martedì 7 giugno 2011

50 m sotto le stelle

L’ultima prodezza degli Squali è stata in notturna. Non si tratta tuttavia di gare bensì di un semplice allenamento; ma con Gianburrasca nei paraggi a combinarne di tutti i colori, anche il più ordinario meeting può tingersi delle più fosche tinte. Come quando per farmi vedere come ci si tuffa per un pelo non si arriva dritto tra le braccia di un usufruente “nuoto libero”… Lui poi ti dice che ci passava un maiale con una zucca in bocca, che era tutto calcolato, ma in realtà era grassa se ci passava un’ostia tra i due. E poi mi dice di non chiamarlo Gianburrasca…

Coach Pizzul aveva organizzato tutto alla perfezione: allenamento in vasca lunga all’aperto e pizzata a seguire. Per questo si era affidato anche alla sottoscritta con gli agganci del centro anziani qualcosa di casereccio ma confortevole si trova sempre.

Nascono grane già all’entrata: con la borsa e la mia agilità da elefante resto impigliata nel tornello di accesso agli spogliatoi. Mi ci si agganciano anche i jeans, non so come resto indenne e soprattutto non resto in mutande, una per lo meno era scampata. Poi è la volta della Grisbina, a cui non funziona “il braccialetto”; si perché lì ti danno questa specie di orologio senza lancette che ti serve per fare qualsiasi cosa: entrare al piano vasca, chiudere l’armadietto, fare la doccia, manca poco nuota al posto tuo; chiaramente è sintonizzato con un computer, quello delle casse. Quello della Grisbina a quanto pare non lo era. In realtà è stata colpa della super unghiata cassiera, fan del Magnifico che, vedendoli insieme, aveva avuto un attacco di gelosia e si era inventata questo dispetto, credeva di farla franca ma ce ne siamo accorti tutti; e del resto che si può pretendere da una che pensa più di 23 ore al giorno alle Méches?

Negli spogliatoi di nuovo uno stop, per chiudere gli armadietti: se non ci fosse stata Laure Manadou, la dolce metà del Coach, sarei rimasta lì tutta la serata, mi ha salvato a vita e la ringrazio assai.

Incuffiate, occhialute e costumate (scostumata per quel che mi concerne), arriviamo al piano vasca, ma anche qui non vi aspettate una cosa troppo semplice: Per accedere alle mattonelle del bordo c’erano dei passaggi obbligati dalle docce, rigorosamente marmate. E l’accappatoio? Dove credono che uno se lo cacci nel passaggio? Va be’ che di microfibra prende poco posto, ma insomma… Allora ci è toccato fare l’oliocuore alla staccionata, e ora finchè si tratta dei giovani rampanti passi, ma quando sono arrivata io con i miei reumatismi ho sudato freddo.

Ed eccoci alla vasca. Era ora. Si tratta di una piscina all’aperto. Poco importava agli squali se facevano -20°C, se il meteo aveva messo rovesci e trombe d’aria, ci siamo tuffati impavidi. Dicendola tutta io ho usufruito di una delle sopracitate marmate docce, per preparazione psicologica. Non mi sentivo i muscoli. Ho cercato l’aquagym, andando in una corsia in disparte, ma senza successo: lì facevano Aquagin: l’aperitivo in piscina, teoria sempre sostenuta anche da me; ginfizz, ginlemon, quello che vuoi, ma soprattutto relax. Dico io, invece di vedere le vecchie a sciaguattare come anatre appena uscite dal letargo (vanno in letargo le anatre?), che poi ormai a fare che lo facciano non si sa, non potrebbero andare a giocare a tombola invece di occuparci due corsie? Farebbero comunque aggregazione. Il centro anziani ne fa di spettacolari, e non mi dite che io non dovrei parlarne perché in realtà riguarderebbe anche me visto che già ci vado: a dare i numeri!

