mercoledì 30 aprile 2008

C'ho l'ormone mormone

Questo è di Sahry-Valetudo che ringrazio con tutto il cuore; Mi darai più spesso una mano a scrivere vero???

Per gentile richiesta,
vi narrerò quest’oggi di una fanciulla di belle speranze con la quale ho condiviso il quinquennio dai quattordici ai diciannove.
Si distinse fin dall’inizio per l’aspetto da tipa più grande: i compagni detrattori dicevano che aveva “fascino per i grezzi” indicando opportunamente gli alunni della classe vicina; io la trovavo, veltronianamente, interessante.
A 17 anni costei, dopo aver vissuto le prime gioie del sesso con il vicino di casa al mare (non è un concetto contorto, ma in due parole non mi viene: praticamente ha una casa al mare, non isolata, in mezzo ad altre case, e in una di queste ci vive il vicino di cui sopra), dunque dicevo, dopo aver conosciuto le prime gioie del sesso, volle conoscerne anche il lato oscuro, perciò si unì a un individuo affiliato a quella setta conosciuta come Chiesa Cattolica Romana.
Naturalmente con lato oscuro si intende che l’argomento sesso fu oscurato…
Per il “gruppo” lì per lì averlo fra i coglioni non fu sinonimo di momenti malvagi: avevamo appena riposto le armi dopo le occupazioni a raffica degli anni precedenti, più o meno pronti a trasformarci in quel germe di generazione disimpegnata che il mondo aspettava; i discorsi ideologici, le prese di posizione politico-sociali, molto di questo sonnecchiava come intorpidito dal sole di mezzogiorno, per non dire dal rincoglionomento tardoadolescenziale (e sarà pure che passando dal ginnasio al liceo, il menage cambiò parecchio e dalla fifa ci si mise un po’a studiare…). Si lasciava dunque, per esempio, che il tipo, al 4°anno di ragioneria, ci sfottesse allegramente per la nostra scelta del classico…tutto sommato ha avuto coraggio, uno contro sette…e vabbè.
Passano i mesi, i due si lasciano: motivazione ufficiale “lei pienò di succhiotti il collo di un nostro amico, lui interpretò ciò come tradimento”; in realtà non lo tradì, si trattò di una banale tortura approntata durante una serata etilica, uno di quei momenti beati in sua assenza, e la marchiatura avvenne con diversi testimoni…ricordate, eravamo rincoglioniti, ma non esibizionisti!
Seguirono settimane di rappresaglie perpretate da lui ai danni di lei, ad esempio: squilla il telefono, lei risponde, dall’altro capo del filo parte “Bella stronza” di Masini…sarebbe troppo per chiunque, ma la nostra la prende con filosofia e anche con religione, infatti diventa un autentico conio di moccoli. Terreno di prova per sentirne bene la melodia il compianto cavalcavia verde su viale Strozzi: la nostra, percorsa circa metà del braccio sospeso, tirava fuori una voce che nemmeno Ignazio la Russa con una benagol nel culo potrebbe riprodurre, e lasciava andare l’ultima arrivata, che volasse libera verso la siae delle bestemmie.
Questa perla di grevità toscana ci ha rallegrati per mesi, mentre ognuno si avviava al proprio mezzo per tornare a casa.
Altre perle furono i racconti sull’ex supercatto: mi è rimasta impressa quella riguardo la lingua di lui, pare piuttosto grande e “invasiva”, per cui se al momento del bacio lei riusciva ad essere veloce nell’inserimento poteva contribuire, altrimenti rimaneva inerte a bocca piena. Greve è greve…

Ciao Hofmann e grazie!

Sahry mi ha comunicato questo lutto:

Morto in Svizzera a 102 anni chimico che scoprì Lsd
Reuters - da 2 ore 3 minuti
ZURIGO (Reuters) - Albert Hofmann, il chimico svizzero che scoprì l'Lsd, è morto all'età di 102 anni, riferisce l'organizzazione che ha ripubblicato il suo libro sulla sostanza allucinogena.
Hofmann è morto ieri nella sua casa di Basilea, dice sul suo sito web la californiana Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies.

Nato l'11 gennaio 1906, Hofmann scoprì l'Lsd quando una piccola quantità della sostanza gli cadde sulla mano durante un esperimento di laboratorio nel 1943 e lui notò una "notevole irrequietezza e una leggera vertigine".

Hofmann - che riteneva l'Lsd utile nelle analisi per capire come funzioni la mente, e sperava che potesse essere usata per riconoscere e curare patologie come la schizofrenia - difese la sua "droga meravigliosa" per decenni dopo che venne vietata negli anni Sessanta.


martedì 29 aprile 2008

E' arrivata "Principessa"

Levate i bicchieri! E' arrivata Principessa, o meglio era già qui ma era Raindrop. La signorina si è aggiudicata il titolo grazie a una detonazione gutturale di 7,4 decibel in piena lezione pomeridiana di rianimazione. Diciamo che l'ambu aveva bisogno di un'insufflata e lei, provvdenziale, ha subito rimediato riuscendo anche a svegliare chi dormiva. L'esplosione si è registrata al 45', attraverso la rotazione di 20° del busto di Filippo Pacini con alzata di bandierina del guardalinee, sentinella nell'ala est dell'anfiteatro. Tutta la classe si è voltata al celestiale rutto. L'appellativo è calato, in segno di approvazione divina, dai banchi superiori da cui Pupone Kapezzù e Manzotinapriegusta si sono affacciati dicendo:
"Pricipessa!?"
A fine lezione è stata consegnata anche la rituale fascetta con scettro e corona. C'è stata anche una raccolta fondi da ciò che molte hanno risparmiato evitando méches o permanenti dal parrucchiere.
Ma nessuno sa che volendo Principessa fa anche solo il frisé.

I mille e novantacinque giorni

1100 Euri di tasse (per la sola seconda rata dell'anno accademico in corso) non sono bastati alla segreteria didattica per fornirci di 140 fogli A4, anche riciclati, per fare il tema di neurochirurgia stamani. Tra l'atro dice che il calcolo era stato fatto male, ma che non ci verrà restituito un centesimo perchè sarebbe "appropriazione indebita"... ma come? Il conto lo fanno male loro, hanno anche studiato tanto per farlo, però quei soldi non li rivedi. O forse sì, ma solo dopo che tutti avranno 2cacato il lesso". Noi non siamo fra le facoltà messe peggio, parlo di medicina, ma le lauree triennali frullano senza una sede fissa per tutti e i 1095 giorni di carriera universitaria, da un'aula a un'altra. A storia dell'arte non hanno proiettori adatti. Come faranno a fare attribuzione non si sa... Ora dice che levano le tasse. Così invece che sulla cartigienica come stamani la prossima volta il tema lo me lo scrivo sulle mani e poi mi scortico.
Vergogna!

