lunedì 8 dicembre 2008

bilance, minareti e dubbi teologici

Il coraggio di mother Cinthya è da premiare: a manco un mese dal natale ha avuto il fegato di comprare una bilancia. Normalemente questo passo si compie a marzo, in visione della prova-bikini, e ciò rende l’evento ancor più degno di nota. Ha scelto, e ciò la fa quanto mai intrepida, il week-end dell’immacolata, quando solitamente si addobba l’albero e si pensa già al menu con cui festeggiare la nascita del nazareno; apro una parentesi: non ho mai capito come Maria abbia potuto fare il “test” l’8* e il bambino nascere il 25... Non sarebbe dovuto nascere in estate? Sicuramente è la mia tremenda ignoranza in materia che mi fa sfuggire qualche particolare, invito quindi a chiarire la questione a voi che avete fatto il catechismo nella vostra infanzia. A quanto pare l’apposizione in casa della bilancia ha dato da tribolare ed è avvenuto in un salmodiare di parolacce e imprecazioni che testimoniano la profonda conoscenza, nell’ambiente, dei sinonimi e contrari, il cui repertorio - per l’occasione - è stato particolarmente variegato e colorito. Vedendo che questo non cessava la sempre saggia Valetudo, figlia di mother C., suggerì, cercando il sud-est, di disporre sopra l’attrezzo un minareto e di orientarne l’ago in direzione della mecca, per poter volgere in direzione di una meta concreta le imprecazioni se il risultato enunciato da questo oracolo moderno non fosse quello desiderato. Ma non dimenticate mai, come insegna il buon Amado:
“Chi ama gli ossi è un cane”

* Si sa che sono stati tra i primi test di gravidanza distribuiti nella storia; una ditta romana specializzata nel settore faceva furore in tutto l'impero; si trattava della "Gabriello & Figli", che distribuiva anche regoli ostetrici e kit per parti d'emergenza consistenti in rudimentali forcipi e telini sterili su cui depositare il neonato. I test in particolare, con tre strisce reattive in un'unica confezione, era il "Gabriello uno e trino"; il nome, successivamente alla positività che dette con Maria, cambiò in "Lady Mary": lo scalpore fu giustificato dal fatto che fosse il primo e l'unico caso in cui risultasse positivo con una vergine.

Pinkrugby

Riabilitiamo uno sport troppo spesso considerato violento e maschio: il rugby. In realtà è molto più “femmina” di ciò che non si pensi: ci vuole intelligenza e slancio, capacità di fare più di una cosa alla volta e non solo velocità, forza e vaselina. La palla ovale, i cui rimbalzi prendono per il culo tutti, è una splendida metafora della vita: imprevedibile; e per giocare devi accettare questo, come nella vita ciò che ti capita se ti vuoi dire forte. Anche quando ciò che succede non è tanto giusto, ma del resto la vita non è giusta, la vita è vera. Mi spiego meglio, con un po’ di giurisprudenza, tratta dal libro L’arte del rugby di Spiro Zavos:

“...
Di tanto in tanto gli arbitri sono costretti a inventare una regola. Durante gli anni Sessanta, in una partita che coinvolgeva gli Hornets’ Third Fifteen di Weston-Super-Mare, un pilone degli Hornet scorreggiò mentre si creava una mischia. Un’orribile puzza simile a quella che poteva provenire da un cavallo da tiro che aveva mangiato un piatto di cipolle impregnò i dintorni. Il pilone venne ammonito. Ma scorreggiò di nuovo. L’arbitro concesse una punizione contro gli Hornet, creando cioè di conseguenza un nuovo fallo nel rugby - la produzione di aria fetida
...”

Casa mia sembra un campo da rugby ultimamente: è vietato ruttare e bestemmiare a tavola; c’è un sistema a punteggio (1 punto per ogni rutto e 3 per ogni bestemmia), cui però non sappiamo ancora cosa corrisonda sul penale, non legiferando i codici esistenti in materia. Io sono ultima in classifica solo perchè non sono quasi mai a mangiare a casa e con questa trovata di mammà chiaramente ho intensificato le mie uscite. Si contendono il primo posto il Sergente e il di lei genero, ovvero mio babbo. E poi come si fa? Mi mette il divieto di imprecare in corrispondenza del TG, è impossibile! Ho provato anche a spiegarle che quando ero piccola era tutto un dirmi, tenendomi tra le braccia e dandomi dei colpetti tra le scapole: “Amore, fai il ruttino! Da brava!” e ha troncato statuaria: ”Ma ora non è un ruttino, è un maialaio!”. Il risultato è che corro in terrazza, così i miei familiari si mantengono sordi ai miei virtuosismi gutturali, ma ne gode il mondo intero. Inoltre, dato che non posso “esprimermi” in casa lo faccio fuori, ottenendo l’effetto contrario a quello desiderato dalla mia dolce cara mammina, parliamo di un “effetto rebound” cioè.
Devo assolutamente andare a vivere da sola.

Esame di stato e Discussione

E alla fine siamo infermieri. L’avventura è stata ardua e per fortuna condivisa. Partiamo con ordine, dall’esame di stato. Ci avevano detto di vestirci meglio che alla tesi, e il risultato è stato che pareva si andasse a un funerale; io in nero (il nero snellisce), la Scarlett in grigio e cravatta viola. Sono passata a prenderla in macchina che ha un certo punto ha tirato uno dei suoi strilli. E’ stato quando mi sono “appoggiata” a quello in fila davanti, quello che si dice “dare un bacino” tra automobilisti; per la sua gioia (della Scarlett) era un ferraiolo, un giovine tutto muscoloso, sicuramente un gran lavoratore; deve essere stato il flap-flap delle ciglia del mio passeggero misto allo stato giurassico della mia macchina a far desistere l’operaio dal volersi far rifare nuovo il camioncino, anche perchè ce ne sarebbe voluto. Una volta arrivati dalla Giovanna - ero l’autista quel giorno - ho invitato la Scarlett a guardare se la targa anteriore era ancora al suo posto e il commento è stato: “Amore t’ha lasciato il rossetto!” ed in effetti ciò era i perfetta armonia col colore del suddetto camioncino: rosso. La mia macchina è in uno stato così assurdo che ho pensato non fosse che una nota di brio al suo stato perennemente anemico. Ha solo una costante accesa: la spia della riserva.
Recuperata Giovanna ci siamo incamminati verso il patibolo, con le mie imprecazioni che s’infoltivano al progredire dei metri. Dovevo scaricare la tensione; abbiamo pensato bene di metterci a urlare a tempo: 1,2,3: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!! Il tutto, dato il giorno mite, a finestrini apertissimi, con il giubilo degli astanti che si prendevano dei simpatici accidenti al nostro passaggio. Il problema è che abbiamo parcheggiato all’SPDC, al reparto psichiatrico, intensificando la pratica di training autogeno, dato che l’ora x si apprestava. Abbiamo rischiato il TSO, ma è andata bene; il fatto è che poi, per la contentezza, ci siamo ripetuti anche al ritorno. Il passo più grosso era stato fatto, dovevamo fare qualcosa di tribal-liberatorio. Va detto, la più brava a strillare era le Scarlett!
Alla tesi ognuno è venuto per conto suo: io riuscivo a stento a gestire me stessa, come facevo altrimenti? Ciò si è manifestato quando ho sverniciato mia madre con una parte di merda: l’ho vista arrivare con i fiori, mi hanno messo ansia e quindi le ho detto di farli sparire, ma quando fu la volta della filosofia le avevo detto l‘esatto contrario... povera! Chiamatemi Sua Malvagezza, vi prego! Chiaramente avevo il ruzzo come i gatti, per l’attesa estenuante; quindi guardando la platea non potevo fare a meno di notare le mie nonne vicine, la Chef e il Sergente, una mora e l’altra bionda e mi son detta “Guarda belline, sembrano Paola e Chiara”, questo a 5 minuti esatti dalla discussione... avevo una testa che neanche i maiali avrebbero mangiato... Durane la proclamazione ho avuto un rigurgito di questo “brio”: tra i commissari “Lukazzo”, così ribattezzato da noi studenti per le sue preferenze sessuali; era riuscito a mettersi la palandra a mò di chimono e la Giovanna, nel plotone accanto a me, mi fa “Oh che s’è messo i’kimono?” Non son riuscita a trattenermi e le ho risposto: “Oggi fa la Geisha!” ricevendo in cambio una gomitata tra le coste.
Usciti fuori chi ha fatto lo sfoggio della maggior eleganza al solito è stata la Scarlett, che indossava un cappellino all’americana, quello con la tesa a rombo, nero, tanto per intendersi. Io ero attraversata da un turbinìo di sensazioni e sicuramente commossa; i mattacchioni di casa mia, mother Cinzia, Valetudo, Eule, Dodò e Pape mi hanno allietato nell’immediato e poi Bologna e il resto del Mugello hanno fatto di un giorno strambo un’autentica Festa. Ringrazio tutti loro, e tutti quelli che anche mi hanno chiamato e non ce l’hanno fatta a stare lì come Suru, Diva, Isil e Gio, tanto non s’è detto che conta anche il pensiero? E’ se manca quello che son dolori! Come dire: No Friends, No Party!

Ripulisti

M’è presa la mattana di fare il ripulisti; c’è da capirmi: dopo la laurea son cose che capitano. Uno fa un po’ di spartiacque... La verità è che sono smarrita: alla tenera età di 30 anni solo ora metto il naso fuori dalla facolta; è vero che è la seconda, ma la vita senza studiare proprio non la concepisco; meglio che non confessi ancora ai miei che medito di tornarci quanto prima, sui libri; questo “quanto prima” significa “quando mi sarò sistemata”; con la crisi imperante e tutto il resto se ne riparla quindi tra una ventina d’anni... farò l’università della terza età. In ogni caso roba scientifica: ho bisogno di sensatezza, non posso andare avanti con Hendrix e il Prozac... e dato che anche con Socrate e Ippocrate recidivo, vediamo se Bohr mi aiuta... Ma questa è un’altra storia.
Qual era la principale? ah, si, la mattana! Ho fatto il ripulisti... il mio armadio stava per esplodere, ma non di vestiti... ho trovato centomila cianfrusaglie e molta polvere...ecco spiegato il gusto retrò di alcuni miei capi che d’altronde lo abitano. Ovviamente il sacco nero della roba da buttare ha ceduto quando l’ho issato al di sopra del cassonetto... così mi son partiti tre moccoli in contemporanea e alla fine non ne ho sillabato alcuno nella soglia dell’udibile. Viaggio con gli ultrasuoni, come le ecografie, credo che le orecchie immacolate dei santi siano più sensibili alle alte frequenze e non voglio che si perdano i miei reclami; e non se la devono prendere, in fondo il mio imprecare si propone come realismo costruttivo: non dicono che il “principale” è in ogni dove? Sarà anche nel cane e nel porco allora, no?!
Ma tra le cose che non ho buttato c’è una lettera, inviata a mio padre, in qualità di venditore di dischi, da un affezionato cliente che nel mittente si firmava come:

Ex-Dee-Jay et Poetry Man (Baby ‘Musetto’ Albert)
XXXXXYYYYY (Nome e Cognome) (Baby ‘Sir’ Albert, on...)
Via blablabla, z
CAP (Comune)
(Florence-Tuscany)
(Italy)

Tutto è scritto, pardon, battuto a macchina, ad esclusione di decori sulla parte anteriore della busta che, con curiosa grafia, inneggiano ai 70s con frasi tipo “Peace&Love” e tutti firmati “xxx”.
All’interno 4 fogli; il primo riporta i dati anagrafici del baby musetto con tanto di anagrafe lavorativa, da cui apprendiamo fosse impiegato della ASL. Segue un dettagliato elenco con date (anni) degli album acquistati e divisione in 45 e 33 (LP) giri, per una summa di 30927”unità dischi”, ma anche “Cassette” (484) e “Compact”(525);“fatti da me ultimamente”; seguono note su alcuni esemplari “volati nel cestino” perchè “imbarcati” e quello che mi sembra più interessante è sicuramente:

Fatto volare Tinman ‘Eighteen strings’, non più da delinquente, ma da Gianni meccanico a Firenze di Prato con Giancarlo (birillo), al salone Rinascita del Partito Comunista, nella Libertà?

Interessante l’interrogativo finale... Il delirio segue nella terza pagina in italo-english, una follia! E alla quarta pagina, il PS, magistrale:

P.S.= a partire da fine gennaio 2000 per febbraio 2000 non invierò più la classifica TOP HIT, ecco il perchè:
Lo stipendio che prendevo era attualmente di Lire 1.754.000 al netto tolto le trattenute. Ora dal 22 novembre 1999 sono in pensione, e mi danno Lire al netto 1.020.000. Ora per recuperare le 700 mila lire circa ho da abolire la musica 530mila lire e la rosticceria 150mila lire e il bar Lucia et Gaetano Lire 50mila. A fine gennaio prossimo potrò comprare solo circa 120mila forse di musica mi c’entreranno 8 oppure 9 12 inches (33giri), ma la classifica con 9 12inches soltanto non la potrò più fare, salvo che vinca al lotto e possa ricomprare le 300mila lire normali di musica 12inches oppure qualche compacts.

