giovedì 14 marzo 2013

OGM

La Titti non se n'era accorta, ma le buste dei regali per il suo amante e per sua nonna erano identiche. Spensierata, come era lei ogni anno prima che arrivasse la primavera, se ne andava in giro per la città trascinandosi dietro queste buste con fiocchi e nastri, ignara del mondo, che nell'inverno a volte la faceva dannare, ma che allo schiudersi di marzo lasciava spazio alle follie metereologiche del mese ed erotico-sentimentali della Titti. 
Aveva proceduto nel suo giro consueto di ricognizione che comprendeva:
- 4 profumerie: una -la profumeria inglese- per cercare la rarissima essenza di mandragola e belladonna con cui avvelenare il marito il giorno che l'avesse trovato, una -sephora- per provare gli aromi  inediti, una -aline- per acquistare il sentore preferito "Rem" e una, che era più una sala da trucco, -mac- dove trovare i pennelli a lingua di gatto per gli ombretti.
- 3 negozi di abbigliamento: due vetrine -MaxMara e Valentino- e un tour completo comprensivo di prova nel camerino e scenata isterica alla povera commessa per l'inesistenza del modello in satin -Max&Co.
- 1 Libreria dove trovare romanzi arzigogolati e dvd con cui o piangere a fiotti o da cui trarre ispirazione.
- 2 gioiellerie: solo vetrine - Bulgari e Pomellato - per giocare a "se fossi nata ricca".
- 1 caffè: bere un nocciolino da Chiaroscuro era imprescindibile per riprendersi da "se fossi nata ricca". La prima volta che si era imbattuta in quelle tazzine era stata scortata fin lì da Isil. Avevano giocato a "se fossi nata ricca" davanti alla vetrina di Patrizia Pepe; la Titti era stata folgorata da una pump nera con lacciolino alla caviglia, 10 cm senza plateau e tacco a spillo, era decisa a entrare ed alleggerirsi di 400 euro uscendo vestita solo delle calzature, dato che il budget era così estinto. L'amica la dovette graffiare e trascinare per i capelli per farla desistere. Spettinate e sudate promisero che da quel momento avrebbero giocato solo a Monopoli. Ovviamente sapevano entrambe che avrebbero continuato a giocare a "se fossi nata ricca", ma era un tacito accordo che le faceva stare ben al di qua dell'entrata, anche perchè la Titti in genere rimaneva affascinata dagli apri-porta di certe boutiques, "bersaglieri che ti sorridono sempre" come li chiamava, ed una volta ne prese a borsettate uno perchè confuse il sorriso professionale con un ammiccamento e quando voleva lasciargli il numero, vedendo che il tipo la ignorava cortesemente, non fece discorsi, impugnò la pochette dal lato morbido e lo colpì con la fibbia in strass sullo zigomo destro strillando che era un cafone. Furono distribuiti 7 punti di sutura e una settimana di prognosi.
Il Tour poteva arricchirsi di extra e deviazioni, come quando doveva fare dei regali, come in questo caso. La cardiopatica nonna paterna festeggiava i 9 anni dal by-pass coronarico senza l'ombra di un acciacco, un'occasione speciale, dato anche che i sanitari le avevano garantito al massimo 5 anni di vita dopo l'intervento, così la Titti voleva celebrare degnamente un simile traguardo. Per l'occasione si recò da "I visionari", occhialeria radical-chic aperta nel quartiere più cool della city in un ex - cartoleria degli anni '40 di cui, genialmente, restavano intatti i pavimenti e l'insegna. Optò per un paio di occhiali da vista anni '50, a gatto, con coordinata catenina, al bisogno trasformabile in collana.
La Titti era contenta perchè immaginava di aver trovato un regalo perfetto. Così decise di passare a trovare il suo fido consigliere del centro della calza, rivenditore autorizzato per professioniste e non di abbigliamento hard. La Titti voleva fare una sorpresa anche al suo fidanzato, che era avvezza a coccolare con la mercanzia del mago delle calze. Le mancavano pochi articoli del campionario, ma quel paio di autoreggenti a pois da pin-up erano una falla nel suo repertorio e fu colpita dai nuovi arrivi: ventagli giapponesi, che prese nelle tonalità del cipria sognando di omaggiare Sophia Coppola e la sua Marie-Antoinette, di cui il fidanzato pareva essere un fan, e copricapezzoli a stellina in fantasia Bowie-Stardust.
Col cuore pieno di piume e pizzi la Titti volò dalla nonna, ospite della Residenza "Villa Arzilla", ma consegnando il pacco sbagliato. Le dita artrosiche sciolsero il fiocco e sollevarono stelle, ventagli e pois. Gli occhi presbiti si sgranarono. La Titti capì l'equivoco e si sentì la terra andar via da sotto i piedi. "Nonna temo che ci si stato un errore". Ma la nonna intanto, svelta come un bambino che gioca ad acchiappino, si era già diretta verso la sala TV chiamando un tale Gino. La nipote riuscì a raggiungerla porgendole gli occhiali che la donna guardò con sufficienza e commentando:
"Questa roba io la portavo nel 1952, quando facevo la dattilografa dall'avvocato Guidotti. Ho già dato. Ci puoi fare la segretaria-gatta con quel carciofo a cui piacciono i film storici, io mi tengo questo bel malloppo. Gino, ma dove ti sei messo?!"
La nonna scomparve dietro il suo conte di Fersen (forse quello vero), un fossile con un bastone da dandy -si dice appartenuto ad Oscar Wilde- ancora in buono stato (la mazza), erano svelti come saette. La corsa finì sulle scale dove una ciabatta della vecchietta era rimasta incastrata nel tappeto, valendo una lussazione. Il Conte di fersen aggiustando il volume dell'apparecchio acustico chiedeva spaesato: "Il vino? Come dove l'ho messo?"
La nonna fu messa in lista per una protesi totale dell'anca destra, non destando il cuore per l'équipe la minima preoccupazione. Quando perentoria l'anziana comunicò all'anestesista 
"Gradirei ascoltare quel giovanotto del Mississippi che agitava il bacino come un satanasso, invece del martello e della sega quando sarò sdraiata sul tavolo operatorio" la Titti ebbe la certezza di ciò che aveva sempre sospettato: la madre di suo padre era un OGM.

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