a lavoro e che non so se passo più tempo sulle 4 ruote o a casa, resta sempre la seconda casa ma con uno spirito un tantino diverso. Son diventati cazzi amari. E ora che ci penso era anche un’altra macchina. La prima era una Peugeot 106, gran ripresa, frizione a facilitare la sgommata, un enfant terrible appunto; questa di adesso è una Matiz; è gloriosa, fa anche troppo, dato che la guido alla Blues Brothers, come se mi stesse sempre inseguendo la polizia, ma non avendo – a differenza di Belushi e Aykroyd – il motore truccato e gli ammortizzatori potenziati, e poi sopporta i miei monologhi con le mie personalità, il mio finto programma alla radio, le mie crisi isteriche, le bestemmie bruttissime e gli anatemi che lancio contro gli altri automobilisti. Ma le due autovetture hanno una cosa in comune: la frequenza con cui lavavo quella e lavo questa; c’è il problema dell’acqua nel mondo, come la fame. Non possiamo sprecarla per lavare qualcosa che dopo 24 h sarà sporco punto e da capo come prima. Spero sempre che la natura, con la pioggia, ad esempio, faccia il suo corso. Se mi trovo alle perse, tipo se devo andare a un matrimonio, guado un fiume, che problema c’è?!

E quindi mi trovavo in questa scatolina di metallo e plastica con le ruote, dirigendomi verso casa. Svoltando alla rotonda nuova di via Circondaria in via Buonsignori mi trovo un’ambulanza che, con solo il lampeggiante acceso, pensa di fregarmi e di entrarmi nel mezzo indenne. E’ no, cocco, a me non mi prendi in giro. Ho frequentato l’ambiente dell’emergenza dal 1993 al 2010, non c’è verso che m’infinocchi, conosco le regole, angelo dell’asfalto. Per avere la precedenza, tanto perché non lo tirino in tasca a nessuno devono attaccare anche la sirena, non bastano le lucine. Quindi suono, un colpetto solo di clacson, non le mie solite tranvate di 10”, e sorpasso sicura della mia ragione. A Firenze la ragione si dà ai bischeri, lo sapete, no?! Detto fatto, come volevasi dimostrare l’autista inizia a sfanalarmi e appena girato in via Mariti l’ambulanza si accosta e mi stringe al marciapiede finchè non sono costretta a fermarmi e ascoltare le parole del suddetto pilota:

“Brutta befana, speriamo la prossima volta tocchi a te”

In sovrimpressione dalla mia macchina esce la scritta: MORIRAI DI UNA MORTE IMPROVVISA E VIOLENTA.

Mica per il “Brutta befana”, mi è stato detto di peggio. Ma maremma maialaccia, ma se avevi tanta furia hai tempo di fermarti ad offendere una che reputi una cerebrolesa? Perché cazzo non hai attaccato la sirena brutto imbecille testa di cazzo figlio di puttana impotente stitico baciapile di merda. Questo l’ho pensato, mica gliel’ho detto. Non ho fatto discorsi, ho incassato la befana e anche babbo natale con tutte le renne e sono andata dritta sparata, annotandomi numero di targa del mezzo e nome dell’associazione, alla sede di appartenenza in cerca del responsabile dei servizi. Nelle mie offese pensate, è il pensiero che conta tanto, in una cosa ci avevo dato: era la misericordia, era un baciapile del cazzo. Vanno in chiesa e poi senti che bei discorsi fanno. E l’amore di cui parlava gesù? Sono convinti che la religione cattolica sia la religione di stato, in effetti gli lasciano fare come se lo fosse, ma i cattolici per primi non sanno che esistono i patti del 1927, i Lateranensi per cui libero stato in libera chiesa, ma non sanno un sacco di cose. Provate a chiedere a un cattolico se sa cosa lava il battesimo… ok il peccato originale, e anche qui il concetto di lavare via un peccato a un esserino appena nato che non ha ancora fatto niente, a parte far perdere il punto vita alla madre e sventrarla, dice che è per proteggerlo: ma per proteggerlo gli regalo una scatola di preservativi quando è più grande… Insomma il peccato originale è na risposta troppo facile, grazie agli studi di Valetudo si sa che lava il passaggio dal canale vaginale (se vuoi nascere di lì dovrai passare, vedrai!), perché è roba sporca. Eh si e perché metterlo nel culo ai ragazzini com’è? Credono che se vuoi togliere i crocifissi dai luoghi pubblici vuoi proibire loro di venerare il loro dio: fate pure, ci sono le chiese apposta. Vi sembra normale che nella scuola PUBBLICA debba chiedere di essere esonerato da “religione”? Non sarebbe più normale che chiedesse di farla chi la vuole? Credono che se sei a favore della libera scelta per l’aborto o l’eutanasia tu sia un abortista o un omicida; nessuno ha detto loro che la libera scelta comprende anche il non interrompere una gravidanza o il non praticare un’eutanasia, solo lasciate che ognuno decida per sé, e poi dicono di non imporre la loro teologia. In un’altra occasione una fervente cattolica mi espose a sua teoria antiabortista nella maniera seguente: “Se una abortisce poi dopo non le devono venire più figli, non è giusto, io ci provo da tanto e non mi vengono, non sarebbe giusto”. Vi rendete conto? E’ una che porta la croce al collo. A me sembra più proiettare i propri desideri o una propria personale tragedia sugli altri. Che schifo. Ci sarebbe da augurarsi che cambi idea, resti incinta, non lo voglia e trovi tutti obiettori, la stronza beghina frustrata.