Inomma mentre cercavo di scappare verso l’amato gin Pizzul mi becca in pieno. Mi mette in corsia con Biederman, Peirsol e la Grisbina, dico io ma come si può?! Oltretutto la pulizia del luogo mi fa vedere benissimo la distanza sempre maggiore che mi separa dagli squali saette. Questa volta anche Gigino e Fiocco erano rimasti a cuccia, perché dice che il freddo è per loro dannoso… se se… con tutte quelle squame… E poi come si fa a non rallentare, soprattutto a dorso, col cielo che si sta sgombrando dalle nuvole e sta facendo largo alle stelle? Al freddo, senza farcela, ma ne è valsa la pena, anche solo per questo spettacolo. Il Magnifico, Dolce Metà e Gianbu sfrecciavano alzando le abituali colonne d’acqua che manco Mosè. Arriva la fine di questo allenamento. Pizzul ha misurato la nostra resistenza alle basse temperature e ci propone ritiro sui fiordi norvegesi e partecipazione alla traversata del baltico svevo-finnica Stoccolma-Turku. A questo punto obietto: “Non è habitat da squali” e coach vostro onore Pizzul l’accoglie irremovibile: “Ci chiameremo Salmoni, tutt’al più” .

Rientrando con la vasca al calduccio sembra di stare ai Caraibi. La Grisbina e il Magniico sono in conferenza stampa e ci hanno abbandonati. Con la Manadou notiamo che Giambu, Biederman e Peirsol si sono diretti agli scivoli. Salendo le scale ci arrivano cospicui scroci d’acqua Lo spirito indiavolato della peste era riemerso: stavano giocando a fare la diga di bilancino e soprattutto ad aprirla, poi si gettano nello scivolo. Sembra divertente. Ma una vocina mi ammonisce “Questa è roba da Gianburrasca, non hai più l’età, già che non ti è venuta una congestione a quell’acqua ghiaccia accontentati per stasera, vai a farti la doccia”. Ed io che non avevo assolutamente voglia di ascoltare Coscienza mi son buttata. Coscy si ricordava che soffro di labirintite, io no. Lo scivolo sembrava oliato, ci schizzavi a meraviglia. Ed io che temevo di restarci incastrata… povera illusa! Urlavo come un gallo da combattimento, mi son venute le palpitazioni e per il resto della serata son stata preda di attacchi isterici d starnuti; a tutti ho detto che sono allergica al cloro però. E comunque lo scivolo ha avuto un pregio: tutta concentrata com’ero a che non mi restasse il costume agganciato da qualche parte, non sentivo più i reumatismi.

E dopo aver visto la morte in faccia, mentre gli altri scapestrati si facevano il secondo giro, con gli scrosci che si sentivano arrivare fino agli spogliatoi, mi son ricomposta in vista della pizza.

Tra le birre e le mozzarelle Giambu e Biederman ci hanno allietati con i racconti delle loro avventure in vacanza. Risulta che quando andarono a Formentera noleggiarono dei motorini. Oculatamente stipularono un’assicurazione che li copriva contro tutti i sinistri possibili e immaginabili e fu usata a dovere: alla fine della vacanza conoscevano meglio il meccanico loro degli abitanti del luogo. A capo di queste follie su gomma c’era ovviamente la mente e il braccio di Gianburrasca; vi basti sapere che una delle prime sere, volendo saltare una rete col motorino si trovò dritto in braccio a una siepe che stava dietro, ma che – complice il buio – non si vedeva. E anche in quell’occasione Biederman se la vide bella: poco prima di atterrare tra i cespugli Giamburrasca, nel tentativo d misurare la prontezza dei riflessi dell’amico, gli lanciò contro il mezzo lasciandolo andare col gas tutto aperto. Altro che Gianburrasca!

Molti si chiedevano perché mangiassi lentamente: ero lacrimosa e starnutente, davo la colpa al cloro, ma in realtà questa volta c’entravano il peperoncino e il salame piccante della pizza “dei dannati”. Peirsol me ne chiese un po’, io porsi il piatto, lui spavaldo se la cacciò in bocca, ma poi ha chiamò il 115.

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