domenica 20 settembre 2009

Le inaspettate risorse del monolocale

La ricerca di una casa per un single non è facilissima. Anche la Titti è stata presa per il collo. Sebbene abbia ampiamente passato l'età da marito, sua madre non si rassegna restando estremamente convinta che se la nostra trovasse un fidanzato avrebbe anche un tornaconto finanziario non indifferente, ma la Titti serafica risponde:
"Mamma, ma perchè limitarmi ad avere un uomo in un appartamento, quando posso avere tutti quelli che voglio in un monolocale?!?"
La libertà ha sempre un prezzo.

martedì 1 settembre 2009

Bus o Sub?

Assito in diretta ad un episodio che ha dell’assurdo, ma è realistico testimone dei tempi che corrono; sto scrivendo a finestra aperta, dato che fa caldo; mi arrivano le voci dalla strada; sostenute, ansimanti; mi affaccio; si capisce che son due controllori degli autobus che stanno rincorrendo una ragazza e in più c’è un giornalista al seguito; la ragazza aveva pagato, ma penso servissero le generalità ai multanti; il giornalista accusa di barbarie questo rincorrere la sgunzia come fosse il peggio delinquente (non ci dimentichiamo che era a bordo senza biglietto e questo mi pare assai grave); i due dei trasporti però sottolineano che, facciano il loro dovere o no, vengono sempre attaccati dai giornalisti; per questo son d’accordo con loro, ma anche con mister cronaca, seppur in maniera diversa: è assurdo che debbano correre dietro agli stronzi che non pagano (chi non paga è uno stronzo: se si pagasse tutti il servizio sarebbe molto migliore), perchè, come OVUNQUE all’estero, non ci sarebbe nemmeno bisogno di loro. Una sola porta per entrare, quella davanti all’autista che controlla esso stesso il possesso del biglietto/abbonamento o lo fa a chi ne è sprovvisto, e se non siamo sicuri mettiamoci anche un controllore che non faccia entrare nessuno da altre entrate, da cui si possa solo scendere. Ci vuole tanto?