E appunto un misericordioso, tanto ispirato dall’amore di dio è venuto a dire a me “speriamo al prossimo giro tocchi a te”. Che dio te ne renda merito.

Trovai subito il responsabile dei servizi che, al sentire l’accaduto, si mise le mani nei capelli, o meglio in testa, dato che non ne erano rimasti poi molti; ci credo, a governare quei ceffi ne de ve avere di pensieri poveraccio.

E soprattutto mi chiedo, cos’hanno tanto da correre se poi, come diceva il mitico Robertone del Pronto Soccorso di Careggi, arrivano lì e gli tocca aspettare??? Era 20 anni che ci lavorava, al pronto, sapeva il fatto suo.

Credono di salvare il mondo. Convinti loro…

martedì 7 giugno 2011

50 m sotto le stelle

L’ultima prodezza degli Squali è stata in notturna. Non si tratta tuttavia di gare bensì di un semplice allenamento; ma con Gianburrasca nei paraggi a combinarne di tutti i colori, anche il più ordinario meeting può tingersi delle più fosche tinte. Come quando per farmi vedere come ci si tuffa per un pelo non si arriva dritto tra le braccia di un usufruente “nuoto libero”… Lui poi ti dice che ci passava un maiale con una zucca in bocca, che era tutto calcolato, ma in realtà era grassa se ci passava un’ostia tra i due. E poi mi dice di non chiamarlo Gianburrasca…

Coach Pizzul aveva organizzato tutto alla perfezione: allenamento in vasca lunga all’aperto e pizzata a seguire. Per questo si era affidato anche alla sottoscritta con gli agganci del centro anziani qualcosa di casereccio ma confortevole si trova sempre.

Nascono grane già all’entrata: con la borsa e la mia agilità da elefante resto impigliata nel tornello di accesso agli spogliatoi. Mi ci si agganciano anche i jeans, non so come resto indenne e soprattutto non resto in mutande, una per lo meno era scampata. Poi è la volta della Grisbina, a cui non funziona “il braccialetto”; si perché lì ti danno questa specie di orologio senza lancette che ti serve per fare qualsiasi cosa: entrare al piano vasca, chiudere l’armadietto, fare la doccia, manca poco nuota al posto tuo; chiaramente è sintonizzato con un computer, quello delle casse. Quello della Grisbina a quanto pare non lo era. In realtà è stata colpa della super unghiata cassiera, fan del Magnifico che, vedendoli insieme, aveva avuto un attacco di gelosia e si era inventata questo dispetto, credeva di farla franca ma ce ne siamo accorti tutti; e del resto che si può pretendere da una che pensa più di 23 ore al giorno alle Méches?

Negli spogliatoi di nuovo uno stop, per chiudere gli armadietti: se non ci fosse stata Laure Manadou, la dolce metà del Coach, sarei rimasta lì tutta la serata, mi ha salvato a vita e la ringrazio assai.

Incuffiate, occhialute e costumate (scostumata per quel che mi concerne), arriviamo al piano vasca, ma anche qui non vi aspettate una cosa troppo semplice: Per accedere alle mattonelle del bordo c’erano dei passaggi obbligati dalle docce, rigorosamente marmate. E l’accappatoio? Dove credono che uno se lo cacci nel passaggio? Va be’ che di microfibra prende poco posto, ma insomma… Allora ci è toccato fare l’oliocuore alla staccionata, e ora finchè si tratta dei giovani rampanti passi, ma quando sono arrivata io con i miei reumatismi ho sudato freddo.