Grazie per ora patria libera e democratica!!! xxx

Continuerò a mandarvi le poesie in inglese e in italiano, sino ad esaurimento libr. Vi comunico che appena finito anche l’ottavo capitolo del libro ‘For Catholic Ireland’, vi invierò il libro ‘Living any question’ ‘Vivendo qualsiasi domanda’. Grazie per ora.

xxx

giovedì 27 novembre 2008

Electrical Lancet

Si parla di nuovo di chirurghi... le fanno troppo grosse: non è colpa loro, li disegnano così!
La ferrista vide il primo chirurgo schizare dal tavolo e contemporaneamente sollevare il camice, alzarsi la casacca, tirarsi giù i pantaloni e le mutande, prendersi il pisello in mano e soffiarci sopra. Non le fu difficile intuire che il campo operatorio bagnato aveva costituito un ottimo conduttore per il bisturi elettrico. Il malcapitato si trovò una bella flittena sul membro. E fin qui... tutto ha la sua logica. Gli amorevoli colleghi, volendo assitere psicologicamente la moglie dell'infortunato, nell'intento di prepararla allo "spiedino" ed al conseguente periodo di pausa dai doveri coniugali, non esitarono a telefonarle a casa e premurosi ad avvertirla:
"Quando Tizio tornerà a casa ti racconterà una cosa... ma tu non credergli, in realtà è perchè lo usa parecchio."
La tregua alle molle del materasso del talamo nuziale superò ampiamente la convalescenza.

Gioca gioca al dottore...

Il chirurgo in sala, furioso e maleducato come al solito, apostofante la ferrista con i peggiori epiteti che, sempre serafica, riceveva con un condotto uditivo e risputava dall'altro senza farsi attaccare da nulla, era solito vociare:
"Madonna di qui, Gesù di là, accidenti a questi cazzo di ferri cacciateli in culo!"
Un giorno, due giorni, tre giorni, e lei sempre nulla. All'ennesimo: "Madonna di qui, Gesù di là, accidenti a questi cazzo di ferri cacciateli in culo!" la risposta pronta e compita lo disarmò:
"Non posso Professore, ho ancora quelli di ieri"

Oltre Kubrik

Diventare schizofrenici lì è questione di un minuto. Non è Dachau, è un semplice bar. La proprietaria miete cameriere provette volenterosissime a dozzine per mese. Soprannominata formalmente Eyes wide shut, in quanto convinta di avere l'occhio clinico, è ufficiosamente nominata Shining, per rimanere in tema kubrikiano, dalla dipendenza che passa sotto le sue forke kaudine. Il regista in questo caso è stato superato; se l'avesse mai conosciuta non avrebbe potuto realizzarci nessuna pellicola: la realtà è ben oltre.
In quei 35 mq scarsi e antichi, come scalini e dislivelli, valenti il titolo di “Esercizio Storico”, mettono alla prova l'equilibrio delle tazze sui vassoi transitanti dalla cucina ai tavoli, così troviamo costantemente sotto torchio le connessioni neurali di chicchessia, clientela compresa; infatti alcuni dei più assidui e affezionati, più che altro al luogo che ispira nonostante tutto un'aura magica, sono soliti informarsi della di Lei presenza e solo ricevendo risposta negativa si trattengono.
Sui tavoli oltre che mangiare si può leggere il giornale, se Lei non l'ha requisito, o ascoltare una ristrettissima selezione jazz, classica contemoranea alternativamente alla radio, rigorosamente una sola stazione e sempre quella, da dove rauchi proclama delle news convinti di avere la verità in tasca te la propinano tale e quale la credono.
A seconda che i deretani adagiati sulle sedie siano di quella piuttosto che di quell'altra nazionalità ricevono un trattamento eterogeneo sia nei termini della somministrazione delle pietanze che del conto, il quale va senza nessuna eccezione eseguito su una macchinetta scassata, che farebbe bestemmiare anche un francescano, prima di batterlo sulla cassa. L'arnese ha un difetto sul tasto della virgola e dello zero, notoriamente i pulsanti più digitati. Al minimo errore va spento, riacceso e occorre ricominciare da capo. Ovviamente a questo sono adibite le ragazze in prova, a Lei resta il pieno controllo della parte fiscale. Guai a toccare la cassa di propria iniziativa. Neanche se è Lei a chiederlo: ti sta solo mettendo alla prova.
E' vero tutto e il contrario di tutto:
h 14.00: "Se due persone sono insieme piatti e cucchiaini devono essere uguali, anche se il negozio è pieno"
h 14.07: "Macchè fai? Quando hai furia fregatene dei cucchiaini uguali!"
h.16.35: "La priorità adesso è fare la lavatazze, non ti muovere da lì mi raccomando!"
h.16.36: "Sbrigati! Se ti chiamo devi lasciare qualsiasi cosa stai facendo e segiurmi come un segugio!"
Una delle prime cose che Shining è solita spiegare ai nuovi acquisti è che le fruste per montare la panna vanno cambiate ogni volta. Un giorno ce n'erano due gocciolanti di zucchero e quant'altro; accingendomi a cambiarle Lei mi guarda, alza il sopracciglio (solo il sinistro, bruttissimo segno) sopra il naso aquilino e gli occhiali a gatto neri con tanto di brillantini Orsomando-style, afferra il mio braccio, lo stringe e me lo spinge verso la ciotola con la panna dicendomi:
"Posso dirti una cosa senza che tu ti offenda?"
"..."
Sorridendo melliflua:
"Ragiona quando fai le cose"
Inutile narrarvi che in sovrimpressione è passata la scritta: FANCULO TE E LE TUE FRUSTE DEL CAZZO!
Poi con i clienti ti elogia e ti viene il dubbio che lo faccia perchè non gli hai mollato un gancio perfettamete consapevole che se lo sarebbe meritato.
Dubbi e pensieri impronunciabili appena descritti non sono che i primi sintomi del burn-out che coglie la lavoratrice alle prime armi. Segni di una conclamazione più avanzata sono rappresentati:
1) Dal raptus di slacciarsi con veemenza il grembiule al banco, con i tavoli saturi (il pubblico in questa dinamica gioca un ruolo fondamentale, di voyerismo direbbe un freudiano) a un Suo qualsiasi appunto per piantarla in asso con le teiere in ebollizione e il latte strabordante, nonchè la macchina del caffè sul punto di soppiare. Nei più esibizionisti l'immagine è corredata dalla variante di denudarsi completamente allo sciogliere il grembio, ricevendo i migliori applausi degli avventori.
2) Dall'idea ossessivo-compulsiva di infilare la Sua testa nella lavatazze e sbattere lo sportello fino alla decapitazione.
3) Dall'intuizione di telefonare al locale col cellulare e, camuffando la voce con una delle patate della cucina, annunciare che una bomba sta per detonare nel medesimo.
4) Dalla premeditazione di farLe assaggiare tutti i Suoi prodotti fino ad ottenere livelli della glicemia compatibili solo con il coma diabetico.
5) Dalla fantasia di servirla cotta e sminuzzata al posto della composta di frutta sullo yogurt (biologico) e i muesli.
Pur manifestando tutti questi segni e più altri, che posso riferire solo sul lettino dello psicanalista, ho continuato a frequentare tale luogo ameno. La goccia che ha fatto traboccare il vaso stato il proto_frisby, di cui Shining si èdimstrata un'autentica appassionata. Si tratta di schiantare piatti/bicchieri/tazze (tutto, purchè fragile) al suolo, dando un'ampia mano con una spinta "a siluro" all'accelerazione gravitazionale; in genere l'oggetto viene scortato con porkemadonne degne dei più robusti filibustieri del mugello-valdisieve e del chiantigiano, che non ha la funzione di preservarne l'integrità sfidando il gesto, bensì di assicurarne la distruzione per polverizzazione. Si capisce come tale sport, ove praticato con piatti, raggiunga il suo acume. E tanto si è prodotto l'ultimo giorno che ho lavorato con Lei. La Signora era incazzata con la ragazza della mattina che aveva lasciato il frigo "in un marasma indecente", ovvero con il contenuto a 5 mm da come lei diceva. Ha anche avuto il coraggio di dire, riferendosi a questa fanciulla, che aveva sicuramente la luna storta, aggiungendo con indiscussa eleganza e sobrietà: "perchè si vede che gliel'hanno leccata male!"
La Scarlett avrebbe detto: "Senti chi parla?! Bella fica te!"
Neanche la vista seguita dalla ricezione della magra paga, naturalmente effettuara in modalità "al nero", ha contribuito alla mia drastica e "sofferta" decisione di darmela a gambe levate. Anzi, prendere contatto con ciò che poteva essere il risultato di un furto dalle offerte in chiesa mi ha fatto incazzare acora di più. Mi son detta che non era il caso di correre il rischio che qualcuno la trovasse impiccata alla cordicella del cesso. Ogni persona che se ne va è un miracolo che si perpetua, un'epifania che La salva; ode al dio delle pezze al culo, squattrinato ma libero, osanna madonna libertate, che ci fai andare scalzi ma fieri e a testa alta.
L'occhio clinico che possiede è andato oltre Lei stessa: tutta la sua prole è indiscutibilmente strabica.

lunedì 24 novembre 2008

Grazie Marty!!!

"XI - FCT"

1 commento - Mostra post originale

Blogger martjna ha detto...

I miei complimenti Ilenia..al solito i tuoi post sono eccezionali!!sto ancora ridendo per tittituttatette!!

14 novembre 2008 8.14



Grazie di cuore cara! In bocca al lupo per tutto e fammi sapere!!!

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giovedì 20 novembre 2008

La Rivoluzione Bruna

E' stata annunciata da Nature (mica da Cioè, con tutto il rispetto) una svolta, si parla di energie rinovabili, potrebbe essere in atto la Brown Revolution... No, non si tratta ancora di Obama.. a proposito ho visto un manifesto del PD con Barak sopra: oh che si candida anche qui? Alle primarie fiorentine magari... Si baterebbe cmq contro uno sceriffo... Torniamo alla principale: uno scienziato ha preso il nobel perchè ha inventato il sistema x trasformare in biocarburante la risosa più abbondante che ci sia, ovvero i 250 miliardi di tonnellate anne di esrementi umani: il letame degli "allevamenti" staunitensi fornirebbe abbastanza metano da generare 68 milioni di megawatt l'anno. Si annuncia anche (Science) l'avvento di nuovi batteri anaerobi che digerirebbero i rifiuti fecali; ovviamente tutto transgenico.
Diversamente da solare, eolico e geotermico, il kilowatt da biomassa costa meno, frena l'inquinamento delle acque, rispetta il paesaggio.
E ora tutti sul vasino!

venerdì 14 novembre 2008

XI - FCT

Continua la saga dei cazzi altrui. Ieri ero in bici. Una donnina sulla cinquantina, ciclista come me, ma con la meche scialba e la ricrescita maggiore di 2 cm mi sorpassa guardandomi malissimo con occhio ceruleo e inquisitore. Che cazzo vuole questa, dico fra me e me... Dato che c'era una discesa riesco a prendere velocità; non so che avesse lei, forse stava frenando, fatto sta che la sorpasso io, e questa mi grida:
"Tirati su i pantaloni!"
Ok, erano a vita bassa; ok, avevo l'esclusivo slip della collezione tittituttatette modello filo interdentale - rosso 748 -; ok, il mio lato b non è quello di Marilyn, ma saranno stati affaracci miei??? Quindi, dato che amo gli eufemismi, le ho risposto:
"Fatti i cazzi tuoi!"
Pensi alle sue di mutande, la signora. Questo infatti è quello che ho detto, ma se conta anche il pensiero dovrei aggiungere:
"Tromba di più" (molto improbabile con quei capelli, soprattutto perchè dubito che siano in tono con la moquette del seminterrato)
"Vecchia beghina, preoccupati che il catechista del tuo figliuolo non gli tiri i pantaloni molto più giù di come sono i miei... per insegnare la retta via alle pecorelle smarrirte qualsiasi strada è buona e giusta"
Ho immaginato la figlia quindicenne macinarsi un intero reggimento. C'è anche il proverbio: le figlie di Maria, le prime a darla via!
Non posso fare a meno di chiedermi se la signora avesse indossato le mutande, dato che con tanta assiduità si è concentrata sulle mie. Voglio dire, le vendono se le vuole; anzi, la Titti sarebbe molto felice di ampliare il suo bacino clientelare.