lunedì 28 aprile 2008

Belve di ieri agnellini di oggi

Stamani ho beccato la mia prof di mate del biennio liceale. La mitica Abbatangelo, chiaramente detta ABBA. Mi saluta (ero sudata come un mochovileda appena inzuppato nella varichina, però non sapevo di Cloro... stavo correndo...) col "bascino" (ha origini francesi), e al mio "come va?" ha scosso il capo, spenzolato giù i registri e i compiti dalle braccia che stavano attaccate alle spalle non si sa perchè e mi disce che i ragassi di ogi (non volevo citare eros, perdono!) sono molto fragili (r moscia), che è frustronte, che sombra un falliment continuo... nella mia mente: ha smesso di dare 4 a raffica??? Ma dalla bocca mi son fatta scappare un "su via, una persona che capisce la matematica ha conquistato la felicità con questo, per quanto mi riguarda!", per rassicurarla, dato che manca poco mi faceva la lacrimuccia (in realtà non volevo se la rifacesse con i pargoli entrando in aula)... Mi sorride, ma chiosa: "Non hanno coragio, voi eravate più forti". Stento a credere alle mie orecchie: noi, classe marchiata come PASSIVA, ci rompevano sempre i sacrosanti zibidei perchè eravamo amebe... però forse noi non eravamo cresciuti con i bavaglini con su scritto (li ho visti al mercato, giuro!) "Voglio diventare una velina", non avevamo il cellulare a 6 anni, crescevamo con fedeli dobermann (vedi foto di Eule e Maia) e merende di pane olio e pomodoro, le botte ce le davamo in cortile, non con i videogiochi, il liceo era in un ex condominio e si andava a fumare sulle terrazze pericolanti, invece del supercarcere che è ora: è un monolite peggio della Défense parigina, c'ha la piscina ma non la usano perchè mancano 3 piastrelle... forse aspettano che qualcuno ci si butti dentro.... Effettivamente però, ora che ci penso bene, l'Abba tanto torto sul coraggio non ce 'ha... Forse era anche faccia tosta, o per dirla con gli accademici della crusca faccia al posto del culo: alla prof. che le succedette, quella di mate del triennio per intendersi, che mediamente registrava 2 sufficienze in 3 classi con i suoi "plotoni d'esecuzione" (leggasi compiti in classe ed interrogazioni), e che un giorno di questi arrivò inviperita in aula vedendosi costretta a scrivere Cosa non bisogna fare in matematica di cui - a detta sua - avrei dato la maggior ispirazione nonchè contributo, a lei, proprio a lei dissi:
"Non c'è problema profe, basta che mi paghi i diritti d'autore!"

domenica 27 aprile 2008

L'Arrotino

Ai tempi del Sergente c'era il Magnano, quello che raccomodava mezzine, pentole e arnesi di casa, il cui arrivvo era suggellato dal coro dei ragazzini sull'aia che all'unsono intonava:

Donne,
gl'arriva i' magnano
palle d'acciaio
pipi di piombo
scappate donne sennò vi trombo!

Che ci credi te? Quando chiacchierano tanto in genere c'è da avere poca paura... il problema è che a parlare non era il Magnano, anche perchè aveva fisso uno stecchino in bocca, ma li regazzì. Comunque... un'altra figura che non possiamo trascurare è sicuramente quella dell'Arrotino, che forse rappresenta la branca specialistica nel settore lame del primo. L'Arrotino, uomo di mezza età, fumatore, con i denti incapsulati, la camiciola della salute e plumbeo in faccia, come i metalli che maneggia, arrivava con il suo mezzo, classicamente scassato, possibilmente un ape piaggio 250 con megafono, gettando l'invito alle massaie:

Donne,
è arrivato
l'arrotino

Molto più scarno del primo, minimalista, fatto proprio dall'esercente la professione, trova indubbia radice nel primo, di cui eredita l'incipit.
Ebbene, l'altro giorno mi sono scontrata con uno di questi personaggi, quasi letteralmente, dato che -x lo stupore- stavo per schiantarmi sul suo cofano con bici, zaino e compagnia.Infatti non si trattava del grande classico di cui vi ho appena parlato, ma della sua destabilizzante rivisitazione contemporanea; lo so già, urlando "Io minimo! Io Minimo! Dio Minimo e madonna Massima!" necessiterò di molte sedute dall'analista: la realtà talvolta supera la mia fantasia, indi per cui mi barrico nel tunnel. L'Arrotino di oggi è un ragazzo giovane, lampadato, pulito, con occhiale da sole, orecchino zirconato ed eventuale capsula dentale, che ritorna quale marchio genetico. Si sospetta che se le autoconfezionino (Il magnano andava sdentato). L'ape è stata sostituita da una monovolume blu, tirata a superlucido, da cui ti aspetteresti di veder saltar fuori hostess, accompagnatrici turistiche, contorsioniste bulgare o rappresentanti farmaceutici, ma la diagnosi differenziale è fatta attraverso il megafono, che sempre impera e che sempre si ostina a rivolgersi alle donne.

Blogger sahry ha detto...

Eh eh...chiedilo a Eule chi è l'arrotino dell'Oriolo...

28 aprile 2008 5.24

Eule, chi l'è???
Domanda da leggere con l'intonazione del Necchi (Amici miei) che si rivolge, incazzatamente cornuto, alla moglie.


Boccata d'aria

"come back to the hell"

E finalmente la finestra svedese ha un accompegnamento verbale.

Cara Isil, non ti preoccupare, tu pensa a vivertela, noi siamo qui sempre pronti ad aspettare le boccate d'aria che ci mandi, e lo sai che siamo dei tenacioni resistenti, lenti e inesorabili.
Un beso

1 commento - Mostra post originale

Blogger Isil ha detto...

Carissima!!! Sono davvero la regina delle cialtrone... chiedo venia se non mi sono ancora fatta risentire. Il ritorno in 'paradiso' è stato grandioso. La primavera svedese è una roba da brivido. Dopo tanta, tanta oscurità, finalmente tanta, tanta luce! E tutti mi dicono che non è ancora niente... tra un paio di settimane il sole non tramonterà quasi più. Euforia è la parola più adatta per descrivere cosa c'è nell'aria. E nonostante tutti i miei casini... sono euforica pure io! Dev'essere una specie di virus contagioso. Presto ti rifornirò di foto-testimonianza... intanto c'è già qualcosa su Flickr se ti va di darci un'occhiata.
En kram (che non è una parolaccia, vuol dire 'un abbraccio'),
Ele

Magica Eule

Blogger Eule ha detto...

Allora ad oggi non mi viene in mente nessun episodio di quando ero piccola che valga la pena di essere raccontato...ero un pischella abbastanza tranquilla da quello che mi raccontano, in compenso è con molto piacere che vi racconto il mio accaduto di oggi.
Sono tre settimane che aspetto un pomeriggio in cui non piova per prendere la mia amata Bicilétta (Fonte: Antonio Arinci) e fare un giretto, allora verso le tre prendo tutto l'ambaradan: scarpe con gli attacchi, occhiali, guanti e casco e parto conciata come se dovessi scalare il Passo Fedaia (19% di pendenza) fatti nemmeno 20 m arrivo allo stop della via di casa mia e cerco di fermarmi, ma che accade: per staccare i piedi dai pedali bisogna dare un colpo secco col tallone verso lo'esterno, insomma io non so come ma fatto sta che i piedi mi sono rimasti attaccati ai pedali e io, per una strana legge della fisica, sono finita a terra come un sacco di patate atterrando con i miei quasi 70kg sul mio gomito destro, sicché non vi dico i moccoli che ho tirato!! Ma il destino è befardo si ferma una macchina alzo gli occhi o non sono due giovani carabinieri di leva (Dio...!) Uno scende e io nell'arco di 3 centesimi di secondo ero già in piedi, mi fa: "ti sei fatta male?" e io "no, no" "però dì la verità stavi meglio prima!" e dentro di me "vorrei essere colta da un fulmine in questo preciso istante pur di non continuare questa conversazione", insomma poi prendono tra ristine a presa di culo e se ne vanno...
Io che faccio: vestita come Damiano Cunego, mica potevo tornare a casa, poi i campioni picchiano certi stianti e arrivano sempre (o quasi) alla fine delle corse!! Decido di andare comunque, trovando la pioggia, e rischiando di perdere la catena della Bicilètta per strada per ben 2 volte...
A volte sarebbe da preferire lo sport passivo...si guardan sempre volentieri le partite di rugby o della Viola no?

Tesoro, quando me la scannerizzi la tua foto da piccola col cane? E' fantastica, surreale, dobbiamo fruirne tutti!!!
Come va la botta?

venerdì 25 aprile 2008

Fruttariani

"Giochiamo a signore?"

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Blogger sahry ha detto...

Il Daks ha sconfinato il blog, sappilo! Ho scoperto che il modo di dire "non c'è più banane" non è universale, perciò mi serviva un esempio efficace per spiegarlo...proponiamolo a De Mauro!

23 aprile 2008 4.00

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Blogger sahry ha detto...

