lunedì 8 dicembre 2008

bilance, minareti e dubbi teologici

Il coraggio di mother Cinthya è da premiare: a manco un mese dal natale ha avuto il fegato di comprare una bilancia. Normalemente questo passo si compie a marzo, in visione della prova-bikini, e ciò rende l’evento ancor più degno di nota. Ha scelto, e ciò la fa quanto mai intrepida, il week-end dell’immacolata, quando solitamente si addobba l’albero e si pensa già al menu con cui festeggiare la nascita del nazareno; apro una parentesi: non ho mai capito come Maria abbia potuto fare il “test” l’8* e il bambino nascere il 25... Non sarebbe dovuto nascere in estate? Sicuramente è la mia tremenda ignoranza in materia che mi fa sfuggire qualche particolare, invito quindi a chiarire la questione a voi che avete fatto il catechismo nella vostra infanzia. A quanto pare l’apposizione in casa della bilancia ha dato da tribolare ed è avvenuto in un salmodiare di parolacce e imprecazioni che testimoniano la profonda conoscenza, nell’ambiente, dei sinonimi e contrari, il cui repertorio - per l’occasione - è stato particolarmente variegato e colorito. Vedendo che questo non cessava la sempre saggia Valetudo, figlia di mother C., suggerì, cercando il sud-est, di disporre sopra l’attrezzo un minareto e di orientarne l’ago in direzione della mecca, per poter volgere in direzione di una meta concreta le imprecazioni se il risultato enunciato da questo oracolo moderno non fosse quello desiderato. Ma non dimenticate mai, come insegna il buon Amado:
“Chi ama gli ossi è un cane”

* Si sa che sono stati tra i primi test di gravidanza distribuiti nella storia; una ditta romana specializzata nel settore faceva furore in tutto l'impero; si trattava della "Gabriello & Figli", che distribuiva anche regoli ostetrici e kit per parti d'emergenza consistenti in rudimentali forcipi e telini sterili su cui depositare il neonato. I test in particolare, con tre strisce reattive in un'unica confezione, era il "Gabriello uno e trino"; il nome, successivamente alla positività che dette con Maria, cambiò in "Lady Mary": lo scalpore fu giustificato dal fatto che fosse il primo e l'unico caso in cui risultasse positivo con una vergine.

Pinkrugby

Riabilitiamo uno sport troppo spesso considerato violento e maschio: il rugby. In realtà è molto più “femmina” di ciò che non si pensi: ci vuole intelligenza e slancio, capacità di fare più di una cosa alla volta e non solo velocità, forza e vaselina. La palla ovale, i cui rimbalzi prendono per il culo tutti, è una splendida metafora della vita: imprevedibile; e per giocare devi accettare questo, come nella vita ciò che ti capita se ti vuoi dire forte. Anche quando ciò che succede non è tanto giusto, ma del resto la vita non è giusta, la vita è vera. Mi spiego meglio, con un po’ di giurisprudenza, tratta dal libro L’arte del rugby di Spiro Zavos:

“...
Di tanto in tanto gli arbitri sono costretti a inventare una regola. Durante gli anni Sessanta, in una partita che coinvolgeva gli Hornets’ Third Fifteen di Weston-Super-Mare, un pilone degli Hornet scorreggiò mentre si creava una mischia. Un’orribile puzza simile a quella che poteva provenire da un cavallo da tiro che aveva mangiato un piatto di cipolle impregnò i dintorni. Il pilone venne ammonito. Ma scorreggiò di nuovo. L’arbitro concesse una punizione contro gli Hornet, creando cioè di conseguenza un nuovo fallo nel rugby - la produzione di aria fetida
...”

Casa mia sembra un campo da rugby ultimamente: è vietato ruttare e bestemmiare a tavola; c’è un sistema a punteggio (1 punto per ogni rutto e 3 per ogni bestemmia), cui però non sappiamo ancora cosa corrisonda sul penale, non legiferando i codici esistenti in materia. Io sono ultima in classifica solo perchè non sono quasi mai a mangiare a casa e con questa trovata di mammà chiaramente ho intensificato le mie uscite. Si contendono il primo posto il Sergente e il di lei genero, ovvero mio babbo. E poi come si fa? Mi mette il divieto di imprecare in corrispondenza del TG, è impossibile! Ho provato anche a spiegarle che quando ero piccola era tutto un dirmi, tenendomi tra le braccia e dandomi dei colpetti tra le scapole: “Amore, fai il ruttino! Da brava!” e ha troncato statuaria: ”Ma ora non è un ruttino, è un maialaio!”. Il risultato è che corro in terrazza, così i miei familiari si mantengono sordi ai miei virtuosismi gutturali, ma ne gode il mondo intero. Inoltre, dato che non posso “esprimermi” in casa lo faccio fuori, ottenendo l’effetto contrario a quello desiderato dalla mia dolce cara mammina, parliamo di un “effetto rebound” cioè.
Devo assolutamente andare a vivere da sola.