domenica 9 novembre 2008

F 1

h 8.00, il bagno di casa.
La madre:
- Cos'è quel livido sul ginocchio?
La figlia:
- Me lo sono fatta col cambio di una yaris

Morale della favola:
Cari produttori di autovicoli, non è il caso che mettiate tutti cambi a cloche??? Ce lo hanno i pazzi della Formula 1, che devono SOLO guidare quegli abitacoli adornati da pneumatici pistoni, non vedo perchè il resto del mondo, che guida-dorme-mangia-telefona-sitrucca-fornica, dovrebbe esserne privato.

mercoledì 5 novembre 2008

Tutti e Stelle e Strisce

El Presidente nero! Paraponziponzipò!
Il 28 agosto 1963 Martin Luther King, nel suo discorso pronunciato a Washington tra le altre cose diceva:
“Io ho un sogno, che i miei 4 figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!”
Il sogno è qui, ora: Barak Obama è il 44° presidente degli Stati uniti d’Ammmmmeriga, attuando una delle profezie di Sir George Bernard Shaw:
“C’è chi guarda le cose come sono e chi si chiede perchè. Io sogno cose che non ci sono mai state e mi chiedo perchè no”.
Le ha tutte Barak; programmi per lo sfruttamento delle energie alternative, riforma sanitaria... facevo il conto.... il numero dei suoi elettori è analogo al numero degli esclusi dal sistema sanitario degli USA, tanto per avere una dimensione del fenomeno; non biascica sgrammaticato come il texano che da 4 giorni non si fa vedere, ma niente paura, quando la moglie Laura finirà le scorte alcoliche chiamerà il servizio in camera! Si è anche sportivissimamente conglaturato con il vecchio John; ma, un momento, queste cose in democrazia sono la routine e si spera che quindi da domani -pardon- da gennaio (quando cioè Obama si insedierà alla White House) siano sempre più frequenti. Non gli manca proprio nulla, ha tutti i numeri, ed è pure belloccio; si, la bellezza, anche quella; qualcuno ha detto che solo lei ci salverà, ed è così da quando una delle modelle + famose della storia che si chiamava Frine e posava per Prassitele, venne accusata di prostituzione e portata in tribunale. Il suo avvocato, anzichè pronunciare arringhe, la spogliò davanti alla corte e lei venne assolta perchè era bella. Con questa assoluzione i giudici stabilirono che la bellezza è una virtù. Di Socrate invece si dice che fosse uno sgorbio; sarà mica per questo che a lui i giudici dettero la cicuta?
Ma questa è un’altra storia.
Sono curiosa di sapere come ha festeggiato Lisa Simpson... E chissà se Sara Palin avrà sparato qualche colpo in aria... o se ha chiamato Sarko al telefono amico...
Mister President, hai un mandato difficile... Sarai all’altezza dei tuoi e dei nostri sogni? Te lo auguro di tutto cuore.
CHANGE WE CAN, CHANGE WE NEED!

lunedì 27 ottobre 2008

Genitori a carico... emotivo pesantissimo

Da Eule con furore:

MAGGIORE ETA’

Quando si raggiunge la maggiore età? Qualcuno dice a 18 anni, qualcuno dice quando ti nascono i denti del giudizio. Io penso che la raggiungerò quando mi cadranno tutti i denti per la vecchiaia. Perché se per i miei a quasi 30 anni è ancora opportuno che controllino ogni mia mossa, penso che non diventerò mai grande, almeno ai loro occhi.
Vi racconterò questa vicenda che ha veramente dell’incredibile: una sera, una ragazza e un ragazzo, dopo una bella cenetta romantica e due passi per il centro di Firenze, si apprestano a ritornare verso casa, presi però dalla passione decidono di appartarsi per un fugace tetè a tetè. Proprio sul più bello comincia a suonare il cellulare di lei…MAMMA…ovviamente dalla bocca di lei parte un sonoro moccolo, ma di quelli che partono dalla bocca dello stomaco!
Facciamoci ora una domanda: come sarà venuto in mente a questa madre così apprensiva di chiamare la figlia, ben sapendo che era in compagnia di un giovane, alle 23:30, per ricordarle che comunque era “tardi” e che al mattino successivo si sarebbe dovuta alzare per andare a lavoro?
Ora le mie compari le T5ever capiranno perché c’è tutta questa voglia di lasciare il “nido”, non tanto per avere uno “scannatoio”, come dice Sahry, quello sarebbe il meno, ma per scappare dal “parental control”. Che dopo una certa età diventa davvero insopportabile.
Comunque lasciate che vi dia un consiglio da seguire scrupolosamente: in quelle occasioni, SPENGETE IL CELLULARE!!! Consigli per gestire i genitori non sono in grado di elargirli se fino ad ora non sono riuscita ad educarli a lasciarmi spiccare il volo.

venerdì 24 ottobre 2008

Questione di Ordine di Grandezza

Le 6.00 del mattino; Roma Termini. Iniziano ad arrivare i primi viaggiatori, pendolari e non che affollano i sempre più esigui e ritardatari treni delle effeesse. Eule e Valetudo hanno le chiappe incollate ormai da qualche ora su una delle panchine. Sono reduci dal Concerto dei Depeche Mode, in cui Dave Gahan ha dato ottima mostra di sè e intuizione dei suoi attributi. Le ventenni sono raggiunte da un anziano che si siede accanto a loro nello spazio rimanente. Esse guardano davanti a sè, assenti, anacroniche, sospese nei ricordi delle faville della notte appena congedata. Nei loro occhi inchiodate le figure della band, epifaniche vibrazioni, i loro otoliti sbandanti ai ritmi convulsi ed elettronici dei britannici. Il front man a metà serata aveva letteralmente preso in mano la situazione: dopo multilpli basculamenti pelvici contrastanti in ossimoro con la rigidità lineare dell'asta del microfono, evidentemente provocanti uno spostamento dell'altra asta in suo possesso, decise di riprenderne il controllo con un assestamento manuale di ciò ce molti chiamano "pacco" che ne tradì le ragguardevoli dimensioni. Il ricordo del gesto trivellava i neuroni delle toscane in trasferta; l'usuale saggezza valetudiana non tardò a manifestarsi; con verità tali, il cui peso è insostenibile non ci si può trattenere, vanno condivise con il mondo, con l'universo anzi, dato che ad esso appartengono. E fu così che Sahry, trasformata in oracolo, previo impallidimento ed apnea, enunciò:
"Dave ce l'ha d'un chilo e mezzo!"
Il più che 65enne a lato si alzò e si diresse verso la zona commerciale, probabilmente in cerca di una fottuta bilancia, che dubitiamo, a quell'ora del mattino, abbia trovato.
Come vedete la felicità non si misura in centimetri, pardon in metri, tanto per citare la Scarlett. Ragazzi, potete smettere di girare col righello in tasca!!!

mercoledì 22 ottobre 2008

Le femmine sono più avanti

Concita De Gregorio ha scritto un libro veramente meritevole, Malamore. Esercizi di resistenza al dolore, uscito da pochissimo per Mondadori (Le strade blu). Ne cito un pezzo, che lei a sua volta cita, molto interessante:

“...
Da Il Cervello femminile di Louann Brizendine, Neuropsichiatra, Rizzoli 2007:

Ogni cervello fetale appare femminile fino all’ottava settimana. Per natura, infatti, la femmina è la struttura-tipo da cui si sviluppano in seguito entrambi i generi. Se si osservasse tramite immagini al rallentatore in risonanza magnetica la crescita del cervello femminile e di quello maschile si noterebbe che i diagrammi dei circuiti si realizzano seguendo un progetto sia tracciato dai geni che dagli ormoni sessuali. A partire dall’ottava settimana di gestazione un massiccio afflusso di testosterone trasforma questo cervello “neutro” in “maschile” sopprimendo alcune cellule dei centri della comunicazione e facendo crescere un maggior numero di cellule nei centri del sesso e dell’aggressività. Se invece l’ondata di testosterone non si verifica il cervello continua a crescere indisturbato secondo una struttura femminile. Le cellule cerebrali del feto femminile producono più connessioni nei centri della comunicazione e nelle zone che elaborano le emozioni: nella maggior parte dei contesti sociali le donne fanno uso di maggiori e più sofisticate forme di comunicazione rispetto agli uomini. E’ questo bivio della vita fetale che determina il destino biologico di ciascuno.

...”

giovedì 16 ottobre 2008

Women in Science

Diamo un po’ di numeri: in Italia le donne nei Consigli Scientifici sono il 13%, siamo al penultimo posto - davanti solo alla Polonia-, contro il 27% della Francia e il ben più, è il caso di dirlo, roseo 47% finlandese; Le donne che nella scienza dal 1901 si sono aggiudicate il Nobel restano comunque solo 12... Eppure, a quanto scrive il Supplément di oggi a Le Monde, che pubblicizza la due giorni normanna di Deauville della Scienza in Rosa, il cervello delle femmine è ugualmente “adeguato” alla matematica quanto quello dei garçons. Cosa propone allora la ricetta scandinava di tanto diverso da quella mediterranea? Innanzi tutto la parità è effettiva: la Finlandia conta il più alto tasso di ricercatori per milione di abitanti, e in questo la proporzione tra i generi è equa. Esistono delle politiche poi che indirizzano per esempio gli uomini allo studio dell’infermieristica, carriera tradizionalmente a prevalenza femminile. Ma soprattutto è l’atteggiamento: la donne che rivestono ruoli ai vertici nelle varie istituzioni scientifiche, intervistate, hanno risposto che non si sono mai poste il problema in termini d sesso, ed hanno fatto chiaramente capire ai colleghi che “non era sempre il loro turno per fare il caffè”. Aveva ragione Quelo: “la risposta è dentro di te, solo che a volte è sbagliata”. E’ un meccanismo molto subdolo: ti abitui a vedere i ragazzi giocare a calcio o a rugby e pensi che sia normale. Forza ragazze, ce la possiamo fare; sta a noi!

http://www.womens-forum.com/index.php?/default/Events

martedì 23 settembre 2008

I love andare a lavorare

Vende i libri, lo sappiamo già; quel che non sappiamo è che fa anche strage di cuori...
Massi, caro Massi, in che bel ginepraio ti sei infilato, con la fauna bislacca che affolla questi anni!
Vediamo di dipanare un pò la matassa; diamo le coordinate intanto: 365 gg fa o giù di lì; la scena apriva il sipario sulla libreria, quindi siamo nel caso di "amore sul posto di lavoro"; uno può allora esser portato a pensare che il nostro non apettasse altro che zompare dal letto la mattina per precipitarsi in cotal luogo infestato da cupido, e invece no, perchè il diavoletto travestito da angelo non aveva scoccato la freccia a lui, ma a una bella stagista, giovane e pure intelligente; quel demonio si era distratto e mancando di centrare anche Massi ci fa precipitare dritti nell'insieme degli "amori sul posto di lavoro non corrisposti".
La ragazza, abbiamo detto, si trovava lì per uno stage, che poi le ha dato la possibilità di contiuare in un altro punto vendita (oggi si chiamano così), ma nello stesso settore; Infatti le sequele continuano ancora oggi; che cazzo ci aveva messo eros nella freccia? Il veleno di taranola!?! E sangue di giuda, poteva avere più riguardo! Sappiamo che la ex-stageuse suole ancora telefonare al libraio anziano - professionalmente parlando - di cui sopra, quando potrebbe benissmo faxare, o mailare tutte le cose che deve dire; si tratta di ordini di records in isbn, stringhe abbastanza sterili anche per il più pazzo degli innamorati, ma dato il tarantone di cui sopra qui diventano incredibilmente roventi; oggi la bella fanciulla deve accontentarsi dei vocalizzi del suo principe azzurro, ma quando iniziò godeva pure della di lui visione; non resistette al fascino argenteo della chioma, nè a quello ceruleo dell'occhio; in due giorni era già una williams caduta dall'albero. Iniziò dunque a tartassarlo senza tanti complimenti, con telefonate ad orari impertinenti; Massi esasperato non sapeva come fare, aveva anche pensato a wannamarki, ed in effetti, dati i risvolti che abbiamo detto, era impossibile farcela; furono un intervento simil-divino, combinato alla promozione a "dipendenteassunta" dell'innamorata con relativo trasferimento a salvare Massi dal peggio; non v'immaginate un pentimento di cupido, ma un qualcosa di esterno: entra in scena lo Psicologo Morelli, rinomato per il tatto e la classe nell'eloquio, per cui massimamente era noto, distinguendovisi in stile ed eleganza: un fuoriclasse della paroladolce. Per inciso, sulla voce "tatto" si dice che sia stato per 15 anni di fila, raggiungendo il primato mondiale non ancora superato, Campione di Mano Morta, un Giacomo Agostini della palpata insomma. Il suo intervento fu provvidenziale, quanto cruciale. Dopo l'ennesimo sclero del collega che non sapeva più come allontanare la giovine, prese la situazione di petto ed affrontò lui le lunghe ciglia sbattenti, e fu così che le disse:
"Non te la prendere, qui ti chiaverebbero tutti!"