L'argomento è foriero!
Da piccolissima avevo due grandi passioni: l'uva e i mandarini. Della seconda sopravvive nella tradizione orale l'episodio di quando la zia stava preparandomi la merenda separando delicatamente gli spicchi dell'agrume suddetto, uno per uno...lasciando incustodita la metà non ancora sezionata, che provedetti a ingurgitare provocandomi un immediato soffocamento. Viola e starnazzante, attirai l'attenzione della zia, scioccandola a vita: ebbe tuttavia la prontezza di sfilarmi il tappo a mani nude.
Della prima invece ho pure la prova-immagine. Approfittando di qualche attimo di distrazione della nonna, mi precipitavo al cesto sul terrazzo per sottrarre un po' di chicchi dai grappoli lì conservati: ma una volta volli di più. Ignara della sorte beffarda, prelevai dal cesto l'intero grappolo, alto la metà di me, e mi affrettai verso la finestra di camera mia. Mentre correvo (?), da dietro arriva la mamma armata di macchina fotografica...realizzò uno scatto dal gusto Lucas-oriented: non mi riprese frontalmente, bensì mirò all'ombra che la mia figura proiettava sulle mattonelle della terrazza! Meglio della locandina di Star Wars, quella di Anakin bambino con l'ombra di Dart Vader...

23 aprile 2008 4.28


Perchè non scannerizzi sto scatto e me lo invii, così ci deliziamo anche noi???

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The pains of the youth shits

Blogger massimo ha detto...

squitty ha sicuramente una dignità propria !!...quindi può camminare da sola e " fortunato colui che conosce una squitty ".....della serie non è la caduta che fa paura ma l'atterraggio... oggi uno studente ha chiesto l'ILIADE in latino, visto che in greco non va molto bene...!!!!
ciao bella squitty
massimo

23 aprile 2008 5.23

Ma I dolori delle giovani merde Te l'hanno + chiesto?

mercoledì 23 aprile 2008

metafrutta

La mitica nonna della Diva, la zia Angelina, è una donna speciale. E' sorella del Sergente, e questo la investe di un'aura di santità (per averci avuto a che fare nell'infanzia); è una donna buonissima ed è stata una fervente ciclista. Andava in bici dove poteva: a fare la spesa, ad accompagnare le nipoti a scuola, o a prenderle se si sentivano male, esordendo in classe con un "Caccolona! Icchè t'ha fatto???" Spesso era stuzzicata dalle cugine che suonavano per finta al campanello, da cui i ben noti nel palazzo:
"Va a piglialo in culo te e la troia di to mà!"
"Iddio t'inculi a luce elettrica!"
Sull'origine del secondo esistono varie teorie.
Le cugine avevano i capelli lunghi, cosicchè la zia era costretta a legarli bene. Li stringeva così tanto da tirarne gli occhi a mandorla; le piccine infatti sentivano spesso chiedere: "Ma sono adottate?"
Un giorno d'estate, con la sua bici, una fiammante graziella rossa, era andata a fare la spesa. Ritardando, in casa inizarono a chedersi dove fosse. Proprio mentre se lo chiesero ad alta voce, sentono, dalla finestra spalancata per la calura, un botto seguito da un soffocato:
"Ohioioioioioioioioiociicicicici"
"Ohioioioioioioioioiociicicicici"
"Ohioioioioioioioioiociicicicici"
"Ohioioioioioioioioiociicicicici"
"Ohioioioioioioioioiociicicicici"
Si affacciano: la zia era adagiata sulla bici, che col peso delle buste non aveva retto la piega in curva e in discesa in direzione del garage. Era circondata da un'adunata di meloni, prugne ancora rotolanti, mele e susine, ma sempre trionfante sulla carcassa del suo trono d'acciaio e ruggine, con la camicetta appena smossa e l'occhiale di traverso.
Qui erano finite le banane, le pere, le mele, le fragole. Non siamo alla frutta, siamo oltre.

Giochiamo a signore?

I bambini sono avanti; quante se n'è fatte e di quante cose ganze, anche un po' meno noiose delle reali, eravamo convinti... belli spavaldi. Per esempio credevo che i miei, se mi facevano (chiaro, lo facevano A ME, egocentrica nei geni!) un fratellino o una sorellina, si dovessero risposare. Una volta, all'asilo, mi si bucò una calza; era di lana grossa, rossa e lo sbrano era perfettamente tondo. Ovviamente mi misi a cercare il pezzo mancante. Un giorno colorai a matita (rosso e verde) la kitchstatuetta della venere di milo della nonna perchè mi sembrava palliduccia, proprio al Sergente che l'aveva sbiancata con la varichina; non vi dico le madonne che tirò. Queste si ripeterono quando mi beccò che affrescavo il muro della terrazza con un bel pennarellone indelebile nero di scritte giapponesi (questa è colpa dei cartoni animati). Lì volarono gesù bambino, la mamma e il papa all'unisono seguiti da rincorsa con battipanni ai danni della sottoscritta. Ma la meglio la feci quando, giocando a signore, tentai di imitare mammà: ogni tanto vedevo che prendeva gli assorbenti (all'epoca manco sapevo che si chiamavano così); ne presi uno e "ohoh! Sorpresa!" noto che aveva l'adesivo. I miei neuroni si attivano e dopo un quarto d'ra di calcoli dedussi che la colla andava sicuramente appiccicata alla pelle, altrimenti come faceva a stare fermo? E fu così che mi feci la prima ceretta all'inguine.
Quindi nell'eterna questione tra assorbente esterno e tampax non posso che pronunciarmi a favore della seconda possibilità, e poi le Tampax5ever sennò dove me le mettete??? Aveva ragione Freud, è tutto nei primi 5 anni.
Aspetto i vostri lampi di genio infantili.

PS
Per quanto riguara DAKS ("Ile, un c'è più banane"), mi son dimenticata una perla: aveva momenti di profondità, come quando faceva le scorregge finte dalla finestra mentre arrivavo, gesto da leggere alla stregua dello scodinzolio di un cane che tenta di saltarti addosso mentre rientri a casa. Altri di questi istanti si manifestavano quando mi comprava o mi faceva arrivare mazzi di fiori: pulciottina! Il fioraio era sempre lo stesso, quello del cimitero di Peretola.

martedì 22 aprile 2008

Garçon de la port accant

Con l'esorcista nel 2° PS del post precedente m'è subito venuto in mente... Sahry, come lo chiamiamo? Ma si ci sono.... XXYY, detto Il monte di sudicio. Trattasi di energumeno, con 1 dei 2 mq della pelle disponibili (anche 3 nel suo caso) adornati con draghi nelle versioni ruttanti lingue di fuoco e a riposo, smascellamento da MD (extasy) o piercing linguale, masticamento continuo del piercing al lato sx del labbro inferiore nella modalità proiezione-introiezione, che tenta di imitare un amplesso ben riuscito ma smaschera un edipo non superato il tutto condito da un titillamento fluttuante dell'altro piercing, quello al sopracciglio dx; il gesto induce a sospettare che l'abbia scambiato col clitoride della sua -ormai infatti EX- ragazza. Non si sa se sia portatore di altri fori metallati, ma forse è meglio ignorarlo. Sicuramente però il suo organismo metabolizza una serie di principi attivi da fare invidia alla bayer. Credo che gli siano arrivate proposte dalle farmacie ospedaliere di zona. Il tipo s'incazzò quando, ricoverato per un incidente, fu messo tra i tossici; ignorava che lo volevano mettere al centro di una nuova strategia economico-aziendale e non gliene importava un sacrosantissimo cazzo che i suoi lvelli di cannabinoidi avrebbero messo KO Woodstock intera. Ora si parla tanto di produzioni alternative...
Questo garçon de la port accant un jur si trovava in buona dopo un cartone che lo aveva sbattuto nel paese delle meraviglie vestito da coniglietta di playbboy (probabilmente si trattava di ketamina, sostanza oramai desueta anche in anestesiologia, dato che provoca incuBBi), ebbe la geniale idea di infilarsi in chiesa; e fin qui ok. Si volle confessare. Alla fine il prete non gli disse "4 ave marie e 1 padre nostro", ma "ragazzo, bisogna rivedersi".

domenica 20 aprile 2008

Ammore e letteratura

Blogger massimo ha detto...

brava squitty, queste bellissime parole stanno bene nel tuo blog!!..il gioco del mondo come il gioco della vita, un viaggio delirante, sotto pelle, in silenzio, senza rincorsa, quasi terapeutico...
ciao
massimo

Bravo a te, caro Massi, che me le hai fatte scoprire. E' il regalo che tutti vorrebbero sotto l'albero di natale, o per il compleanno.