Cera d’Api

Ero incazzata nera con la zoccola dell’estetista, dato che dopo 3 settimane potevano di nuovo dimostrare la mia discendenza dall’orango, e normalmente ne impiego 5; è noto, chi lascia la vecchia strada per la nuova sa cosa lascia ma non sa cosa trova ed ecco come mi ero ritrovata io a cambiare estetista.
Punto primo voleva agganciarti un sacco di programmi drenanti-dimagranti-rassodanti e questo è controproducente al massimo: quando andiamo dall’estetista o dal parrucchiere abbiamo bisogno di essere rassicurate, e di sentirci leggere e belle come Eva Herzigova, perchè siamo in cerca di coccole e non di sguardi critici, che ti fanno notare quello che già sai; per intendersi meglio: bella mai se parli a me di cellulite è come parlare di corda in casa dell’impiccato.
Punto secondo mi ha preso tutti dati per mandarmi tutti i programmi delle promozioni, che si verificano - mi spiegava stridula - soprattutto a natale; praticamente avrei dovuto spenderci stipendi su stipendi per avere 2 o 3 trattamenti gratis.
Punto terzo mi depila con la famigerata cera al titanio, di ultima generazione, anzi di generazione futura, a detta sua (in realtà già l’avevo provata a Parigi nel 2002, ma solo per le zone delicate, potta e culo come direbbero gli amici del vernacoliere); per carità, delicata è delicata e lo strappo scivola via agile, il problema è che il pelo, galvanizzato da tale soavità si ringalluzzisce in tutto il suo vigore e così a suo agio si riproduce più folto e più rapido; il pelo ha bisogno della forza bruta per essere eradicato, e chi vi parla ha rotto un silk-épil.... La stronza aveva pure messo le mani avanti: “se prendi il sole ti cresceranno più in fretta perchè attivi la vitamina E che stimola tutto ciò che contiene cheratina, unghie, capelli, peli...” Guarda caso le unghie son diventate retrattili e per farmi crescere i capelli ci devo appendere dei piombini, gli unici a crescere inesorabili sono stati gli steli nelle gambe.
Proprio mentre a lavoro condividevo con le mie colleghe tali estetistiche sventure se ne esce fuori Sandra, OSS infaticabile, che esclama: “ E che problema c’è?! Te li faccio io!” Quindi oltre che OSS infaticabile m tocca aggiungere che è un tutto fare. Detto fatto, due giorni dopo suono alla sua porta. Mi viene incontro Willy, lo York Shire tutto guaiti e scodinzolii; si emoziona facilmente e inizia a spiaciacchiare qua e là, nello slancio salta a anche sul divano, marchiandolo di felicità, aggiudicandosi l’ira della padrona. L’adattamento della casa a studio-estetico non mi dispiace ed offre i suoi vantaggi: non ci sono clienti a battere i piedi o a sfogliare impazienti giornali dalla dubbia tiratura, quindi c’è tempo per una sigaretta e per un caffè, tutto con calma e le chiacchiere sono autentiche e non pettegolezzi di convenienza che ci si trova a scambiare con quelle con la cera al titanio; Sandra si avvale dell’aiuto delle amiche api ed usa una cera al miele. Mi sistema sotto la ventola, sul tavolo di cucina coperto da un asciugamano. Lo strappo è deciso, ottimo; scopro che l’estetista era stato il suo primo lavoro, il trucco c’era!
In posizione ginecologica vengo privata del cappottino inguinale, mi scuso per il cospetto imbarazzante, ma Sandra, materna, mi rassicura: “Con tutte quelle vecchie che vedo finalmente una giovane!”.
Sull’interno coscia suona il campanello. Sandra svelta mi butta un accappatoio addosso, chissà da dove e come lo ha preso, e mi nasconde in terrazza: era il cognato che aveva bisogno di lavorare al pc, anche lui per sicurezza si tappa gli occhi e passa dicendo “NON VEDO NULLA - NON VEDO NULLA - NON VEDO NULLA”. Sandra approfitta dell’interruzione per una pausa sigaretta, Willy per fortuna non piscia più, in compenso zompa intorno al mio altare.
Ho le gambe lisce come il culo di un bambino, dubito di risentire l’odore della cera al miele prima di 4 settimane.

uomini che odiano le Donne

Mariuccia ha il morbo di Parkinson e due occhi grandi e celesti grandi così che ti guardano a volte vuoti, ma a volte addirittura terrorizzati, anche se le stai solo cambiando il lenzuolo. Non capivamo perchè; lei non ha molta voglia di parlare, diciamo così, e non te lo dice, ed è bravissima a non farti capire le cose se non lo vuole, sa diventare una maschera amimica.
Infine un giorno ci siamo accorti perchè fosse così sulla difensiva. Il marito, che la stava imboccando le urlava imprecando contro, dato che non voleva mangiare; lei allora si che serrava la bocca; lui le diceva che allora voleva lasciarlo, mentre le sbatteva il cucchiaio sui denti in trisma inesorabile. E’ ovvio che le scelte dello chef o la qualità e il gusto delle pietanze non c’entrassero con quel rifiuto e ciò è diventato ancor più palese quando le ha mollato una sberla colossale e rabbiosa. La testimone era di spalle, s’è girata, lui fermo; lo ha invitato a desistere; poi ha lasciato la stanza, ma lo teneva d’occhio dallo spiraglio della porta; non appena fuori, lui ha ricominciato e giù altre botte. Allora è tornata indietro irrompendo nella camera, chiamando anche una collega. Abbiamo anche la testimonianza della badante: quando rientra dal giorno libero la ritrova sempre con qualche livido; una volta fu ricoverata al pronto con il collo rosso e un’idrocefalite, chi sa fare 2 + 2 azzardi pure efferate conclusioni... E ora arriva il bello: la cretina della mia collega non ha riportato nulla in consegna, io non posso farlo “per sentito dire”, davanti a un giudice non varrebbe nulla; noi siamo l’unico aggancio per quella donna. Perchè - mi chiedo - c’è questo atteggiamento omertoso? Diventiamo carnefici anche noi.
Per ora gli abbiamo impedito di imboccarla, e fiche sarà da noi ok, ma poi? E tutto quello che deve aver passato prima? No, non stiamo facendo per niente un buon lavoro.
E poi mi dicono di non bestemmiare.