Esame di stato e Discussione

E alla fine siamo infermieri. L’avventura è stata ardua e per fortuna condivisa. Partiamo con ordine, dall’esame di stato. Ci avevano detto di vestirci meglio che alla tesi, e il risultato è stato che pareva si andasse a un funerale; io in nero (il nero snellisce), la Scarlett in grigio e cravatta viola. Sono passata a prenderla in macchina che ha un certo punto ha tirato uno dei suoi strilli. E’ stato quando mi sono “appoggiata” a quello in fila davanti, quello che si dice “dare un bacino” tra automobilisti; per la sua gioia (della Scarlett) era un ferraiolo, un giovine tutto muscoloso, sicuramente un gran lavoratore; deve essere stato il flap-flap delle ciglia del mio passeggero misto allo stato giurassico della mia macchina a far desistere l’operaio dal volersi far rifare nuovo il camioncino, anche perchè ce ne sarebbe voluto. Una volta arrivati dalla Giovanna - ero l’autista quel giorno - ho invitato la Scarlett a guardare se la targa anteriore era ancora al suo posto e il commento è stato: “Amore t’ha lasciato il rossetto!” ed in effetti ciò era i perfetta armonia col colore del suddetto camioncino: rosso. La mia macchina è in uno stato così assurdo che ho pensato non fosse che una nota di brio al suo stato perennemente anemico. Ha solo una costante accesa: la spia della riserva.
Recuperata Giovanna ci siamo incamminati verso il patibolo, con le mie imprecazioni che s’infoltivano al progredire dei metri. Dovevo scaricare la tensione; abbiamo pensato bene di metterci a urlare a tempo: 1,2,3: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!! Il tutto, dato il giorno mite, a finestrini apertissimi, con il giubilo degli astanti che si prendevano dei simpatici accidenti al nostro passaggio. Il problema è che abbiamo parcheggiato all’SPDC, al reparto psichiatrico, intensificando la pratica di training autogeno, dato che l’ora x si apprestava. Abbiamo rischiato il TSO, ma è andata bene; il fatto è che poi, per la contentezza, ci siamo ripetuti anche al ritorno. Il passo più grosso era stato fatto, dovevamo fare qualcosa di tribal-liberatorio. Va detto, la più brava a strillare era le Scarlett!
Alla tesi ognuno è venuto per conto suo: io riuscivo a stento a gestire me stessa, come facevo altrimenti? Ciò si è manifestato quando ho sverniciato mia madre con una parte di merda: l’ho vista arrivare con i fiori, mi hanno messo ansia e quindi le ho detto di farli sparire, ma quando fu la volta della filosofia le avevo detto l‘esatto contrario... povera! Chiamatemi Sua Malvagezza, vi prego! Chiaramente avevo il ruzzo come i gatti, per l’attesa estenuante; quindi guardando la platea non potevo fare a meno di notare le mie nonne vicine, la Chef e il Sergente, una mora e l’altra bionda e mi son detta “Guarda belline, sembrano Paola e Chiara”, questo a 5 minuti esatti dalla discussione... avevo una testa che neanche i maiali avrebbero mangiato... Durane la proclamazione ho avuto un rigurgito di questo “brio”: tra i commissari “Lukazzo”, così ribattezzato da noi studenti per le sue preferenze sessuali; era riuscito a mettersi la palandra a mò di chimono e la Giovanna, nel plotone accanto a me, mi fa “Oh che s’è messo i’kimono?” Non son riuscita a trattenermi e le ho risposto: “Oggi fa la Geisha!” ricevendo in cambio una gomitata tra le coste.
Usciti fuori chi ha fatto lo sfoggio della maggior eleganza al solito è stata la Scarlett, che indossava un cappellino all’americana, quello con la tesa a rombo, nero, tanto per intendersi. Io ero attraversata da un turbinìo di sensazioni e sicuramente commossa; i mattacchioni di casa mia, mother Cinzia, Valetudo, Eule, Dodò e Pape mi hanno allietato nell’immediato e poi Bologna e il resto del Mugello hanno fatto di un giorno strambo un’autentica Festa. Ringrazio tutti loro, e tutti quelli che anche mi hanno chiamato e non ce l’hanno fatta a stare lì come Suru, Diva, Isil e Gio, tanto non s’è detto che conta anche il pensiero? E’ se manca quello che son dolori! Come dire: No Friends, No Party!