PS "Squitty" non è un'altra delle mie personalità (o forse si.. Massi che dici, ha dignità di vita propria? La selezioniamo?). Innanzi tutto è un'altro dei miei soprannomi; il battesimo è stato celebrato da san massimolbraio battista, quando lavorai ala Marzocco... Al pubblico ne succedono tante e lui l'ha raccontato in un bellissimo spettacolo teatrale. Spero che ci delizi con qualche perla (Massi quella della bibbia, ti prego!)... Io posso farlo con un aneddoto che riguarda la biblio, Sahry non so se ricordi: venne una mimmina a chiedere un libro per la mamma e si ricordava male il titolo, che era composto da due parole; Mi disse, affacciandosi al bancone in punta di piedi:
"Viva bruciata"
E io:
"ma sarà VIVA ZAPATA"
La piccina ferma ripetè incrollabile la formula invariata.
Mi giro con la faccia apunto interrogativo e incrocio, nella vetrina delle novità, il testo "Bruciata viva".

PS Massi, qui non ci vuole la terapia, ci vuole l'esorcista!



Una delle più belle pagine d'amore che siano mai state scritte.... Lo conosco grazie al Libraio Massimo, che ringrazio moltissimo.
Di Julio Cortazàr, da "Il gioco del mondo", Cap. VII

"...
Tocco la tua bocca, con un dito tocco l'orlo della tua bocca, la sto disegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, e che per un caso che non cerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorride sotto quella che la mia mano ti disegna.
Mi guardi, mi guardi da vicino, ogni volta più vicino e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta più da vicino e gli occhi ingrandiscono, si avvicinano fra loro, si sovrappongono e i ciclopi si guardano, repirando confusi, le bocche s'incontrano e lottano tepidamente, mordendosi con le labbra, apoggiando appena la lingua sui denti, giocando nei loro recinti dove un'aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di affondare ei tuoi capelli, carezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, se soffochiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo del respiro, questa istantanea morte è bella. E c'è una sola saliva e un solo sapore di frutta matura, e io ti sento tremare stretta a me come una luna nell'acqua.
..."

giovedì 17 aprile 2008

scassabubboli

La nostra cara Raindrop ha una caposala scassabubboli, che più non si può; e infatti oggi l'ha chamata acidissima a rapporto. Lei, inoltrandosi per il corridoio ha iniziato a pensare perchè e La nostra cara Raindrop ha una caposala scassabubboli che di più non si può; e infatti oggi l'ha chamata acidissima a rapporto. Lei, inoltrandosi per il corridoio ha iniziato a pensare perchè e la coda trale gambe puntava su:
-Calzino zebrato
-Mollettine fluo
Niente di tutto ciò. Vediamo di sganciare qualche alro dettaglio: la nostra, sta svolgendo tirocinio in una rianimazione, dove la maggior parte del tempo, per ciò che ci è permesso fare, finisce a controllare la persona ed i parametri che si ritrovano su un monitor; essendo molto alta ed avendo le braccia molto lunghe, si trovava per un attimo sulla porta della stanza che gestisce con le mani appoggiate sulla tasche della casacca maco infilate dentro. A me di sicuro mi beccava con le dita nel naso, comunque le ha detto, dopo che era stata tutta la mattina rintanata nel suo ufficio senza mai farsi vedere:
"Sai, non dai un'immagine positiva di te"
Ma perchè uno non c'ha la risposta pronta spesso? La Titti ha suggerito, per la prossima volta, di farsi trovare con le mani zeppate nelle tasche dei pantaloni, sottolineando canterina:
"Ma io mi sto masturbando e sono felice".
Perchè mi fanno schiantare queste formalone, queste superfcialone, queste sacerdotesse dell'etichetta: puoi anche dare l'immagine di te che vuoi, basta tu non sia con le mani in tasca. Perchè quello che conta non è allora neanche lavorare, ma darne l'idea. Ma che è la stagione delle fave?

martedì 15 aprile 2008

Porci con le ali

Blogger Eule ha detto...

Dicevamo ieri sera con Aldina che anche il tempo risente del risultato delle elzioni politiche! Infatti era un tempo di merda!

19 aprile 2008 9.13

Elimina
Blogger massimo ha detto...

dal 14 aprile 2008 ho cambiato il mio nome in PARIDE ..partigiano PARIDE !...siamo in pericolo.

24 aprile 2008 3.18


I fatti del giorno impennano la bilancia dalla parte della partenza, dio porco. Stasera mi sento immanentista. Dire porco dio, come si convenne con Valetudo e Eule, ti fa venire in mente un maialino di latte con la maglietta di superman, il tutù, l'aureola e le ali. Mentre il contrario pone l'accento sul principale, lo mette al centro del bersaglio. Il grande paranoico, per dirla con Pennac, ha rotto i' cazzo. E anche questa volta, dato che qui siamo in un'isola felice, nessuno l'ha votato ma ci si ritrova tra i coglioni...
Commento del Sergente, ovvero completa la frase: "I' Piave mormorava..." seguito da un sms (il Sergente oltre a guidare scrive sms e mail, se debitamente istruita, è nata nel 1932!!!) a un'amica:
"Che cenciata! Sei contenta?"
L'amica: "come una Pasqua"
Quei gran pezzi di merda della TV ci girano il dito, nella piaga: qualsiasi canale parla dei vincitori. Basta, s'è capito, ora rimbambiteci con i telefilm, le soap e i reality, non vogliamo altro. Meglio, perchè se un giorno mi pignorassero la TV non avrei problemi.
Non ci resta che sperar nel tempo buono.
Moretti se la sarà fatta una canna?
Aldina, ti supplico, indora la pillola con la tua ricetta dello Apfelstrudel...

domenica 13 aprile 2008

cartigienica

Uscita dalla cabina elettorale non sapevo bene se mi sentivo come se mi fossi pulita i' culo senza avè cacato (vedasi il detto livornese di inzio anno), o come se l'avessi fatta senza essimi pulita i' culo.... fra tutte e due un saprei icchè scegliere...
Entrando ho visto uscire una coppia di ultra-ottantacinqunni, scortati dal badante, mano nella mano; è molto raro vederne così, in genere sono a braccetto. Erano distintissimi, col vestito buono delle grandi occasioni, riconoscibile dal vago sentore di naftalina che emanavano. M'è venuto da pensare che a questi due gireranno i coglioni a duemila. Che magari hanno fatto tanti sacrifici e chissà se gli piace quello che lasceranno; voglio dire che stanno vedendo un paese abbastanza decrepito magari sarebbero più cotenti di vederlo un pò più vitale... Magari nel '67 i loro figli cantavano "E la pioggia che va" dei Rokes
(Quante volte ci hanno detto sorridendo tristemente
le speranze dei ragazzi sono fumo
Sono stanchi di lottare e non credono più a niente
proprio adesso che la meta è qui vicina)
Ma allora si stava tutti insieme, si condivideva; i miei andavano al mare i 5 in una 500, carichi di bagagli (sul tetto, raggiungevano un'altezza doppia rispetto al veicolo), tutti nella stessa casa. Oggi a casa mia ci son i cancelli, e mia madre crede di scoraggiare i ladri, a me pare di stare in prigione, mi sa che la paura ci ferma, che la frenesia non ci faccia avere più tempo, che poi dopo le tue 8 h di flessioni (vedasi cococo & simili) ti chiudi per forza nell'autismo dell'ipod. Mi metto prima in questa lista, dato che son cose che faccio anch'io. E quindi io a qei due vecchietti li ho anche un pò invidiati, perchè nel loro romanticismo liceale mi hanno fatto pensare che forse sono più vecchia di loro. La Titti al che mi ha detto: "La vecchiaia è uno stato mentale". Più pragmatica Chantal d rimando: "La vecchiaia è uno stato del cuoio capelluto". Ho capito che tra non molto inizierò a farmi tinte ai capelli. Ragazzi accetto molto volentieri i consigli, rossa come mi vedete? E' tutta colpa della mezza stagione che non c'è più.