giovedì 18 settembre 2008

Gomitoli impertinenti

Avrà avuto 7 anni ed era una peste. Lo chiamavano Dodò come il pappagallo che aveva a casa. Non tanto per la somiglianza col pennuto, ma per l'abitudine a imprecare che condivideva con l'animale, e che già ampiamente aveva sviluppato a tre anni, quando diceva ancora poche parole ma scandiva le bestemmie in maniera impeccabile e questo gli derivava apunto dalle ore di gioco col suo uccellino, che era stato recuperato da una casa del popolo; il volatile era normalmente alloggiato nella sala fumosa dove i compagni avventori giocavano a carte e in cui le frasi più ricorrenti avevano poco a che vedere con il francese dei croupier, ma chiamavano in causa santi e madonne. La bestiola le aveva imparate a meraviglia e in casa le riproponeva. Era il tempo in cui i giocattoli si facevano in casa, in cui si prendevano due assi e con due ruote messe in croce si faceva la macchinina, e via giù dalle discese più ripide. Quel giorno Dodò tornava dal fiume, dal sentiero che sbucava proprio alla sua porta di casa. La vicina, la sigonra Lina, stava, come era solito, lavorando ai ferri; davanti alla porta di casa aperta, dava le spalle alla strada e dunque al sentiero; aveva uno scalino davanti su cui appoggiava le gambe, tenendosi in equilibrio dondolante sullo schienale, a contrasto. Proprio menre il nostro discolo risalendo l'erta del sentiero sbucava con i suoi occhietti sulla strada il gomitolo giallo sfavillante che Lina teneva in grembo zompò sul corridoio, perdendosi nel buio della casa. Non è dato sapere se ciò avvenne per un tentennamento troppo forte o se il gomitolo si fosse suicidato (delle cosce tornite che in tempo di guerra facevano girare la testa di partigiani e soldati all'unanimità, non restavano che varici settantanovenni; c'è la sua differenza che neanche alla lana gialla sfuggì), in ogni caso la Lina dovette alzare le sue mele renette e prostrarsi in direzione del gomitolo, "quel serpente!"- che s'era allontanato, assumendo la posizione che chiamereo "del cane che fiuta". Dodò emerse dal pantano e la prima cosa che vide fu il culone della Lina; la cosa era troppo ghiotta: non potè fare a meno che levargli la seggiola di sotto; la poverina, credendo di trovarla invece dove l'aveva lasciata, recuperato saldamente tra le mani il gomitolo come un pompiere un gatto arrampicatosi su un grattacielo, si lasciò andare all'indietro sicura si far atterarre le chiappe sul legno domestico; la legge di Newton fece il suo lavoro e la Lina finì a gambe ritte; il marito, che stava giungendo dalla parte opposta a quella di Dodò sì gustò la scena e, soffocando dalle risa, non si curava assolutamente delle istanze della sposa, che con voce tremante lo implorava:
"Bruno, piglialo! Piglialo Buno!"

lunedì 1 settembre 2008

Erase una vez el amor pero tuve q matarlo

Mica le ho fatte le ferie, anche se sembra. E c'avevo pure da scrive, ma non sapevo da che parte rifarmi. E' la tesi che mi risucchia... E, notoriamente, quando non è un amante a farlo diventa un casino... Eccomi qua. Ho letto un bel libro, vi mando l'incipit, ve lo raccomando tutto però:

"Mi chiamo Rep - diminutivo di reptil, cioè rettile - da quando riesco a ricordare. Sono alto un metro e ottantatrè e peso ottantuno chili (come i cowboy di Marcial Lafuente Estefanìa), ho gli occhi neri e infossati che paiono due canne di fucile pronte a sparare, la bocca sensuale e una verga di 25 centimetri nei giorni più caldi. Non sono un eiaculatore precoce e non mi puzza il fiato, amo tagliarmi le unghie fino a farle sanguinare, ho tracce di acne in faccia e sul culo, denti forti e un odore personale seducente. Son il tipo giusto per l'energica e indimenticabile ripassata che è il sogno di ogni donna. Anche nel bere mi distinguo. Non so ballare nè cantare, ma se quelli che sono capaci sapessero farlo come me sarebbero il top. I miei amici mi chiamano la verga ferita, i miei nemici pallone gonfiato. Sia il nomignolo A che il nomignolo B sono azzeccati, anche se potete immaginare quale preferisco. Sono eterosessuale e possiedo un'intelligenza feroce. Ho avuto ferite d'arma da fuoco, da taglio e da oggetti non identificati. Non ho mai ammazzato nessuno, ma ho portato più d'uno sull'orlo della morte fisica o spirituale. Meglio non farmi incazzare. Ho il cuore acuminato come le schegge di un'esplosione. Non mi piace la gente lagnosa nè le madri che picchiano i figli. Esiste una bella donna di nome Nilda che ni piace un casino."

Da C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo di Efraim Medina Reyes, 1994 - New York

giovedì 31 luglio 2008

La lotteria della Baronessa Thatcher

3o è un numero prioriale, cioè è il prodotto dei primi tre numeri primi (2, 3 e 5). Perchè dò i numeri? In realtà do il 30 oggi perchè mi sta simpatico. Giù la maschera, simpatico un paio di coglioni, entro negli "-enta"... Anche se tutti i > di 30 mi dicono che se tornassero indietro non vorrebbero tornare a 20 ma a 30, avevo comunque una fifa tremenda di svegliarmi stamani e trovarmi incartapecorita come Keith Richards; per carità, tanto di cappello, ma sembra che il suo involucro epidermico crolli da un momento all'altro lasciando solo polvere... Come dargli torto quando un anno fa disse che le droghe degli anni '70 erano migliori delle odierne? Su di lui gli effetti son talmente evidenti!!! A ciascuno il suo: mia nonna la Chef va per i 79 e mi ha esposto una teoria: la ciccia che le traballa sui fianchi è quella che le avanza perchè rimpicciolisce; il fatto che non faccia attività fisica non c'entra assolutamente niente secondo lei. Poi non si alza dalle sedie e resta piegata con gradazione angolare delle articolazioni pari a quando è seduta ma quella è l'età. Mentre il Sergente, che va per i 76, stamani si è cimentata in acrobazie del calcolo e non essendoci più l'abaco è partita per la tangente: ha messo su un esercito di marmellate che ha disposto in fila sul banco della cucina, in foggia "plotone d'esecuzione", forse le vuol mirare con la strombola, in memoria di 60 anni fa; le ha etichettate e datate. Sul contenuto niente da ridire, "susine", ci sta che siano susine, lo scopriremo dopo, ma per ora ci basta. Sulla data c'è stato un consiglio familiare per stabilirne la corretta interpretazione; metà riportavano "2800", il resto "2,800". In tre barattoli si è riscontrata anche la notazione filoanglosassone "2.800", evidentemente in quel momento il gene Margaret Hilda Roberts in Thatcher stava codificando. Il nucleo familiare però si è trovato spiazzato e ognuno ha dato la sua versione: si trattava della data di scadenza per la mamma (la nonna si sente molto giovane, è sicura di farsi altri 800 anni), per il babbo era il prezzo in lire (ho suggerito di portare il tutto a 3000...), per me era in euro (sono fiduciosa sulla sua capacità di ragionare nella nuova valuta). Ma che venali! Noi a ragionare di quattrini e lei invece, dall'alto della sua terza elementare, che come sappiamo ha fatto dalle suore, intendeva 2008. Sono sicura che ragionava in termini post-euclidei e ce l'ha messo in tasca a tutti. La nonna è avanti, c'è poco da fare.
Ma c'è qualcuno che ha i numeri buoni per il lotto?

martedì 22 luglio 2008

Blog di Coccolino e Regina... il Rotolone!

Anche Coccolino ha un blog, quindi lo segnalo a tutti:


coccolino ha detto...http://kokkolino.blogspot.com/
ti lascio l'indirizzo del mio blog e un paio di mail per contattarmi
quella del blog è
coccolino79@gmail.com


Se ci andrete troverete splendide avventure di automobilisti in cerca di un parcheggio... non è un evento per niente scontato, e potrete scoprire che anche in tale azione potrebbe essere sempre utile avere a portata di mano un ropolo di cartigienica...
Grazie Coccolino!

venerdì 18 luglio 2008

CenZura

Blogger coccolino ha detto...

cosa vorresti dire con impubblicabile!!! guarda che posso riscrivere la vrsione censurata del post!
anzi te la incollo di seguito

"ciao mia marchesa de sade!!! dopo che mi hai fatto leggere il blog ho deciso che dovevo lasciare traccia di me. chi meglio di me puo confermare quello che è accaduto, dato che ero li, presente, parte attiva del gioco sadico di te "marchesa de Sade" e paperoga "contessa del Grillo"???
Mi ci sono ritrovato, tra queste due lingue calde come la brace e taglienti come la lama della spada di Goemon Ishikawa XIII???
Ad un certo punto ho provato quasi imbarazzo, per le sconcerie dette sulla "questione della cellulite" che tu hai omesso di mensionare nel racconto della Vergine Delle Cozze e del Contorsionista Gay di Moira Orfei!!! Si perchè solo se è gay puo avere un culo così sodo con il "Metodo Anticellulite" testato dalla ditta Contessa e Marchesa!!! bhe per adesso è tutto, ci aggiorniamo alla prossima."
ho omesso il poste scriptum, che era la parte più scabrosa!!!
vediamo se almeno questo lo pubblichi!!

16 luglio 2008 6.42

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mercoledì 16 luglio 2008

Altra Roba

Ho dovuto togliere l'omaggio a Isil su Joan Cruijff perchè mi c'è comparso, non so come, altra roba che io non avevo messo. In ogni caso lo trovate qui:

http://www.youtube.com/watch?v=yr1VWSntqRg

Kisses

Commenti Off

Coccolino avrebbe postato un commento, ma è impubblicabile!!!
Grazie comunque!

lunedì 14 luglio 2008

Troppo BBUONA!

Blogger Paperoga ha detto...

Sono infinitamente entusiasta di come hai raccontato in mia vece la vicenda! Sono affascinata dal tuo uso così disinvolto della lingua italiana....ehehehehhehe e non solo!!!!
Continuo a leggerti...sempre speranzosa di novità....
Baciotti...
Vampirella

Tesoro, ma sei Vampirella o Paperoga? O entrambe? O non c'era già una "Pape" tra i volontari? Comunque sei troppo buona, però son contenta che hai finalmente postato!!! Evviva! Scrivici presto, anche noi aspettiamo... a proposito: Massi, quando delizi tutti con le tue avventure portoghesi nel cesso della villa simil-Mateus? Certe cose vanno condivise, e chi meglio di te potrebbe scriverle???
Besotes a todos