Ed eccoci alla vasca. Era ora. Si tratta di una piscina all’aperto. Poco importava agli squali se facevano -20°C, se il meteo aveva messo rovesci e trombe d’aria, ci siamo tuffati impavidi. Dicendola tutta io ho usufruito di una delle sopracitate marmate docce, per preparazione psicologica. Non mi sentivo i muscoli. Ho cercato l’aquagym, andando in una corsia in disparte, ma senza successo: lì facevano Aquagin: l’aperitivo in piscina, teoria sempre sostenuta anche da me; ginfizz, ginlemon, quello che vuoi, ma soprattutto relax. Dico io, invece di vedere le vecchie a sciaguattare come anatre appena uscite dal letargo (vanno in letargo le anatre?), che poi ormai a fare che lo facciano non si sa, non potrebbero andare a giocare a tombola invece di occuparci due corsie? Farebbero comunque aggregazione. Il centro anziani ne fa di spettacolari, e non mi dite che io non dovrei parlarne perché in realtà riguarderebbe anche me visto che già ci vado: a dare i numeri!

Inomma mentre cercavo di scappare verso l’amato gin Pizzul mi becca in pieno. Mi mette in corsia con Biederman, Peirsol e la Grisbina, dico io ma come si può?! Oltretutto la pulizia del luogo mi fa vedere benissimo la distanza sempre maggiore che mi separa dagli squali saette. Questa volta anche Gigino e Fiocco erano rimasti a cuccia, perché dice che il freddo è per loro dannoso… se se… con tutte quelle squame… E poi come si fa a non rallentare, soprattutto a dorso, col cielo che si sta sgombrando dalle nuvole e sta facendo largo alle stelle? Al freddo, senza farcela, ma ne è valsa la pena, anche solo per questo spettacolo. Il Magnifico, Dolce Metà e Gianbu sfrecciavano alzando le abituali colonne d’acqua che manco Mosè. Arriva la fine di questo allenamento. Pizzul ha misurato la nostra resistenza alle basse temperature e ci propone ritiro sui fiordi norvegesi e partecipazione alla traversata del baltico svevo-finnica Stoccolma-Turku. A questo punto obietto: “Non è habitat da squali” e coach vostro onore Pizzul l’accoglie irremovibile: “Ci chiameremo Salmoni, tutt’al più” .

Rientrando con la vasca al calduccio sembra di stare ai Caraibi. La Grisbina e il Magniico sono in conferenza stampa e ci hanno abbandonati. Con la Manadou notiamo che Giambu, Biederman e Peirsol si sono diretti agli scivoli. Salendo le scale ci arrivano cospicui scroci d’acqua Lo spirito indiavolato della peste era riemerso: stavano giocando a fare la diga di bilancino e soprattutto ad aprirla, poi si gettano nello scivolo. Sembra divertente. Ma una vocina mi ammonisce “Questa è roba da Gianburrasca, non hai più l’età, già che non ti è venuta una congestione a quell’acqua ghiaccia accontentati per stasera, vai a farti la doccia”. Ed io che non avevo assolutamente voglia di ascoltare Coscienza mi son buttata. Coscy si ricordava che soffro di labirintite, io no. Lo scivolo sembrava oliato, ci schizzavi a meraviglia. Ed io che temevo di restarci incastrata… povera illusa! Urlavo come un gallo da combattimento, mi son venute le palpitazioni e per il resto della serata son stata preda di attacchi isterici d starnuti; a tutti ho detto che sono allergica al cloro però. E comunque lo scivolo ha avuto un pregio: tutta concentrata com’ero a che non mi restasse il costume agganciato da qualche parte, non sentivo più i reumatismi.

E dopo aver visto la morte in faccia, mentre gli altri scapestrati si facevano il secondo giro, con gli scrosci che si sentivano arrivare fino agli spogliatoi, mi son ricomposta in vista della pizza.

Tra le birre e le mozzarelle Giambu e Biederman ci hanno allietati con i racconti delle loro avventure in vacanza. Risulta che quando andarono a Formentera noleggiarono dei motorini. Oculatamente stipularono un’assicurazione che li copriva contro tutti i sinistri possibili e immaginabili e fu usata a dovere: alla fine della vacanza conoscevano meglio il meccanico loro degli abitanti del luogo. A capo di queste follie su gomma c’era ovviamente la mente e il braccio di Gianburrasca; vi basti sapere che una delle prime sere, volendo saltare una rete col motorino si trovò dritto in braccio a una siepe che stava dietro, ma che – complice il buio – non si vedeva. E anche in quell’occasione Biederman se la vide bella: poco prima di atterrare tra i cespugli Giamburrasca, nel tentativo d misurare la prontezza dei riflessi dell’amico, gli lanciò contro il mezzo lasciandolo andare col gas tutto aperto. Altro che Gianburrasca!

Molti si chiedevano perché mangiassi lentamente: ero lacrimosa e starnutente, davo la colpa al cloro, ma in realtà questa volta c’entravano il peperoncino e il salame piccante della pizza “dei dannati”. Peirsol me ne chiese un po’, io porsi il piatto, lui spavaldo se la cacciò in bocca, ma poi ha chiamò il 115.