Te richiamo io...

E dato che di mamme parliamo, vi propongo questo pezzo della Ballestra, magistrale esempio di ciò che la mamma ti pò lasciare in segreteria; da Gli Orsi:

"...
"Cocca, so' mamma, non ce stai mai? State sempre fòri a cena? Te volevo dì che t'ha cercato uno, pe' Reggio Emilia, un poeta tanto gentile. Gli ho dato il numero, d'accordo? Vabbé, ciao. Richiama. Fa freddo, su? Qua no, tutto bene, te richiamo io."
..."

O che si diventerà tutte così?

Eule, la voce di mamma

Blogger Eule ha detto...

Insomma è arrivata davvero, e sono felicissima!! Ringrazio la Titti e Sahry che mi hanno accompagnato e anche tutti gli altri che si sono fatti sentire!! E' stata davvero una bella esperienza!Poi con Eule è stato amore a prima vista! Non si poteva più aspettare!
Ma ragazzi il bello è stato quando sono arrivata a casa! La nonna subito "fai vedere, fai vedere", e, non credevo alle mie orecchie, mi fa "Oddio bellina!!" E io penso che sia completamente partita di cervello, ma non è tutto! Dopo un po' sulla scrivania in camera trovo un pacchetto e la mamma mi fa "No sai è per festeggiare la civettina!" e dentro c'era ovviamente un gufo il più bello della mi collezione ad oggi!! E' vero le mamme hanno delle risorse davvero insospettabili!
Un bacio a tutti anche da Eule!

12 aprile 2008 3.57

giovedì 10 aprile 2008

come back to the hell

L'Elfo è tornato! Si è svesizzato ancora di più di quanto già non fosse, con le sue chiome lisce e bionde, e le sue palle sempre più cubiche, ha appuntito gli spigoli. Ci racconta, nella x lei ormai strana luce del sud Europa e nell'umido totale, le meraviglie che rendono la Svezia un paese davvero civilizzato. Non sono solo i mezzi di trasporto in orario e anche di notte, l'assenza di barriere architettoniche, lo spazio e il paesaggio o gli asili in qualsiasi posto vai, gli aiuti veri dati alle famiglie (passeggio-carrozzina-seggiolone e rifornimenti di pannolini x quanto servono), che ormai sono strarinomati; Ci conferma l'esistenza di esseri umani maschili che si occupano dei figli mostrandoci foto di tali esemplari al parco. Il popolo svedese pare essere molto salutista, e infatti la domanda non è:
"Fai uno sport?"
ma
"Quanti sport fai?"
Hanno l'abitudine di non mettere le tende alle finestre e su questa usanza ci sono varie ipotesi:
a. Dato l'uso spropositato di candele e l'alta infiammabilità della stoffa i due fenomeni sarebbero contemporaneamente esplosivi
b. Possono sbirciare indisturbati nelle case e magari anche beccare qualcuno che si spoglia... se i vicini sono dei vichinghi biondi, è il caso di dirlo, il gioco vale la candela!
Al supermercato hanno anche cestini colmi di banane per i bambini: i piccoli che accompagnano mamma e babbo possono così fare merenda e ciò offre il duplice vantaggio che non chiacchierino-strillino a bestia. Da noi se le fotterebbero i grandi di sicuro. Entrando dentro la coop svedese c'è una specie di pre-entrata dove lasciare bottiglie per le quali vengono rilasciati 50 cent. a pezzo, che possono essere anche devoluti a beneficio delle organizzazioni ecologiste.
Non è finita: esistono centrali ecologiche dove le famiglie si recano con le macchine cariche di rifiuti il fine settimana, rigorosamente con i figli; hanno dvisioni molto rigide, se sgarri c'è l'addetto che ti cazzia, ma è lo stesso a cui puoi chiedere se non sai dove buttare il legno laccato, eh si perchè il legno va mica tutto insieme, c'è il contenitore per quello al naturale, per quello impregnato... e così via per tutto.
Quasi quasi il curriculum al Karolinska lo mando sul serio....
Presto, dato che la nostra si è dotata di fotocamera digitale, avremo dele finestre su cotanta maraviglia....

mercoledì 9 aprile 2008

Affrontare il Derma

Finalmente è arrivata: die Eule è con noi. E' sbocciata oggi pomeriggio presto affiorando sulle ultime vertebre cervicali... mammaEule era chiaramente agitata da ottima primipara, ma non potevo spiegarle cosa si provasse, prima che l'avesse fatto; allora ho tentato di arrampicarmi sugli specchi con un:
"Devi affrontare il derma"
Come mi escono no lo so, ma dev'esser stata la visione delle manette di peluche rosa che mi ha messo su di giri... Ho tentato di incatenarmi al reticolato dell'espositore, ma il risultato è stato di far cadere una vedova nera -sempre in peluche- e di farmi sgamare subito dall'artista propietario dello studio.
MammaEule è stata bravissima, rideva anzi. Secondo me farsi i tatuaggi libera endorfine; io mi stavo per addormentare infatti. Mentre eseguivo il book, Sahry ha sondato il terreno per la questione nonni: Eule, scommetto che quando sei tornata a casa hai trovato il fiocco rosa alla porta! Abbiamo convenuto che le mamme hanno risorse insospettabili: inizialmente contrariate o scandalizzate da certe idee che prendono alle figlie (comprarsi gli anfibi, farsi un piercing, farsi un tatuaggio, comprarsi un mezzo a due ruote, andare in giro scollate), possono passare dalla fase dell'indifferenza -"mmm, finchè fai col tuo, accomodati!"-, ma sicuramente arrivano alla fase: "però, a pensarci bene, non è niente male", per arrivare a "ma come ti sta bene!" / "Rosa ti donerebbe di più". A questo punto le hai perse: anche loro pensano a farsi un tatuaggio/piercing quello che è, e mascherano ciò divagando con raccomandazioni del tipo: "Andate piano" / "Copriti" proprio quando stai uscendo per andarti a decorare/sforacchiare & co.
E ora Eule, con quelle ali sulla schiena, non ti resta che spiccare il volo!

Antò

Dopo la notte al pronto me lo dovete concedere, quindi anche in questo post farò la pelandrona e farò parlare altri; non ho ancora dormito, ho l'adrenalina a palla, è un luogo controverso ma affascinante; ho lavorato benissimo, uno dei pochi posti (insieme alla Biblioteca di Borgo) dove mi son detta: qui ci potrei restare anche tutta la vita; quando i colleghi, prima come ora (Sahry!!!), sono validi va tutto liscio come in discesa.

Ora vi cito Silvia Ballestra, che ad inizio anni '90 pubblicò una raccolta, Compleanno dell'iguana, che si trova adesso terribilmente fuori catalogo; ristampato nel 2004, è stato RESO perchè non vendeva... e vende Melissa P... Ci stupiamo che domenica si rivota???
Sentite che perle... giudicate voi....