domenica 13 luglio 2008

Cozza

Definiamo il setting: una pizzeria di periferia. Rimaniamo con l'articolo indeterminativo per decenza, come al solito. Sono di scena Vampirella, Coccolino, la sottoscritta, il pizzaRolo Joaquìn Cortés e la Vergine delle Cozze. La sottoscritta è stata in realtà solo spettatrice, o guardona se preferite, e infatti considerate che scrivo come posseduta da Vampirella, che in realtà contribuisce per la maggior parte del pezzo e ne è la reale ispiratrice-redattrice; questo tanto per pararsi il culo con i diritti d'autore.
I primi 3 si erano recati sulla scena del delitto onde ordinare e possibilmente ricevere una decina di pizze da asporto, per sè stessi e per i compagni che, a 10 m dal ristoro li stavano aspettando. Li accoglie aroma di pummaròla'n'goppa, cosa che alla sottoscritta provoca un crampo e la costringe ad avviare una pratica che si protrarrà finchè le pizze non saranno ricevute, ovvero sia lo scarto di caramelle offerte ai clienti in una ciotolona sul bancone, e l'introduzione nevrotica delle stesse a ripetizione nel cavo orale, con sbiascicamento di cui Vampirella era visibilmente entusiasta. Per doverosità di cronaca le caramelle erano caramellerossana, una roba antica che mi fa pensare alle zie zittelle nelle case in stile svedese arredate con i mobili di formica, che ti cacciavano in bocca i suddetti cristalli di glucosio&ltre porcherie e ai grandi propinavano il rosolio in serviti appositi di vetro trasparente colorato. Questa attesa perchè? Gli avventorni non erano poi molti. Ma ovviamente perchè i nostri eroi non erano stati cacati pari. Abbiamo calcolato in seguito, a mente fredda e stomaco pieno, che nel disimpegno sostammo più di un'ora. Per fortuna c'erano poltrone e tavolini in vimini, sbagliata la scelta tuttavia di apporvi riviste di bellezza, da cui minaccose, le anoressiche top, ammonivano: "Aò, se te magni a'pizza er lato BB nun te stapiù ner bikini, diventi na'bbuzzecò!" e difronte al tavolo, per aumentare la schizofrenia, la vetrina dei dolci: tiramisù, charlottes e bavaresi, alla facciaccia nostra! Certamente il canto delle discinte sirene in patinata non ci ha distolto dalla nostra missione, forti anche del fatto (grazie Valetudo) che la Bellucci ora lotta per la 46: Monica, noi siamo con te!
Come ormai sarà chiaro noi la ganascia si voleva arrotare sulla pasta e la mozzarella, ma dato che la cameriera faceva la vaga si stava clamorosamente prendendo nel coscino, e arrotare si arrotava, ma sulle caramelle. Una dozzina di caramelle rossana per cena, niente male. Osservando meglio la cameriera però ci furono subito chiare molte cose e la nostra rflessione le è valso il titolo di "Vergine delle Cozze"; cominciamo dai piedi, che tengono su tutta l'impalcatura: la zeppa sugherata di 10 cm, con copertura in pelle nera lucida, non celava l'appartenenza della Virgo ai "tappi"; il grembiule, che copriva solo davanti le gambe lasciandone a tergo la fruizione da sopra il ginocchio in giù data la mini, segnava la vita in soffici roll-on che proseguivano anche in senso infero-superiore in prossimità del torace, su cui fiorivano prosperosi seni, resi evidenti da ciò che solo i più clementi chiemerebbero push-up e scollo; dato il grande effetto che la gravità esercitava sugli stessi, così evidente da far capire la legge di Newton ai più "ciucci" (ragazzi che avete il debito in fisica, sapete dove andare per COMPRENDERE, altro che corsi di recupero!), ci accorgemmo che la tetta era naturale.
Le braccia avevano una notevole circonferenza, sufficente a scoraggiarci da fale osservazioni.
I capelli, corvini, erano stati acconciati in una proto-cauda sulla nuca e in una pinzatura york-shire sulla parete frontale del cranio. Possiamo dire del trucco che non si rattava esattamente di Chanel, diciamo che la madre spirituale in questo senso può essere individuata in Moira Orfei, personaggio che ricorrerà nella nostra storia. Ma quello che diceva tutto era l'epressione del viso: immediatamente questo l'ha relegata nella classe delle "Vergini delle Cozze", gruppo nutrito da signore la cui astinenza dal coito si prolunga a tal punto nel tempo da portare con se il recupero della verginità. L'aggancio con il mitilo trova la sua ragione nella forma a vulva piena del mollusco. C'era solo una banana nella fruttiera effettivamente, l'abbiamo guardata con pietà. Ho proposto a Vampirella di lasciare Coccolino da solo a fare l'ordinazione, ma è stato allora che Joaquìn è balzato sul paloscenico: di bianco vestito, con il trucco che si ispirava allo stesso modello della Cozza, c'ha strappato di mano il foglietto su cui avevamo annotato la nostra "lista della spesa" e dicendoci che ci avrebbe pensato lui. La prestanza fisica scattante, il gesto rapido e la muscolatura glutea simil-carioca hanno offerto varie possibilità alla nostra immaginazione circa la sua idenità:
a. Si rattava di un contorsionista del circo orfei che, con un'ernia vertebrale, era costretto pre la stagione ad arrangiarsi con il forno a legna
b. Era la reginetta del gay-pride di Rio: a forza di prenderlo nel cahapranzi attraverso il conseguente massaggio scrotale ritmico e ripetuto le chiappe avevano assunto una consistenza marmorea; la vera rivoluzione non è l'anticellulite, ma la sodomia... L'ipotesi è stata avanzata da Coccolino. Pare che una certa tradizione monastica la confermi, tra l'altro.
Tuttavia la nostra comanda pareva un codice templare, scritto in fretta e furia; il pizzarolo infatti non c'ha chiappato una mazza e incazzato ce l'ha fatto notare. C'avesse dato il tempo di farglielo presente...
Nel consegnare la mercanzia Cortés invitò: "Prendete pure le caramelle". Diceva davvero o si era accorto che tra meno di una settimana avrò tre nuove carie? Scatta l'ipotesi numero 3 sul suo conto:
c. Abbiamo a che fare in realtà con un siniscalco in ncognito del mio dentista.
Dopo quei sudatissimi 60' e più siamo usciti trionfando con le nostre pizze impilate. Nel frattempo l'unica banana superstite era scomparsa: La Vergine si stava adoperando con la panna per una Split al tavolo 5. Siamo rimasti col dubbio se sarebbe giunta a destinazione.

venerdì 4 luglio 2008

Telefono azzurro

Principessa fa, tra le altre cose, la baby-sitter a un batuffolo femmina di 40 gg. Il fagottino è - come tutti a quell'età- solo apparentemente innocuo-profumato-silenzioso. Il caldo di questi giorni l'ha fatta parecchio incazzare e piangeva come un'ossessa. I trucchi in questi casi si esauriscono presto: la prendi in collo, la trastulli, eviti di farti prendere dall'istinto di passarla sul gas, le fai il bagnetto trillando "vieni ammore, si fa ciàcià nell'acquina!", poi sai benissimo che il "ciàcià" equivale ad avere il niagara nel bagno e allora devi stare attenta a non pattinarci e romperti l'osso del collo, ancora utile. Avendo esauriti questi metodi e seguitando la pezzettina a frignare, tanto che era diventata fioca, rossa come la sua tutina (oddio! Ma forse era un camaleonte!), Principesa ha levato le orbite al cielo, imprecando in sovraimpressione immagino io, ma non si è fatta prendere dal panico, come invece avrei fatto io, bestemmiando in decibell che avrebbero coperto il pianto della bambina, mettendomi a piangere pure io e chiedendomi perchè le cicogne non restano nei propri nidi ogni tanto, o invece di guardare sotto i cavoli uno non si faccia bastare le vetrine delle strade. Ma la nostra puericultrice ne sa una più del diavolo, ha preso quell'ammasso di ciccia strillante e l'ha adagiata sul lettone, spogliandola. S'è chetata all'istante e faceva la cyclette guardando beata il soffitto. Dopo 5 minuti però ha capito che l'antifona finiva lì e allora s'è incazzata di brutto; chi, sentendosi preso per il culo, non si incazzerebbe? Voglio dire ragazzi, patti chiari e amicizia lunga e poi via, prendere in giro un'infante! Che crudeli! Insomma la nostra futura donna non ha fatto discorsi, ha attaccato la sirena e, dato che s'era riposata la gola nel frattempo, ha tirato uno strillo (a quell'età non si urla, si strilla), da temere che i vicini chiamassero il telefono azzurro... Principessa, colta alla sprovvista, l'ha tirata su e, appena 1 cm fuori dall'asciugamano apparecchiato appositamente per la neonata, ha zampillato una pisciata che nemmeno la fontana di Trevi, con il risultato implicito di battezzare il letto; un lavoro fatto coi fiocchi, la bambina per questo va lasciata fare, sa il suo, e non ha risparmiato nemmeno una fibra del copriletto nuovo nuovo: ma che amore! Ovviamente non ha smesso di vocalizzare manco un secondo. La grande ha dovuto cedere ed è corsa a prendere il ciuccio. Immagino i lacrimoni tra quqlche mese, quando la madre vorrà toglierle questo vizio, e la piccola capirà che le cose belle della vita o sono immorali, o sono illegali o fanno ingrassare.

martedì 1 luglio 2008

Be_A_st wishes for your wedding!

E' tempo di matrimoni. Auguri a tutte le giovani coppie! Per inciso, comunque, figlioli, una preghiera: oh voi che mi siete amici, se mi vedete in siffatte situazioni vestita di bianco pronunciante "SI" davanti a un babalau con la fascia tricolore al petto, lo sapete: una punturina e via!
A tal proposito ho un aneddoto, passatomi dal Matador. E' anche grazie al contributo di eventi simili che accolgo benevolmente il nubilato. Insomma, lo zittellaggio, dato che il nostro sondaggio ha decretato che questo publique preferisce la parola "zittella" a "single", e sottoscrivo.
Correva l'anno... sapete che non ne ho idea?! Diciamo, qualche tempo fa, un fine settimana di canicola degno di beduini inclinati verso la Mecca, in cui se hai una "bambina" con le gambe tatuate "Micheline" o "Bridgestone" che ti aspetta in garage (un "motumme", avrebbe detto mio nonno), non puoi che inforcarla e aprire gas pettinando le curve con il ginocchio e/o il gomito come spazzola e la marmitta come phon. Insomma uno di questi sabati o domeniche - non è ato sapere il giorno esatto - un amico del suddetto Matador, il Baldo Milko, noto anche come "Milko, il lillo che invoglia", slogan con cui aveva riempito i muri della periferia convinto che alla fine qualche ghiozza avrebbe abboccato, per l'assonanza del suo nome con una nota marca di cioccolato, di pelle dainese vestito, autentico cavaliere della sua "Gengiva" Mito scorrazzava beato per le strade che costeggiano lussureggianti le nostre colline, cornice estatica al nostro ridente centro. Dopo il panino sul Muraglione, gustato con ancora la brezza -che dico- i 27 nodi addosso, ad un semaforo affiaca una macchina di sposini novelli, freschi freschi, si fa per dire, evidentemente senza aria condizionata dati i finestrini giù, pur nel macchinone delle grandi occasioni, con i fiori già appassiti e le cosce fasciate in bianco strette nelle giarrettiere imploranti "Pietà!". Il nostro si voleva proporre quale ultimo salvatore, giacchè si poteva deurre che alle parole "Chi ha da dire qualcosa lo faccia ora o taccia per sempre" dell'officiante la cerimonia non fosse volata una mosca, probabilmente preso da un senso di pietà; sarà stata la vista dei seni -"dall'inequivocabile potenza espressiva" com'ebbe a dire agli amici la sera stessa - stretti nel bustino tempestato di perle, o forse mosso dall'ebrezza delle accelerazioni ripetute che ne animavano la loquacità, il garrulo motociclista esclamò rivolgendosi allo sposo:
"Un tu crederai mica di trombarla solo te!"
Il monito fu chosato da una partenza con impennata, che antropologi scaltri interpreterebbero come riferimento all'erezione non aiutata da cardiotonici.
Giovini fidanzatine, è inutile che ricorriate alla ricostruzione dell'imene o che sgozziate una gallina passandola sul lenzuolo del nuziale talamo: può esserci sempre un biker in agguato pronto a sgommare sul vosro velo fresco di sartoria; a proposito, l'incidenza di tale rischio decresce bruscamente nei mesi invernali o nelle ore di proiezione della moto GP, occasioni in cui trovamo tali galanti cavalieri rintanati in casa, incollati alla TV o presso i circuiti stessi dove hanno luogo tali competizioni. Un altra soluzione può essere parzialmente offerta dal mettere la fede al dito di uno di questi, con la possibilità però di ritrovarsene uno squadrone intero... La questione si fa spinosa: guidare le spose stesse le moto, ecco! Tranquille, i migliori stilisti stanno già pensando a un abito double-face adatto all'occasione.

lunedì 30 giugno 2008

Revolução

Sempre da Gabriella garofano e cannella:

"...
Il calzolaio Felipe aveva tenuto il discorso inaugurale (dell'Unione degli atristi e operai, con il liceo di arte e mestieri, dove studiavano i ragazzi poveri imparando il mestiere di muratore, calzolaio, ecc., con una scuola primaria per adulti, destinata agli scaricatori di porto, agli insaccatori di cacaco, agli operai della fabbrica di cioccolato). Aveva esclamato, in una miscela di ispano-portoghese, che era arrivato il tempo dei lavoratori, nelle loro mani era affidato l'avvenire del mondo. L'affermazione sembrò tanto assurda che tutti aplaudirono automaticamente, anche il dottor Maurìcio Caires anche i colonnelli del cacao, proprietari di immense estensioni di terra e padroni della vita degli uomini curvi su quella terra
..."

Jorge Amado

Fave nella guazza

Completate la frase:

I' grano vò la stagione
la ciliegia i' guazzo
e la fica i' _ _ _ _ _!