Rinnegata Appagata

“Madri di biciclette” è il titolo di un bel libriccino di Massimo Fagioli, che le T4ever mi hanno regalato per i “trentunanno” (esce per Società Editrice Fiorentina). E’ stato graditissimo visto che, come si immaginavano a buon diritto donandomelo, mi ci rivedo molto, per esempio quando parla di Firenze:

“... “Ma quanti comitati ci sono in questa città?
“Facile. Uno a favore, uno contrario e uno possibilista. Per ogni questione all’ordine del giorno. Fai il conto tu! L’apoteosi dell’associazionismo nella capitale dell’individualiismo. Chi ci capisce, è bravo!” ...”

La location ad onor del vero non è mai specificata, ma chi fiorentino è lo sa che è della sua città che si tratta. Questa mi pare una sintesi magistrale dell’aria che tira nel capoluogo toscano, vedasi per la tramvia il vespaio che i fiorentini son riusciti a tirare su.... siamo ancora a discutere del proto-metrò e io che speravo che mettessero i missili, o che ci sparassero sul luogo di lavoro con il propulsore che nei circhi usano per la donna cannone (in sottofondo De Gregori, naturalmente!).
Il buon Massimo ne ha anche per gli automobilisti, e da ciclista non posso che essere sensibile a ciò (è Asfalto, leader del movimento a pedale, che parla):

“... Ma noi vogliamo arrivare alla gente è, all’automobilista bloccato nel traffico, vittima e corresponsabile del suo stato di incazzatura e frustrazione. Dipendente da un potente motore che farebbe pure i 200 ma poi non regge il minimo e si spegne quando sei in fila sulla rampa d’uscita di un sottopassaggio, e intanto stai inquinando l’aria che i tuoi figli respirano e pure spendendo fior di quattrini [...] Ma pensate che la gente sa stupida? [...] E vi sbagliate, è solo male educata e peggio abituata ....”

Poi entra in scena Alvaro, che se n’è andato dai crucchi, e qui si ritorna sul mio volermi mimetizzare di cui qualche post fa e sulla facilità di vivere altrove:

“... Evitò i connazionali e le varie trattorie Bella Napoli, scegliendo di condurre vita da tedesco, “il rinnegato”, lo chiamavano i pizzaioli della zona, vedendolo tirare di lungo, senza affacciarsi una sola volta nel locale, “che qua pijamme pure ‘a Rai!”.
Solo dopo molti anni riconsiderò l’idea di tornare in Italia, ma la decisione fu sofferta, e tutt’altro che facile: se a Hannover gli mancava l’Italietta disperata ma tanto cinematografica, nelle periodiche rimpatriate bastava il primo intoppo, il primo autobus strapieno come un carro bestiame in ritardo di mezz’ora, o la cabina telefonica maleodorante di orina e la cornetta strappata perchè già rimpiangesse la Germania, ordinata, efficiente, appagata. Quando fece il grande passo, e si decise a tornare, operando una faticosa operazione psicologica di annullamento e rimozione di tutta quell’esperienza, c’era una cosa di cui non volle dimenticarsi: la vivibilità di una città profondamente ed estensivamente percorribile in bici. La sostenibilità di una città pedalabile. Il semplice che da noi è difficile a farsi. Industrioso...”

Fermerei l’attenzione sulla parola “appagata”: è appagata si la Germania, e così la Svezia: sono rilassati e tranquilli, lo dico per aver toccato con mano, ripeto; se tutto intorno ti gira nel modo giusto è ovvio che non parti incazzato come una iena appena ti svegli, non occorre che ti metta un’armatura pesa un quintale per affrontare la giornata e soprattutto non devi sprecare le energie a vuoto in gatte da pelare che in realtà sono fuffa. E così la questione della gente male educata e peggio abituata: quante volte non prendo la pista ciclabile perchè anche se c’è è invasa da coglion-pedoni? E questo è solo un piccolo esempio... A risentirci alla prossima polemica, su questi schermi naturalmente: Stay connected!!!