Da La via per Berlino, il I Capitolo, "Un'adolescenza Pescarese"

"...
Antò Lu Purk è nato a Montesilvano, provincia di Pescara, nel '69, lo stesso giorno che l'uomo ha conquistato la luna.
Ha trascorso questa adolescenza pescarese mangiando parrozzi alla pasticceria Primo Vere, in Piazza D'Annunzio; smadonnando in riva al mare estate e inverno con gli amici del cuore Antò Lu Zombi, (attualmente apprendista trimestrale alle poste ferrovia di Pianello); Antò lu Mmalatu, (infermiere alla casa di cura Vittoriale); Antò Lu Zorru, (giornalista free lance al quotidiano Il Centro di Pescara, con il falso nome di Antonio Possis d'Arno).
Fino ai 16 anni i 4 Antò hanno cercato di concupire le figlie dei giostrai staglionali in tournée nella zona Francavillla a Mare-Roseto. Palpavano, più che altro: chiappette sode dell'Alto Lazio; puntavano uccelli guizzanti contro cosce e pantacalze alla Cercasi Susan Disperatamente; sussurravano negli orecchi giovinetti frasi come "Pss, stu batacchio trepidante, pacca 'l culo a lu passante!" O anche: "Psss, se te lascerai 'chiappà, goderai fino a dumà!"
Figurarsi.
Le figlie dei giostrai avevano cominciato a suonare organi trentacinuenni prima dei 12 anni; pertanto, ogni volta che i 4 Antò comparivano inutilmente assatanati all'orizzonte, le ninfe li portavano per culo settimane di fila in tutte le fiere del circondario.
"Prustitute" diceva autoconsolatorio Antò Lu Mmalatu. "Zoccole."
"27 centimetri di manico" constatava Atò Lu Zorro. "Chiunque se la farebbe sotto, al posto loro"
"27 da moscio" precisava Antò Lu Purk, con fare da imbonitore d'aste.
Comunque i 4 Antò nonostante la presunta attrezzatura da guinness, non conobbero l'intimità femminile prima dei diciott'anni, quando decisero che era giunto il momento di dare una svolta importante alle loro vite, separandosi definitivamente: questa, almeno, è la voce messa in giro dalle gemelle Treves, loro tradizionali nemiche.
Sia come sia, di quel periodo post puberale è rimasta storica la volta che Antò Lu Mmalatu tentò di mordicchiare i capezzoli di una certa Sonia di Rieti; la prustituta andò a riferire tutto ai fratelli, i 4 Antò furono inseguiti per chilometri di statale, con questi nove tra fratelli e cugini alle calcagna.
le scorregge dei tubi di scappamento di vespini e Benelli truccatirimbombarono da Piana di Tecce a Silvi MArina in n fortunale di marmitte che vrebbe potuto far abortire donne incinte.
Gobbo sul manubrio della vespa cinquanta, gli occhi che lacrimavano per il vento, Antò Lu Purk smanettava come un dannato, mentre Antò Lu Mmalatu urlava "Dagli gas! Dai gas in nome di Gesù, o questi ce tajano le palle!"
Non potevano farcela, i 4 Antò sulle 2 vespe.
I fratelli e cugini giostrai riuscirono a raggiungerli all'inizio della salita di Torremozza: furono circondati dalle posse dei vendicatori, presi a pugni e sputi da tutte le parti, prima che un contadino facesse accorrere i carabinieri giù dal paese.

Antò Lu Purk, verso i diciott'anni pesava 91 chili. Aveva qesto fisico impressionante da giovane barile di campagna. Scuro di incarnato, capelli ricci, filava sulla vespa arancione in contromano nei tratti di lungomare che collegavano casa dei suoi al liceo artistico Duca degli Abruzzi.
In classe, Antò Lu Purk stava seduto stravaccato, la panza sbordante dall'orlo verdolino del banco. I compagni lo rispettavano e temevano, i professori avevano sul suo conto idee contrastanti, nel senso che, non essendo Antò Lu Purk completamente scemo, rifulgeva in talune materie quali disegno ornato, punto a giorno, eccetera; soprattutto la professoressa di applicazioni tecniche, la signorina Laura Sasso, gli voleva bene. Nei consigli d'istituto sosteneva che lui era un ragazzo in gamba, forse bisognava solo prenderlo per il verso giusto.
Figurarsi
Comunque, il Lu Purk venva rimandato tutte le estati in tre materie: italiano, matematica, disegno dal vero.
Il giorno che mettevano fuori i quadri, Antò Lu Purk faceva sceneggiate incredibili: davanti alla bacheca gli occhi diventavano subito umidi; lui afferrava compagn presenti a caso, pizzicava braccia, strizzava polsi; chiedeva conforto e pronunciava bestemmie irriproducibili qui, in cui prevalevano le invocazioni a San Giuseppe falegname.
Poi, alla fine dell'estate, si presentava agli esami di riparazione senza mai aver aperto libro; se possibile, in una forma peggiore di quando aveva meritato la bocciatura. Più che altro copiava agli scritti; durante gli orali diceva spesso che si sentiva poco bene; era emozionato; il mese prima gli era morto un caro amico e allora lui non aveva avuto i ervi per prepararsi a puntino.
Sempre verso i diciott'anni, in vista degli esami di maturità, forse schiacciato dall'angoscia per l'imminenza del supremo giudizio, l'idea della visita medica militare, la fine dell'età dell'oro, Antò Lu Purk s'era fatto prendere dalla fissa d rivisitare i luoghi d'infanzia; nonostante avesse ormai i capelli a cresta di gallo, grinta da rocker, vestisse pantaloni di velluto a coste fine e giubbotti in pelle sfrangiati su maniche e punto vita, ogni volta che rivedeva la carovana dei giostrai dalle colline gli si allargava il cuore, una lacrima poteva rigargli il viso. Allora scalciava il pedale d'avviamento, smanettava frenetico sul gas, scendeva con la vespa scorreggiando a precipizio lungo il sentiero di bossi, elci e frassini. Raggiungeva il letto della statale, tentava di affiancare i torpedoni dei giostrai facendo grandi gesti di saluto, gridando felice "Alè, Cumpà! Bentornati, cumpà!"
Sbandava sulle piccole ruote lungo il margine della carreggiata, alzava polvere e breccino in scodate di frenata.
Sul serio.
C'è stato un periodo, sui diciott'anni, che ogniqualvolta rivedeva la gente del luna park lui veniva assalito da nostalgie indicibili, furiose rimembranze: cercava di trasmettere questo sentire poetco agli altri ANtò, ma quelli se ne fottevano, essendo incommensurabilmente più rozzi del nostro. Comunque, fu il periodo che gli altri Antò lo soprannominarono Antò Lu Park, o anche: Antò Lu Giostraio.
Andava alla ricerca di questo paesaggio umano fantastico, popolato di Sonie, Jessiche, Vanesse: gli amori perduti di gioventù.
Pochi anni dopo la storia con i nove tra fratelli e cugini giostrai della prustituta Sonia, Antò Lu Purk era riuscito a introdursi nell'ambiente, fare pace con tutti, diventare fratello di sangue zingaro dei più importanti capi giostrai. Inutile aggiungere, che dietro il portento di tanta riappacificazione ecumenica c'era l'appalto di svariati etti di libanese rosso, la carica di spacciatore ufficiale della zona Montesilvano. Silvi Marina ovest, in gioco.
Sul lavoro Antò Lu Purk esibiva sangui freddi straordinari, amava presentarsi con 'sto portamento rilassato, per certi aspetti quasi elegante.
Teneva particolarmente a far sapere che lui non trafficava fumo per soldi, ma per scelta culturale, passione.
Figurarsi.
Comunque, per avallare questa tesi, Lu Purk vendeva preferibilmente ad amici o amici di amici: gli altri Antò non furono più tanto allegri esoddisfatti come in quei mesi, sempre a fianco del loro capo carismatico, beneficiari di sconvolgimenti commoventi e agratiss.
..."

Lavativa

O vediamo se mi riesce di fare bella figura e spendere poco: ci sono dei personaggi che non possono restare ignoti, arriva il primo, lascio la parola ad 'Ala Al-Aswani, che con il suo Palazzo Yacoubian ci ha fatto questo prezioso regalo:

Parla di Zaki al-Dusuqi, indolente e avido ingegnere che abita il palazzo; bey= titolo di rispetto con cui ci si rivolge a una persona laureata