Il detto è in uso agli agricoltori della val di Sieve, il lenzuolo verde a nord-est di Firenze noto anche come Mugello. Due notti fa vi si è tenuto l'Ingorgo Sonoro, manfestazione etanol-musicale che vede volontari impegnati nella distribuzione di bevande a base alcolica in concentrazione minma del70%, ad ogni angolo del paese e pari numero di postazioni musicali. L'edizione precedente ha visto 25.000 persone transitare nel borgo di San Piero, quest'anno non si sa, certo è che c'era un bordello. Tanto che per incontrarsi siamo soliti fissare il rendez-vous alla tabaccheria in fondo alla piazza; è un negozio anacronistico, ci trovi di tutto dentro, apri e ti dissoci: pofumo di detersivo per i panni e vista di sigarette, e ti vien da chiederti 'oh che sanno di biancospino ora le vaporine?'. Le vetrine impolverate ospitavano quest'anno la fragranza "La guazza del mugello" - il profumo di una terra- La supercazzola s'è resa obbligatoria: ci siam fiondate dentro, ho esordito stridula:
- Signora dovrei fare un regalo
(proprio la sera dell'ingorgo lo dovevi fà????)
-...
- Ma questa "Guazza del Mugello" che me la farebbe sentire?
E' arrivato uno spruzzo da stendere un rinoceronte di cui poi è rimasto un retrogusto di sapone della nonna... e io che m'immaginavo un sentore ferino, tipo rosticciana sulla brace insomma una cosa più "sarvatica". Il tutto per 45 euri! Manco Chanel!!!
E mi sa che se la sono inalata le bellefiche che hanno spaccato i vetri della macchina di Sahry: che gran pezzi di... hijos de una perra! Ma dico io non c'avevano niente di meglio da fare? Non potevano provare a pisciare senza toccarselo e vedere chi non si piciava sui piedi??? E certo, ma mica se o trovavano questi cerebrolesi aneuronici!
Ci chiediamo come le chiese della zona siano ancora in piedi dati i moccoli che son partiti, eppure la mattina dopo c'erano le file con le vecchie a beccare (prendere la comunione)... Non faranno "tappo" tutte quelle ostie? E poi vanno in farmacia a prendere le fave di fuca...

venerdì 13 giugno 2008

Ballerine volanti

Reduce dalla notte e dalle pulizie della tana, cosa che m'indispettisce alquanto essendo seguace del motto
PIU' POLVERE SULLE MENSOLE, MENO NEL CERVELLO,
mi sono avviata a gettare la munnezza, rigorosamente differenziata, scarmigliata, con occhiaia, tuta per fare la massaia e ballerine dorate: lo imponeva il clima, che è nuvoloso variabile, dalla lacrima facile, che potrebbe diventare una pisciata clamorosa. Mica potevo scendere con le infradito, che si intonavano -sì- maggiormente alla mise, ma di sicuro mi avrebbero rovinato il pavimento appena lustrato con tanta dovizia a suon di "mi ci vedo!", piegata sull'asta dello spazzolone; la tentazione di truccarmi e di imitare Dave Gahn nelle sue mosse di basculamento pelvico era veramente forte, ma dovevo keeping to make meet, indi per cui ho solo immaginato ciò.
Insomma la ballerina sull'asfalto scivoloso. E l'orizzonte proponeva anche un vicino col cane al guinzaglio, in piena attività di decoro del suolo con portafortuna fumanti, vigili fischianti per pulizia della stada e un gruppetto di marmocchi aspiranti calciatori, con tanto di maglia dei beniamini ematocritocamente scorretti . Ovviamente parte la palla, che si avvicina in mia direzione. Avevo resistito, come detto, al trucco e all'ondeggiamento dell'anca, alla palla che mi veniva incontro come facevo a dre di no? E infatti ho stoppato, con mia sorpresa senza rilascio degli sfinteri, quindi con il petto gonfio ho calciato la palla, dimentica della calzatura che avevo ai piedi, la quale ha spiccato il volo con la sfera di cuioio e vattelappesca di che miscela. Sia io che i bambini abbiamo riso, loro però senza rischio di incontinenza... Beata gioventù!
E' andata di lusso: se avevo i tacchi a spillo avrei bucato loro il pallone; E meno male ancora non ho la dentiera, sennò facevo come il signore della reclame per l'adesivo: il poverino, prima di scoprire questa fantastica colla, si vedeva abbandonare dai denti con un solo starnuto; invece da quando fa uso del nuovo prodotto anche se non ha la sensazione delle zanne conficcate nelle gengive, le avverte più vicine, al punto di sentirsi uno squalo; al che non può che venire il dubbio che la colla se la sniffi. Però non ho ancora visto nessuno spot su una che appiccichi le ballerine alle piante dei piedi. San Prada non ha ancora inventato niente di simile; e con una cosa del genere, chi mi sentirei io, Johan Cruijff??

mercoledì 28 maggio 2008

Berlino, 1932

Ringrazio Massi per questo splendido contributo:


Berlino, 1932

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare

- B. Brecht -

venerdì 23 maggio 2008

La bella alla finestra

L'umanità popolare di Amado, per voi:

"...
- Glòria, caro giudice, è una necessità sociale, dovrebbe esser considerata dall'intendenza di pubblica utilità come il Gremio Rui Barbosa, la Euterpe 13 de Maio, la Santa Casa della Misericrdia. Glòria esercita una funzione importante nella società per la semplice azione della sua presenza alla finestra, per il passeggiare di tanto in tanto nelle strade, è riuscita a portare su un livello superiore uno degli aspetti più preoccupanti della vita cittadina: la vita sessuale. Educa i giovani al gusto della bellezza e fornisce materiale dignitoso per i sogni dei mariti delle donne brutte, purtroppo grande maggioranza nella nostra città, dà loro l'energia per assolvere agli obblighi matrimoniali che, diversamente, sarebbero soltanto tremendo sacrificio.
Il giudice si degnava d'essere d'accordo:
- Bella difesa, carissimo, degna di chi la fa e di chi ne è l'oggetto. E, detto fra noi, non è veramente assurdo tanta carne di donna per un solo uomo? Oltre tutto, uomo piccolino e risecchito... Se almeno lei non passasse tutto il giorno a farsi vedere come fa...
- E lei, caro giudice, crede proprio che nessun altro ci dorma insieme? Errore, gravissimo errore...
- Ma no!? E chi oserebbe tanto?
- La maggior parte degli uomini, eccellentissimo. Quando si stendono vicino alle mogli, pensano a Glòria. E' con lei che vanno a letto.
- Via, Joao Fulgencio, questo è un paradosso, dovevo immaginarlo...
..."
Gabriella garofano e cannella, 1958

martedì 20 maggio 2008

E la saga continua... Delle ruote, dei carrelli, del fanciullino

Eule, cara dolce Eule, grazie per avermi fatto ridere in questo giorno di pioggia:
Blogger Eule ha detto...

Madonna che mi fai venire in mente con questo mirabolante racconto Titty! Una delle scene più esilaranti della mia vita! Qualche anno fa uno zingaro mi aveva bollato il cellulare che avevo lasciato incustodito in biblioteca, allora qualche giorno dopo parto con mamma e babbo alla volta dell’Ipercoop per comprarne uno nuovo, come potevo stare senza!! Ovviamente la mamma quando si reca in questi templi della spesa viene colta da un desiderio irresistibile, quello di fare una mega sessione di acquisto, nemmeno stesse per scoppiare la guerra, quindi dice al babbo di prendere un carrello. L’Ipercoop di Sesto Fiorentino, come saprete di certo, ha nel sottosuolo un immenso parcheggio coperto con un pavimento liscissimo, che invita veramente ad una corsa con pattini a rotelle/rollerblade/skateboard/monopattino, ma in mancanza di tutto ciò che fa il babbo? Prende la rincorsa e si butta sul carrello. Per coloro che non lo conoscessero il mio babbo è un signore di 67 anni (all’epoca dei fatti 64) di un metro e ottanta per 95 kg che sembra uno tutto d'un pezzo e invece è ancora un quindicenne dentro! Il carrello non ha retto la mole e si è impennato ed è finito al suolo insieme al babbo, insomma, come si dice da noi ha fatto carciaritta. In tutto questo io e la mamma, in pochissimi secondi abbiamo avuto una serie di pensieri in successione: 1. nemmeno i bambini! 2. Oddio s’è stroncato! E, dopo aver verificato che era tutto intero, riso incontrollabile. Dopo aver snocciolato un rosario di moccoli, lo sfortunato acrobata mi prende da una parte e mentre avevo ancora i crampi allo stomaco dal ridere mi dice “Tu ne vedi di morti di 60 anni rialzarsi così! Sembravo una molla! Unn’ho fatto in tempo a cascare che ero di già in piedi!” e io prontamente rispondo: “Oh babbo ma che ne vedi di morti te di sessantenni che fanno di codesti lavori!”.

lunedì 19 maggio 2008

J'avoue

E va bene, j'avoue: si, la scorsa settimana sono caduta anch'io, dalla bici; l'Amilcare, questo è il nome dell'Atala bianca che ogni giorno stride sotto le mie lonze made in Mediterraneo, non ha retto; calma ragazzi: è ancora viva e ci vado attualmente, ma ha avuto una sincope. Effettivamente pretendere di restare in equilibrio in curva (secca secca), in salita (pendente pendente), sotto la pioggia (fitta fitta) e con la borsa (carica carica) su una parte era una sfida esagerata anche per il più clemente dei prof. di fisica. E così la bici si è prostrata. Io non ho neanche appoggiato le mani in terra, son rimaste salde al manubrio, il cestino fissato cococò style (leggasi "precariamente") con spago da Roast Beef (in realtà è un'opera d'arte che verrà presto esposta al MOMA di NY, metafora dell'impermanenza della vita) ha ruotato di 90° indovinando la posizione in cui m'è immediatamente balenata la Vergine, i piedi mi si sono conficcati tra i pedali e a quel punto - sarà stata la vicinanza di una chiesa - le mie sinapsi hanno individuato i seguenti insiemi incrociandoli:
. Tutti gli uomini
. Tutti gli uomini di nome "Gesù"
. Tutti gli uomini di nome "Gesù" morti
. Tutti gli uomini di nome "Gesù" morti sulla croce
La bestemmia neurale ha incontrato un fulmine che se mi prendeva mi avrebbe arrostito anche il ferretto del reggiseno, e i giornali avrebbero titolato: "Folgorata allo spiedo della sua bicicletta", occhiello: Martire della città dalle piste ciclabili fantasma. E già perchè mi trovavo lì dato che dalla via parallela non ci potevo passare perchè ad alto scorrimento, perchè per km non ci sono piste ciclabili e quelle che ci sono son spesso inagibili. E non inquino. Tiè! Isil, quante cazzo di piste ciclabili ci sono nella stra fottutissima Svezia? Ma porca della miseria cane!
Almeno le scarpe son rimaste illese... Ben tornato San Prada!

Ruote, munnezzaio e ossi di formicola

Ieri c'è stato il pranzo che raccoglieva tutto l'albero genealogico da parte di mamma, del Sergente quindi, una vera sequoia... a cui mi son sottratta: avrei potuto impiccarmi ai rami... Inoltre oggi mi son potuta godere il racconto, a tavola, tra un fusillo e un pezzo d'"ananasso", come si dice dalle mei parti. A quanto pare lo zio Mauro, il marito della Cesarina, già citata, in settimana ha affrontato uno dei suoi match di improvvisazione teatrale, rallegrando il centro commerciale dove la coppia, dal solido e indiscusso legame, si era recata per acquistare una valigia. Stanno per partire per il mare, credo. Lo zio, con la solita smania che ha alle gambe, ha pensato bene di sedersi sul primo oggetto -riconoscibile come 'sedia'- si parasse nel suo campo visivo. Detto fatto, trova la sediolina da ufficio, quella classica con le ruote, della signorina addetta ai clienti (quelle addette ai clienti, anche a 64 anni, anche se sposate son sempre "signorine", e ingolfano audacemente le fantase erotiche di generazioni intere accomodandosi il foulard al collo o sistemando i bottoni della divisa). La proto-hostess, vedendo lo zio adagiarsi dall'alto del suo quintale sulle 6 ruote modello pattinaggio artistico, ha esclamato portando le mani smaltate di fresco alla bocca sverniciata di gloss: "Oh ikkè la fa?" ma non ha fatto in tempo a dirlo che lo zio è partito nel suo viaggio verso l'infinito; la radio in stereo ha inziato a trasmettere "Nano-Nano". Un dislivello in una delle mattonelle ha inaugurato il salto. L'improvvisazione ha avuto un successo pazzesco, dato che anche lo stesso regista-attore non ne era consapevole. E spesso avviene cosi, dato che "inciampa negli ossi di formicola" e se sei un bambino e cammini a suo fianco, guai a farlo con le mani in tasca, che nvece devono essere sempre pronte a pararti dalle cadute eventuali. La zia sperava di trovare il petrolio, o che il suo sposino raggiungesse l'Australia, ma niente di tutto ciò è avvenuto (liste d'attesa troppo lunghe per San Gennà! E ora Iss tiene a'munnezz!), anzi, s'è ritrovata a doverlo alzare, rischiando un'ernia vertebrale e col trucco colato dalle lacrime delle risa.

sabato 17 maggio 2008

conoscenze...