Ripulisti

M’è presa la mattana di fare il ripulisti; c’è da capirmi: dopo la laurea son cose che capitano. Uno fa un po’ di spartiacque... La verità è che sono smarrita: alla tenera età di 30 anni solo ora metto il naso fuori dalla facolta; è vero che è la seconda, ma la vita senza studiare proprio non la concepisco; meglio che non confessi ancora ai miei che medito di tornarci quanto prima, sui libri; questo “quanto prima” significa “quando mi sarò sistemata”; con la crisi imperante e tutto il resto se ne riparla quindi tra una ventina d’anni... farò l’università della terza età. In ogni caso roba scientifica: ho bisogno di sensatezza, non posso andare avanti con Hendrix e il Prozac... e dato che anche con Socrate e Ippocrate recidivo, vediamo se Bohr mi aiuta... Ma questa è un’altra storia.
Qual era la principale? ah, si, la mattana! Ho fatto il ripulisti... il mio armadio stava per esplodere, ma non di vestiti... ho trovato centomila cianfrusaglie e molta polvere...ecco spiegato il gusto retrò di alcuni miei capi che d’altronde lo abitano. Ovviamente il sacco nero della roba da buttare ha ceduto quando l’ho issato al di sopra del cassonetto... così mi son partiti tre moccoli in contemporanea e alla fine non ne ho sillabato alcuno nella soglia dell’udibile. Viaggio con gli ultrasuoni, come le ecografie, credo che le orecchie immacolate dei santi siano più sensibili alle alte frequenze e non voglio che si perdano i miei reclami; e non se la devono prendere, in fondo il mio imprecare si propone come realismo costruttivo: non dicono che il “principale” è in ogni dove? Sarà anche nel cane e nel porco allora, no?!
Ma tra le cose che non ho buttato c’è una lettera, inviata a mio padre, in qualità di venditore di dischi, da un affezionato cliente che nel mittente si firmava come:

Ex-Dee-Jay et Poetry Man (Baby ‘Musetto’ Albert)
XXXXXYYYYY (Nome e Cognome) (Baby ‘Sir’ Albert, on...)
Via blablabla, z
CAP (Comune)
(Florence-Tuscany)
(Italy)

Tutto è scritto, pardon, battuto a macchina, ad esclusione di decori sulla parte anteriore della busta che, con curiosa grafia, inneggiano ai 70s con frasi tipo “Peace&Love” e tutti firmati “xxx”.
All’interno 4 fogli; il primo riporta i dati anagrafici del baby musetto con tanto di anagrafe lavorativa, da cui apprendiamo fosse impiegato della ASL. Segue un dettagliato elenco con date (anni) degli album acquistati e divisione in 45 e 33 (LP) giri, per una summa di 30927”unità dischi”, ma anche “Cassette” (484) e “Compact”(525);“fatti da me ultimamente”; seguono note su alcuni esemplari “volati nel cestino” perchè “imbarcati” e quello che mi sembra più interessante è sicuramente:

Fatto volare Tinman ‘Eighteen strings’, non più da delinquente, ma da Gianni meccanico a Firenze di Prato con Giancarlo (birillo), al salone Rinascita del Partito Comunista, nella Libertà?

Interessante l’interrogativo finale... Il delirio segue nella terza pagina in italo-english, una follia! E alla quarta pagina, il PS, magistrale:

P.S.= a partire da fine gennaio 2000 per febbraio 2000 non invierò più la classifica TOP HIT, ecco il perchè:
Lo stipendio che prendevo era attualmente di Lire 1.754.000 al netto tolto le trattenute. Ora dal 22 novembre 1999 sono in pensione, e mi danno Lire al netto 1.020.000. Ora per recuperare le 700 mila lire circa ho da abolire la musica 530mila lire e la rosticceria 150mila lire e il bar Lucia et Gaetano Lire 50mila. A fine gennaio prossimo potrò comprare solo circa 120mila forse di musica mi c’entreranno 8 oppure 9 12 inches (33giri), ma la classifica con 9 12inches soltanto non la potrò più fare, salvo che vinca al lotto e possa ricomprare le 300mila lire normali di musica 12inches oppure qualche compacts.

Grazie per ora patria libera e democratica!!! xxx

Continuerò a mandarvi le poesie in inglese e in italiano, sino ad esaurimento libr. Vi comunico che appena finito anche l’ottavo capitolo del libro ‘For Catholic Ireland’, vi invierò il libro ‘Living any question’ ‘Vivendo qualsiasi domanda’. Grazie per ora.

xxx