"...
Giunto all'età di 65 anni, con tutti gli alti e basi, è sempre ruotata intorno a un unico perno: la donna. Zaki è sempre stato prigioniero della dolce schiavitù del sesso femminile. Per lui la donnan on è una passione che si consuma e si estingue a poco a poco dopo essersi incendiata. Per lui la donna rappresenta l'intero mondo della seduzione con le sue infinite e molteplici immagini: seni prominenti e vigorosi, capezzoli turgidi come chicchi d'uva, sederi morbidi e flessuosi che vibrano pronti a ricevere un repentino e impetuoso retroattacco, labbra tinte di rosso che, assetate di baci, sospirano di piacere, capelli dalle svariate fogge (lunghi e lisci, lunghi e crespi, le trecce al vento, sempre in ordine, corti à la garçon, che rivelano insolite predilezioni). per non parlare degli occhi! Ah, com'erano belli quegli sguardi sinceri, menzogneri ed equivoci, quegli sguardi dissoluti o pudici, com'erano belli perfino quelli adirati e pieni di disappunto! A tal punto, e anche oltre Zaki bey ama le donne. Ne ha conosciute di tutti i tipi, a cominciare da Nabila Kamla, nipote dl vecchio re, che gli ha insegnato le usanze delle alcove reali e i loro rituali: dalle candele accese tutta la notte alle creme e i profumi da spalmare sul corpo. Da Nabila KAmla (quella dalla voglia insaziabile) ha imparato come cominciare, quando smettere, e come sollecitare spudoratamente le diverse posizioni erotiche con dolcissime parole francesi. Zaki bey ha amato donne di tutti i tipi : ballerine orientali, straniere, donne benestanti, mogli di uomini importanti, studentesse universitarie e de liceo, ma anche donne malfamate, contadine, domestiche. Ognuna aveva un capriccio differente. Spesso, ridendo, ha comparato le arti amatorie di NAbila Kamla, governate da un rigido protocollo, con quelle della mendicante che, una notte, ubriaco, ha rimorchiato sulla sua Buick e si è portato nell'appartamento di vicolo Behler. Quando l'ha accompagnata in bagno x lavarla con le sue mani, ha scoperto che a causa dell'estrema povertà si era confezionata gli indumenti intimi con la tela dei sacchi di cemento vuoti. Ricorda ancora con un misto di tenerezza e malinconia l'imbarazzo della donna nel momento in cui si era tolta le mutandine sulle quali c'era scritto a grandi lettere: "Cemento Portland Tura". Era una delle donne più belle che avesse mai conosciuto e una delle più focose. Tutte queste esperienze hanno fatto di Zaki-al-Dusqui una vera autorità in materia di sesso femmnie. La sua "scienza della donna",come la definisce, offre strane ed originali teorie che, condivise o no, meritano una certa considerazione. Per esempio ritiene che le ragazze più belle di solito a letto siano più fredde, e che quelle brutte siano passionali, poichè hanno un reale bisogno di amare e fanno di tutto per soddisfare i propri amanti. Zaki bey è anche convinto che si possa determinare il grado di sensualità di una donna dal modo in cui pronuncia la "esse" (w la lisca!). Se, per esempio, pronuncia la parola "susu" (non so cosa sia) o la parola "basbusa" (credo sia una pietanza) con un tremulo di voce suadente, intuisce subito che si tratta di una donna passionale o meno. Inoltre, è fermamente convinto che ogni donna sia circondata da un alone etereo che emana contnue vibrazioni invisibili e impercettibili, ma non di meno reali. Chi è capace di decifrarle è anche in grado di determinarne il grado di erotismo. Zaki bey riesce a svelare la sessualità di una donna, rispettabile o no, dal tremolio della voce, o prfno dal calore emanato dal contatto della sua mano. Invece, a proposito delle donne dotate di un insaziabile apetito sessuale, les femmes fatales, come le chiama lui, quelle creature misteriose che non si sentono vive se non nei letti caldi d'amore, che nella vita non trovano altro piacere se non nel sesso, quegli esseri infelici destinati dall'avidità di piacere a un destino terribile e fatale, Zaki al-Dusuqi dice che si assomigliano tutte - anche se non nell'aspetto - ed esorta gli scettici ad osservare le foto sui giornali delle donne condannate a morte per aver assassinato il marito con l'aiuto dell'amante. Hanno tutte la stessa fisionomia - dice - le labbra generalmente carnose, socchiuse, sensuali, i lineamenti irregolari e voluttuosi, gli sguardi vitrei e vuoti, come di un animale affamato.
Era domenica. I negozi di via Suleyman pasha restavano chiusi. Bar e cinema s riempivano di gente; la strada buia e vuota, con le serrande abbassate e gli edifici in antico stile europeo, sembrava lo scenario romantico e triste di un film hollywoodiano. Al-Shadhli, l'anziano portiere, fin dal mattino aveva lasciato il suo posto vicino all'ascensore e si era seduto sul marciapiede davanti a Palazzo Yacoubian per controllare le entrate e le uscite del giorno di festa. Zaki al-Dusuq
era arrvato nel suo ufficio poco prima di mezzogiorno e fin dal primo istante Abaskharon, il domestico, aveva capito che aria tirava. Dopo vent'anni di lavoro al suo servizio, Abaskharon capiva a colpo d'occhio gli stati d'animo di Zaki bey. Sapeva perfettamente perchè il suo padrone era arrivato in ufficio elegante e profumato - con il profumo delle grandi occasioni - perchè appariva agitato e teso: si alzava e si sedeva camminando nervoso avanti e indietro senza riuscire a stare fermo, dissimulando l'impazienza con fare laconico e sprezzante. Chiaro segno che il bey aspettava una nuova amante.
Abaskharon non si arrabbiò quando il padrone cominciò a rimproverarlo senza motivo, annuì con aria di indulgenza e terminò velocemente di spazzare il salone. Poi afferrò le stampelle che risuonarono pesantemente sul pavimento di legno del lungo corridoio e si avviò velocemente verso la stanza grande dove sedeva il bey.
"Il signore aspetta una visita? Devo preparare le sue cose?" disse con un tono di voce reso completamente neutro dall'abiudine. Il bey lo fissò per un istante, come se stesse decidendo il tono di rimprovero con cui apostrofarlo. Osservò la galabeyya a righe di lanetta stracciata in più punti, le stampelle, la gamba amputata, il volto decrepito con la barba lunga e bianca, gli occhi piccoli e astuti, e quel sorriso implorante e alarmato che non lo abbndonava mai.
"Prepara in fretta le mie cose" gli disse secco, uscendo sul terrazzino. Nel loro comune linguaggio, "visita" significava appuntamento con una donna e "le mie cose" alludevano a una serie di rituali che Abaskharon doveva preparare per il suo padrone prima dell'inconro.
Si iniziava con una iniezione di vitamina Trai-bi d'importazione, che il domestico gli effettuava sulla natica e che ogni volta gli faceva così male da farlo urlare, maledicendo Abaskheron, quel somaro dalle mani pesanti e rudi. Poi veniva il caffè amaro aromatizzato con la noce moscata che il bey sorseggiava lentamente, succhiando un pezzettino di oppio posto sotto la lingua; e per finire, il grande piatto di insalata sul tavolino vicino a una bottiglia di whisky Black Label, con due coppe vuote e il secchiello del ghiaccio colmo fino all'orlo. Abaskharon cominciò a preparare le coe scrupolosamente. Seduto sul balcone che dava su via Suleyman pasha, Zaki bey accese una sigaretta e si mise a osservare i passanti. I suoi sentimenti si alternavano fra l'eccitazione dell'incontro e la preoccupazione che la sua amata Rabab non venisse, mandando all'aria un intero mese di sacrifici compiuti nel tentativo di braccarla. Rabab gli aveva fatto perdere la testa fin dal momento in cui l'aveva vista per la prima volta nel bar Cairo di piazza Tawfiqeyya, dove lavorava come cameriera. L'aveva completamente stregato: ogni giorno si recava diverse volte nel locale per vederla. A un vecchio amico l'aveva descritta così: "Rabab raffigura la bellezza popolare in tutta la sua volgarità e seduzione. E' come se fosse sbucata da un quadro del pittore Mahmud Sa'id". Poi aveva proseguito: "ricordi quella domestica che stuzzicava i tuoi sogni erotici adolescenziali? La massima aspirazione che avevi non era forse quella di toccare quelle natiche soffici e afferrare i suoi grossi seni morbidi e delicati mentre lavava i piatti nel lavandino della cucina? Con i suoi movimenti sinuosi ti si appiccicava sempre di più addosso, gemendo e respingendoti con fare provocante, prima di concedersi dicendo: 'Signore... Non faccia così, su signore...'. ebbene, un simile tesoro io l'ho trovato in Rabab".
MA trovare un tesoro non significa necessariamente possederlo. Per la sua amata Rabab Zaki bey fu costretto a sopportare moltissime seccature. Dovette trascorrere notti intere al bar Cairo, in un luogo sudicio, angusto, poco illuminato e senz'aria, quasi soffocato dalla folla e dal fumo di sigarette. Il volume assordante dello stereo, che trasmetteva ininterrottamente le canzoni più popolari e triviali, l'aveva reso quasi sordo. Per non parlare dei litigi e delle zuffe fra gli avventori - una mescolanza di manovali, malfattori e vagabondi -, delle coppe di brandy d infima qualità che era costretto a trangugiare, dei conti spropositati, pieni di errori madornali che fingeva di non vedere. Come se non bastasse, lasciava anche una sostanziosa mancia, e una più grossa la infilava nella scollatura del vestito di Rabab. Quando sfiorava con le sue dita quai seni prosperosi e palpitanti sentiva immediatamente il sangue ribollirgli nelle vene. Quella voglia irrefrenabile era così intensa e insistente da farlo stare quasi male. Zaki bey aveva dovuto sopportare tutto ciò per amore di Rabab. l'aveva pregata più di una volta di incontrarsi con lui fuori dal locale, ma lei si era sempre rifiutata. Aveva continuato a insistere senza demordere finchè, proprio il giorno prima, lei aveva accettato di fargli visita nel suo ufficio; dalla contentezza le aveva infilato fra i seni una banconota da cinquanta lire egiziane (senza pentirsene). Gli si era avvicinata così tanto che il suo alito ardente gli aveva dato l'impressione di bruciargli il viso, poi si era morsa il labbro inferiore sussurrandogli con un tono sedcente da fargli perdere la testa: "Domani, amor mio, ti ricompenserò per tutto quello che hai fatto per me".
Zaki bey ricevette l'iniezione dolorosa di Trai-bi, succhiò lentamente il pezzettino d'oppio e cominciò a sorseggiare la prima coppa di whisky, alle quali fecero seguito la seconda e la terza. A poco a poco la tensione si dissolse. si rilassò e i pensieri cominciarono a vagare liberi nella sua testa come dolci armonie. L'appuntamento con Rabab era per l'una e uando l'orologio a muro toccò le due, Zaki bey fu sul punto di perdere le speranze. Improvvisamente però sentì i colpi delle stampelle di Abaskharon sul parquet del corridoio. Un momento dopo il volto del domestico spuntò dallo spiraglio della porta, ansimando eccitato come se la notizia gli facesse realmente piacere: "La signora Rabab è arrivata, Eccellenza".
..."