Blogger Eule ha detto...

Titty ma te lo avevo detto che uno dei Baustelle è un mio collega? Ormai Ex credo...un c'è mai a lavoro, credo che lo abbia lasciato per fare la rock star. Comunque belle parole davvero, si fa meglio le canzoni delle pratiche di fido a volte no?!

Allora faccelo conoscere! Voglio un autografo sul diario!!!

venerdì 16 maggio 2008

L'aeroplano

Io la trovo strepitosa, è una delle canzoni dell'ultimo album dei BAUSTELLE:

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio.
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen.
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà.
La verità se ne sta sulle stelle più lontane.
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale,
una canzone che fa da sottofondo all'Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine,
la domenica dentro le chiese ad ascolare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d'oro che noi pregavamo ci portasse via lontano.
Cosa rimane di noi ora che ci siamo amati ed odiati e traditi... e non c'è più limite.

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l'aeroplano... va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano.

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti.
Cosa resta di me, delle bocche che ho baciato in discoteca.
Che cosa ne è della nostra relazione,
Supidi noi che piangiamo disperati.
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa.
La nostra esperienza a che cosa servirà?

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l'aeroplano... va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano.

Se volete beneficiare anche dei meravigliosi giri di note:
http://it.youtube.com/watch?v=d5m9Is5y8K0

giovedì 15 maggio 2008

Protesi

Questa è mondiale, la nostra Aldina ci stupisce sempre con effetti speciali: che diavola tu sei!

Come già ho anticipato ieri alla Sarhy, sto per completare il mio album delle
figurine di merda Panini. L'altro giorno ne ho collezionata una
magistrale. Al DEA c'è un tecnico di radiologia sulla sessantina, molto
simpatica che si chiama Pierina (l'Ile la conoscerà di certo) che
si caratterizza per essere un donnino di trenta kg con un vocione da
tenore, in grado di resuscitare i morti. Ora, io la Piera l'avevo già
conosciuta a Febbraio quando ero a fare tirocinio in rianimazione ed era stata
subito simpatia reciproca. Solo che non mi ero accorta di un piccolo
particolare. Domenica mattina la incontro lungo il corridoio e mi
accorgo da lontano che zoppica. Quando più tardi ci incontriamo
l'apostrofo simpaticamente così: "Oh Pierina, indò tu' vai tutta
zoppa?". Cala un secondo di gelo in cui io, recuperato un barlume di
lucidità, capisco di essere piombata in un pozzo senza fondo di merda.
Lei mi fa: "Eh, ho una protesi. Tempo fa mi hanno fatto un lavoro fatto
male." Oh, mi volevo ammazzare. Madonna, io pensavo nella mia lunga
carriera di figurine di aver già dato il meglio di me ma è proprio vero
al peggio non c'è mai fine.
Non mi rimane che andare alla sagra.

Frugoletto amoroso

Finalmente il bel racconto di Isil... Tenete presente che è davvero un angioletto, a regola d'arte: biondi i capelli, azzirri gli occhi. Immaginatela nella tenera età pre-scolare; che frugoletto amoroso...


Avrò avuto più o meno quattro-cinque anni. Solevo giocare sul terrazzo d'estate. Quell'anno il caso ha voluto che si costruissero proprio davanti casa una serie di villette a schiera. In poche parole ho appreso dai solerti muratori una tale quantità di bestemmie da far impallidire gli scaricatori di porto :-) La mamma mi ha raccontato che usavo tirar fuori tali 'perle' un po' a casaccio (data la giovine età), dando il meglio di me nei momenti più inopportuni, tipo tra la folla, dai parenti, all'asilo (la chiesa no, non è mai stata tra le frequentazioni di famiglia, ma in effetti a ripensarci sarebbe stato bello) ecc. costringendola, tra il divertito e lo sconvolto, a rimediare in qualche modo alla sfilza di sagrati del suo piccolo angioletto bestemmiatore. In seguito ho potuto seguire l'esempio della nonna: soave e indimenticata virtuosa dell'imprecazione creativa.Per la cronaca, gli svedesi da questo punto di vista sono dei pivelli...... non conoscono la sublime arte dell'ingiuria pesante. Fanno riferimento solo al diavolo (Fan! o Djävlar!) o all'inferno (Helvete!). Insomma niente cristi, madonne, dii, santi e nemmeno riferimenti ai genitali... roba da matti! Porca troia che popolo ingenuo del cazzo.... ;-)Heja Sverige!'Pussas (sarebbero baci, no lo dico perchè in italiano potrebbe suonare male ;->)

domenica 11 maggio 2008

Si salva con la gastrite

Mattina. In bagno. Io e mia madre ci scambiamo "le consegne", mezzo assonnate, tutte struffellate, in camicia da notte lei, in piajama io. Ha sognato male. Il tragico evento di Verona e la conseguente puntata di anno0 l'anno evidentemente scossa, sicchè mi fa:
"Per carità, stai attenta quando esci"
Ed aggiunge, provvidenzialemnte a conoscenza del mio carattere bestemmiatore e del mio segno de fuego:
"Non accettare provocazioni!"
"Sieeee", gli rispondo io, "A quegli gli andrebbe schiacciata la testa ni' muro"
Lei alza il sopracciglio destro, quindi proseguo: "Tranquilla mà, non sai che m'è successo giusto l'altra sera..."
Lei sgrana gli occhi, e si siede, e io attacco. La sera prima, in una delle mie uscite notturne zu Fus, passando dietro casa, davanti alla ASL, nota sede distributrice di metadone, proprio davanti alle scale dell'entrata affiancanti il marciapiede nonchè quartier generale delle "compagnie" di zona, proprio in quel punto una gastrite da fragole di cui ero vittima ha il suo effervescente effetto. Il buio mi diceva che ero sola, quindi ho sgassato un rutto degno della miglior Principessa, proprio ci ho messo tutta l'anima, e devo confessare che ne ho ottenuto anche molta soddisfazione, tanto da balenarmi l'idea di scrivere un manuale sull'autostima. Appena concluso questa marcia trionfale, vedo due paia di occhini sbucare dalla notte, sulle scale.
Credo che il fatto abbia costituito un vacino anti-scippo, dato che mi hanno lasciato passare con un espressione che ho letto, nell'oscurità, come ammirata... Che fantasia! E senza acidi!

venerdì 9 maggio 2008

Connecting People

Blogger Liz ha detto...

Ciao Ile,
detto fatto...in un paio di giorni mi sono letta tutta la vostra produzione! e devo dire che ne è valsa assolutamente la pena...alcune perle me le sono segnate, da utilizzare nei momenti difficili!!! ; )
Che dire...sarei molto curiosa di conoscere anche le altre mirabolanti componenti del gruppo...e in particolare l'amante - come me - di gufi e civette! a prestissimo...Bacio.

Cara Liz,
Non temere, faremo una zingarata a Bologna!!!
Grazie

martedì 6 maggio 2008

Ormone mormone - seconda parte

Dato l'enorme fava che sono avevo scaricato olo una parte del testo di Sahry... non era lei che s'era persa un pezzo, ma la sottoscritta. Eccovi la fine, magistrale:

La fanciulla si fidanza con un bel giovine, già diplomato, iscritto università, amante Nirvana, suonante chitarra; non completamente ateo ma certamente più critico del precedente. Decide-il bel giovine- di fare il militare, e sceglie il corpo dei pompieri…un sogno freudiano che si avvera, visto che il padre di lei è per l’appunto un pompiere. La nostra è davvero coinvolta: si da’ il caso però che lui sia tormentato, troppo poco stabile per la nostra, la quale gli aveva già costruito intorno uno dei suoi sogni “borghesi”sull’avvenire.
La storia si chiude.
Si insinua quindi nell’animo di lei il desiderio di avere accanto un uomo di saldi principi e valori, granitico, serio…il suo sguardo si posò su un nostro compagno, che sarebbe meglio chiamare camerata visto che era/è simpatizzante Fini. La cosa dura pochino.
Maturità! Tanto per dare un cenno sui tempi…
All’università, la nostra parte bene e prosegue con ritmo invidiabile…si sapeva, già al liceo aveva dimostrato di essere piuttosto in gamba.
Ci perdiamo un po’ tutti di vista, le serate del finesettimana non esauriscono la conoscenza del quotidiano di ognuno…
Ricordo che una delle ultime uscite con il gruppo del liceo fu per il suo compleanno, a luglio: di solito eravamo i soliti sette/otto più un paio di special guests, stavolta venne apparecchiata una tavolata infinita, animata da individui forse intravisti negli anni precedenti…e soprattutto lui, il supercatto di tre anni prima.
Consumato il pasto, venne il momento dei regali: superato l’imbarazzo per aver scelto tutti lo stesso-bikini bianco gli altri, bikini giallo+minipareo noi-, la nostra scartò per ultimo il regalo che il supercatto le rivolgeva in separata sede: una foto incorniciata di loro due che si baciano contro un tramonto in collina…”ma che fa, ci riprova?” Vociarono inorriditi i sette più due special guests.
“Che cattivo gusto, no? No?”...no. Cioè, anche sì, che si fanno questi regali alla “Cioè”?!
Ebbene cari lettori, si scoprì allora che più che una cena di compleanno, era l’occasione per far sapere ai 7+2 special guests che la coppia si era felicemente ricongiunta da qualche mese.
Sottofondo da colpo di scena sgradito…
Uscii con quel gruppo un’altra volta, alla fine dell’estate, poi le strade si divisero, e di molti avevo solo notizie di seconda mano.
Musica malinconica, prego…
A distanza di circa un anno, mi si informa del loro imminente matrimonio: la famiglia di lui non voleva aspettare oltre, anche i fratelli si sono sposati presto…
Ma lei? Le mancavano quattro esami per la tesi, sicuramente avrebbe chiuso l’università col botto…il suo sogno di farsi una famiglia non sarebbe stato in discussione con una più logica disposizione degli eventi. Perché sposarsi a 22 anni con un coglione?
Ricordo ancora alcune frasi della coppia mentre organizzavano l’arredamento della magione (stranamente vicina alla casa dei genitori di lui): “là appenderemo la foto del matrimonio”, “metteremo lo stendino in aria come tutte le famiglie normali”…quando lei prospettò l’acquisto di una libreria per il salotto, lui la seccò dicendo che “macché, tanto i libri non li legge più nessuno”. Sempre lui si premurava di far sapere ai futuri invitati quanto sarebbe costato il pranzo di nozze a testa (lo ricordo io che poi non ne godetti, 18mila lire) come se si aspettasse poi una cena gratis per pareggiare il favore…naturalmente nel suo conteggio i regali della lista nozze non erano mai presi in considerazione, il regalo è dovuto, il pasto no.
E lì, accanto a questo raro esempio di stile, se ne stava lei, sicura nel suo ruolo di parrocchiana senza macchia.
Come per il compleanno, anche il matrimonio divenne in realtà l’occasione per qualcos’altro. Fu il saluto alla urlatrice del cavalcavia, alla studentessa di successo…e anche alla nuova release, visto che in capo a poche settimane i rapporti, già rarefatti, si congelarono.
Dopo meno di due anni ebbe il suo primogenito. Grande soddisfazione nell’apprendere che il bimbo recava i colori di un finlandese, quando il padre pare un egiziano.
Speriamo che la melina sia caduta alla giusta distanza dall’albero.

Livorno caput mundi

L'Aldina inizia a scrivere su qesto blog; sentite che delizia ha inviato alle Tampax5ever per mail:

Care amiche, l'altra notte a tirocinio ho avuto modo di assaporare un
fulgido esempio di poesia livornese. Si presenta un ragazzino, nato a
Pisa ma residente a Livorno (e questo infausto binomio era fonte di
oscuri presagi) con sospetta appendicite. Dopo la visita medica mi
appresto a mettergli un ago-canula ma il fanciullo mi avverte " 2 volte
mi hanno bucato e 2 volte sono svenuto!". A tale frase rispondo garrula
"Tranquillo, tanto più che sdraiato". Ma la sorte mi era avversa. Non
faccio in tempo a gioire per avere azzeccata la vena al primo colpo che
il giovane viene scosso da improvvisi conati di vomito. Con balzo
felino mollo la canula e corro di telino munita in soccorso. Nel
frattempo arriva il parente, un livornese sulla quarantina, stile un pò
yuppi. Tento di assicurare la canula al braccio, onde evitare di
doverlo ribucare) ma il ragazzo mi sorprende con effetti speciali: mi
fà una gattata incredibile, con un getto potentissimo che manca poco
colpisce il medico ai piedi del letto. Ha vomitato anche la Madonna
travestita da pirata. Lo yuppi, probabilmente conoscendo il terrore
fobico del giovane per gli aghi, lo apostrofa magistralmente in cotal
modo: " tutto questo per un ago!! Dhe' ma se' proprio una POTTA
INCIPRIATA!".
Che dire. Livorno caput mundi.
Tanti baci.