martedì 8 aprile 2008

la prima notte

Che bello il DEA... non aggiungo altro e incrocio le dita. Alle 20.00 attaccherò la mia prima notte e spero con tutto il cuore vada in bianco. Ieri è arrivata una ventitrenne all'XI settmana di gravidanza che aveva sbattuto contro il muro di casa con la macchina appena messa in moto (possibile che il piccolo scalciasse già contro lo sterzo???). Aveva molti piercing ma non ha voluto sapere di farsi mettere un ago; mi rivolgo quindi alla formazione universitaria del corso di laurea in infermieristica: fateci fare i tirocini dai piercer!

Il giorno della civetta

Domani arriva la civetta... Preparato il fiocco rosa?
Ho omesso di dire alla cara Eule che il tatuatore è un energumeno che viaggia su un chopper cromatissimo, sempre in occhali da sole, ciabatte e braghe calate, con nella mano destra la macchinetta-penna, nella sinistra birrozzi fanno l'altalena con altre sostanze non riferibili qui... In genere non ti disegna mai quello che hai chiesto; briaco perso fin dal primo mattino, sfoga il suo estro creativo arricchendo di particolari o stravolgendo completamente ciò che era stato pattuito col cliente. Il disegno viene ampliato minimo del 30% nelle sue dimensioni originali e stessa lievitazione subisce il prezzo. Molti escono molto più soddisfatti e lo ringraziano, ma ciò non successe a Paolino - detto Sofia - che si voleva far tatuare due capitoni in amplesso, quali marchio indelebile della sa fedeltà al marinaio Nunzio, e si ritrovò un'orgia di sirene in tridimensione...
Tanti Auguri Eule!
Blogger Eule ha detto...

Forse era meglio se questo post lo leggevo domani a cose fatte! Non è che alla fine invece di una civetta mi ci trovo una gallina sulla schiena? Preparate il mangime bambine! Chiò chiò chio!!!

8 aprile 2008 11.58

domenica 6 aprile 2008

millennovecentonovantasette

Domani inzio il tirocinio al DEA (Pronto Soccorso): ragazzi l'è buriana... Sono emozionata, agogno quanto temo questo momento perchè quando una cosa ti piace è così... farò scorta di cioccolata... non c'ho banane, ma questo mi permette di parlarvi del Daks (lo chiamerò col nome della gelatina che si metteva nei capelli, probabilmente mastice), mio leggendario ex.
Era il 1997. Lady D stava per morire. Avevo da 6 mesi la patente, di lì a poco avrei conosciuto lo zoccolo più duro della burocrazia italiana: la segreteria di lettere e filosofia. Ignara di tale immane disgrazia, con la Diva si frequentava quasi tutte le sere il Central, la pista rock di questo; erano i tempi in cui si zompava sui Nirvana. La discoteca era frequentata da una fauna molto variegata, tra cui ricordo il Pagliaccio, ma parlerò altrove di lui, con l'aiuto della Diva (i ricordi, annebbiati dalle economiche birrozze che compravamo fuori al baracchino del cinese potrebbero non essere attendibili). La serata partiva da casa mia o da casa della Diva, a seconda di quale fosse libera; le cene erano a base di surgelati fritti, patatine e nutella; seguiva la seduta di maschera d'argilla, doccia, svaligiamento dell'armadio -vuoto in genere, dato che tutto riversava sul pavimento e sul letto-, defilé di tutte le combilazioni possibili, maquillage e deodorazione ignifuga di ascelle e insetticida dei piedi. L'acconciatura veniva solo iniziata al domicilio, ma proseguiva e si compiva nel parcheggio della discoteca, dove esordivamo con un rifiuto perentorio sul pagamento del pedaggio estorto da energumeni di certa provenienza campana per i quali il protocollo prevedeva di pronunciare la seguente frase:
"Tu sì abbusive, abbusiv'assai!"
La prima sera ci fu il dubbio di trovare la scarcassina su 4 mattoni, ma confidai nel fatto mi prendessero per una "paesana". Andò per la seconda evidentemente.
Con l'aureola di lacca scendevamo dalla macchina, sorridendo nonostante i tacchi facessero un male cane, bestemmiando col terreno sconnesso.
Una di queste sere mentre si ballava ci fu un'occhiata di troppo col tale Daks. Si scoprì dopo che in genere frequentava ben altre discoteche, che era un capo ultras che passava tutte le domeniche con la squadra del cuore che non vedeva mai dato che le dava le spalle per dirigere i cori dei tifosi, che si faceva mezz'ora di auto-intervista davanti a uno spacchio impersonando il giornalista, il sè stesso-famoso-dj e il pubblico in delirio alle sue affermazioni, che da piccolo quando studiava dalle suore aveva espresso il suo genio infilando una carpa della vasca del chiostro nell'acquasantiera generando sincopi nelle vecchie che frequantavano la messa delle 18.00 e lanciando un petardo nel confessionale in orario visita. La sua casa era alquanto disordinata, sembrava che ci fosse scoppiata una bomba dentro, come egli stesso amava sottolineare, e aggiungeva anche: "Amore, lo vedi questo casino? Questo casino c'è pari pari dentro di me!"... I segnali che non andava c'erano, che aveva bisogno d'altro pure, ma io dura come una ceppa a bacio, nulla, non volevo intendere, e dai e dai e dai. Per inciso: CANDY CANDY IS DEAD! All'epoca mi ricordo che ci rimasi male, ora lo ringrazio, la decisione la prese lui e mi lasciò con una frase da guinness (posso dire che mi hanno detto anche questo), detta sul pianerottolo, con la tromba delle scale a portata di mano, mi bastava una pedatina per farcelo ruzzolare, non so cosa mi trattenne, forse la poesia, perchè voi come avreste reagito a uno che ti dice:
"Ile, un c'è più banane"
???