PS: per
dovere di cronaca aggiungo che dopo 3 ore, quando sono arrivata a
togliergli l'ago per dimetterlo, il giovane virgulto livornese ha
rigattato di nuovo. Questa volta lo yuppi ha stabilito che da
incipriata la potta era diventata MOSCIA.

Proposta per Blog

Sahry mi ha lanciato un'idea da cui non potevo escludervi. Mi affretto a pubblicarla; per la risosta, almeno mia, ci vorrà un pò di pazienza, ma in realtà è un'dea per tutti. Chi più ne ha più ne metta, ognuno dia il suo contributo!
Ecco la mail:

L'argomento, di nuovo, è foriero! E la domanda non è peregrina...
Voglio pareri sinceri, eh! Immedesimarsi please...


Amicizia uomo-donna.Illusione o realtà?

Muoviamo dall'assunto che amicizia non è un generico rapporto di conoscenza che porta a condividere semplici momenti comuni (hobby, passatempi, divertimenti, lavoro..); ma un rapporto che porta a vivere momenti esclusivi che hanno come unico scopo il piacere di incontrarsi. Un'amicizia autentica si ha quando i due si incontrano (anche figurativamente) per parlare delle loro vite. Benissimo, ma fra uomo e donna? Che succede? La prima perplessità fondamentale è che il rapporto rischia di essere inquinato da una sotterranea reciproca attrazione erotica, non del tutto consapevole.E l'elemento fisicità, mai del tutto assente, che ci fa dubitare dell'autenticità di un sentimento d'amicizia fra uomo e donna. Questa la tesi di J.L.Borges (L'amicizia tra un uomo e una donna è sempre un poco erotica, anche se inconsciamente”) o di Nietzche (Una donna può anche provare amicizia per un uomo, ma perché ciò sia possibile è necessaria una piccola antipatia fisica). Ma è anche ciò che emerge dai numerosi forum e blog presenti in Rete sull'argomento. La maggior parte dei cybernauti ritiene che raramente tra un uomo e una donna si instaura un rapporto del tutto equilibrato sotto il profilo dell'amicizia. Anche se resta il sogno di realizzarlo. Ci può essere, c'è amicizia fra sessi diversi ma in molti casi - a posteriori - ci si rende conto di non essere stati ricambiati con la stessa sincerità di intenti; o viceversa di essersi innamorati del proprio amico/a. A rafforzare questa tesi (e a confonderci le idee) ci viene incontro l'etimologia. La parola “amore” ha la stessa radice di “amicizia” (am-). Se provo amicizia verso qualcuno, provo una forma di amore. Si comprende bene quanto sia rara e difficile fra uomo e donna, dove l'elemento fisico è quasi inevitabile, nella diversità fisio-biologica della coppia. Anche perché un'amicizia nasce di certo dalla simpatia, ma anche da una prima impressione visiva che suscita in noi una reazione biochimica che somiglia all'attrazione fisica, poi da una sintonia di pensiero. Se l'amico/a ti piange sulla spalla e nasce un abbraccio per consolare, o una carezza sul viso, o un bacio fraterno, o materno, o paterno…allora il contatto fisico c'è. Il rapporto dovrebbe incanalarsi in una direzione che escluda la fisicità di tipo sessuale. A complicare le cose interviene un secondo elemento. La differenza tra l'emotività femminile e quella maschile. Le donne coltivano un rapporto d'amicizia per “stare”, gli uomini per “fare”. In altri termini, le prime pongono l'accento sulla comunicazione, anche non verbale. Gli uomini sulla comunanza di interessi e attività. Le donne inoltre sono per DNA portate all'introspezione, all'analisi, a quel discutere e mettersi in discussione, forse senza mai arrivare a una soluzione concreta dei problemi. Gli uomini no: di fronte a qualsiasi richiesta di consigli, hanno la soluzione pratica. Immediata o ragionata, lascia ben poco spazio a ulteriori divagazioni. Bando alle inferenze logiche e alle elucubrazioni teoriche, è meglio non escludere a priori l'amicizia fra un uomo e una donna. E godere delle emozioni e degli arricchimenti umani che può dare. A volte ci sono amicizie profonde, limpide e soddisfacenti che smentiscono nella pratica quanto si è detto sinora.

Arriva la bella stagione

Con l'arrvo della bella stagione, non è di fuori che ti arrivino mail come questa, grazie magica Sahry, mi conforto nel vedere che la Valetudi sempre ti distingue!

Da: valetudo@sahry.it
A: biagia@titti.it
OGG: freddure per blog

Questa l'ho detta domenica, chiedendomi quale insetto mi avesse gentilmente colpito la coscia:
"Questo un è un pinzo, l'è un trombamico".
Come titolo, potrebbe starci "ARRIVA LA BELLA STAGIONE!"
A presto!

Secondo tempo

Blogger sahry ha detto...

Che mi manca un pezzo?

Ebbene si, mia cara; c'hai regalato solo il primo tempo, ma noi i' biglietto s'è pagato intero...abbiamo scartato l'uovo, visto che è del cioccolato migliore, ma non sappiamo quale sorpresa si celi al suo interno... Aspettiamo fiduciosi!

Modestina

Blogger massimo ha detto...

Squitty eroica...ferita ma mai doma

Si, ma se non c'eri te a levarmi lo scheggione col cavolo che potevo fare la splendida dopo! M'ero già vista fare ore di fila al pronto... Ora però la pinzetta non funziona più con le sopracciglia; ho deciso quindi di metterla in una teca ed esporla nella mia casa museo, alla faccia della modestia! A proposito, Sarhy potrebbe fane la gallerista, e Isil gestire la succursale di Stoccolma...

domenica 4 maggio 2008

C'è arrotino e arrotino...

Sotto suggerimento di Sahry abbiamo chiesto ad Eule chi fosse l'arrotino dell'Oriuolo... eccoci accontentati:

Eule ha detto...

E' colui che nel blog hai già nominato nella formazione dell'ultimo dell'anno il "Vincente Giacca"!! Soprannominato così da Sahry in una delle nostre serate all'Oriolo. La cosa è andata in questo modo: Sahry lo vede entrare nel bar e , in uno dei suoi lanci di spontaneità esordisce: "DONNEEE!!! E' arrivato l'Arrotino!!" Veramente irresistibile!! Soprattutto perché l'atteggiamento del nostro è proprio quello di uno che pretende di catturare tutta l'attenzione di ogni femmina nel raggio di 100 m!! Con il fine ultimo di arrotarsi il proprio manico di coltello (N.B. non la lama). Arrotino, ovviamente non è l'unico appellativo del nostro amico, ma anche "sventra" con cui lo indica più spesso Aldina, oppure salumiere o portiere che si riferiscono semplicemente alle sue attività diurne.

sabato 3 maggio 2008

Scheggia impazzita

L'intrepido MassimoRamboLibraio si è oggi strovato a svogere una delle sue missioni, magistralmente conclusa grazie alla tecnologia di ultima generazione in suo esclusivo possesso. Trovavansi la Squitty e il suddetto in una brasserie fiorentina, davanti ad una sfiziosa insalata e in mezzo a tante parole quando la roditrice, istrionica boccalona qual'è, in una delle sue sottolineature gestuali dell'eloquio ha sbattuto il pollice della zampina anteriore destra sul lato del tavolino e una scheggia le si è piantata tra l'unghiello e la pelle. Ha cambiato espressione nel volto denunciando il dolore; contemporaneamente si sono i due levati e diretti al bancone per un pò d ghiaccio che ha alleviato uno dei segni flogistici manifestatisi. Una volontaria zelante si è offerta di estrarre la scheggia con le pinzette da sopracciglia che la Squitty, glam-chic d'annata, porta sempre con sè. Ma solo tra le mani di Massi hanno espletato la loro funzione in maniera risolutiva, liberando il topolino dall'impiccio; non ci sono dubbi che si tratti di un eroe. Ma il bello è arrivto con la consulenza del farmacista di cui erano assetati, trovandosi davanti un probabile inserviente delle pulizie della farmacia che, svogliato e ruminante, si è limitato a suggerire quanto gli avventori già sostenevano, cioè a rispondere affermativamente circa l'uso di un disinfettante. Ai due è sorto il dubbio che ciò che il losco figuro stesse masticando fosse una caccola e che la volesse porre sull'unghiello, quale rimedio. Probabilmente la masticazione ne avrebbe favorito l'adesione.
Il tutto è terminato con la Squitty che per alcuni giorni dovrà pedalare sulla ruota con tre zampe sole e Massi che ha scoperto l'insostituibile leggerezza e utilità dell'essere "pinzetta da sopracciglia". Si raccomanda a tutti di scoprirlo.

giovedì 1 maggio 2008

Le Nuvole

...Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai...

-Fabrizio De Andrè, 1990-

mercoledì 30 aprile 2008

C'ho l'ormone mormone

Questo è di Sahry-Valetudo che ringrazio con tutto il cuore; Mi darai più spesso una mano a scrivere vero???

Per gentile richiesta,
vi narrerò quest’oggi di una fanciulla di belle speranze con la quale ho condiviso il quinquennio dai quattordici ai diciannove.
Si distinse fin dall’inizio per l’aspetto da tipa più grande: i compagni detrattori dicevano che aveva “fascino per i grezzi” indicando opportunamente gli alunni della classe vicina; io la trovavo, veltronianamente, interessante.
A 17 anni costei, dopo aver vissuto le prime gioie del sesso con il vicino di casa al mare (non è un concetto contorto, ma in due parole non mi viene: praticamente ha una casa al mare, non isolata, in mezzo ad altre case, e in una di queste ci vive il vicino di cui sopra), dunque dicevo, dopo aver conosciuto le prime gioie del sesso, volle conoscerne anche il lato oscuro, perciò si unì a un individuo affiliato a quella setta conosciuta come Chiesa Cattolica Romana.
Naturalmente con lato oscuro si intende che l’argomento sesso fu oscurato…
Per il “gruppo” lì per lì averlo fra i coglioni non fu sinonimo di momenti malvagi: avevamo appena riposto le armi dopo le occupazioni a raffica degli anni precedenti, più o meno pronti a trasformarci in quel germe di generazione disimpegnata che il mondo aspettava; i discorsi ideologici, le prese di posizione politico-sociali, molto di questo sonnecchiava come intorpidito dal sole di mezzogiorno, per non dire dal rincoglionomento tardoadolescenziale (e sarà pure che passando dal ginnasio al liceo, il menage cambiò parecchio e dalla fifa ci si mise un po’a studiare…). Si lasciava dunque, per esempio, che il tipo, al 4°anno di ragioneria, ci sfottesse allegramente per la nostra scelta del classico…tutto sommato ha avuto coraggio, uno contro sette…e vabbè.
Passano i mesi, i due si lasciano: motivazione ufficiale “lei pienò di succhiotti il collo di un nostro amico, lui interpretò ciò come tradimento”; in realtà non lo tradì, si trattò di una banale tortura approntata durante una serata etilica, uno di quei momenti beati in sua assenza, e la marchiatura avvenne con diversi testimoni…ricordate, eravamo rincoglioniti, ma non esibizionisti!
Seguirono settimane di rappresaglie perpretate da lui ai danni di lei, ad esempio: squilla il telefono, lei risponde, dall’altro capo del filo parte “Bella stronza” di Masini…sarebbe troppo per chiunque, ma la nostra la prende con filosofia e anche con religione, infatti diventa un autentico conio di moccoli. Terreno di prova per sentirne bene la melodia il compianto cavalcavia verde su viale Strozzi: la nostra, percorsa circa metà del braccio sospeso, tirava fuori una voce che nemmeno Ignazio la Russa con una benagol nel culo potrebbe riprodurre, e lasciava andare l’ultima arrivata, che volasse libera verso la siae delle bestemmie.
Questa perla di grevità toscana ci ha rallegrati per mesi, mentre ognuno si avviava al proprio mezzo per tornare a casa.
Altre perle furono i racconti sull’ex supercatto: mi è rimasta impressa quella riguardo la lingua di lui, pare piuttosto grande e “invasiva”, per cui se al momento del bacio lei riusciva ad essere veloce nell’inserimento poteva contribuire, altrimenti rimaneva inerte a bocca piena. Greve è greve…