lunedì 8 dicembre 2008

Esame di stato e Discussione

E alla fine siamo infermieri. L’avventura è stata ardua e per fortuna condivisa. Partiamo con ordine, dall’esame di stato. Ci avevano detto di vestirci meglio che alla tesi, e il risultato è stato che pareva si andasse a un funerale; io in nero (il nero snellisce), la Scarlett in grigio e cravatta viola. Sono passata a prenderla in macchina che ha un certo punto ha tirato uno dei suoi strilli. E’ stato quando mi sono “appoggiata” a quello in fila davanti, quello che si dice “dare un bacino” tra automobilisti; per la sua gioia (della Scarlett) era un ferraiolo, un giovine tutto muscoloso, sicuramente un gran lavoratore; deve essere stato il flap-flap delle ciglia del mio passeggero misto allo stato giurassico della mia macchina a far desistere l’operaio dal volersi far rifare nuovo il camioncino, anche perchè ce ne sarebbe voluto. Una volta arrivati dalla Giovanna - ero l’autista quel giorno - ho invitato la Scarlett a guardare se la targa anteriore era ancora al suo posto e il commento è stato: “Amore t’ha lasciato il rossetto!” ed in effetti ciò era i perfetta armonia col colore del suddetto camioncino: rosso. La mia macchina è in uno stato così assurdo che ho pensato non fosse che una nota di brio al suo stato perennemente anemico. Ha solo una costante accesa: la spia della riserva.
Recuperata Giovanna ci siamo incamminati verso il patibolo, con le mie imprecazioni che s’infoltivano al progredire dei metri. Dovevo scaricare la tensione; abbiamo pensato bene di metterci a urlare a tempo: 1,2,3: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!! Il tutto, dato il giorno mite, a finestrini apertissimi, con il giubilo degli astanti che si prendevano dei simpatici accidenti al nostro passaggio. Il problema è che abbiamo parcheggiato all’SPDC, al reparto psichiatrico, intensificando la pratica di training autogeno, dato che l’ora x si apprestava. Abbiamo rischiato il TSO, ma è andata bene; il fatto è che poi, per la contentezza, ci siamo ripetuti anche al ritorno. Il passo più grosso era stato fatto, dovevamo fare qualcosa di tribal-liberatorio. Va detto, la più brava a strillare era le Scarlett!
Alla tesi ognuno è venuto per conto suo: io riuscivo a stento a gestire me stessa, come facevo altrimenti? Ciò si è manifestato quando ho sverniciato mia madre con una parte di merda: l’ho vista arrivare con i fiori, mi hanno messo ansia e quindi le ho detto di farli sparire, ma quando fu la volta della filosofia le avevo detto l‘esatto contrario... povera! Chiamatemi Sua Malvagezza, vi prego! Chiaramente avevo il ruzzo come i gatti, per l’attesa estenuante; quindi guardando la platea non potevo fare a meno di notare le mie nonne vicine, la Chef e il Sergente, una mora e l’altra bionda e mi son detta “Guarda belline, sembrano Paola e Chiara”, questo a 5 minuti esatti dalla discussione... avevo una testa che neanche i maiali avrebbero mangiato... Durane la proclamazione ho avuto un rigurgito di questo “brio”: tra i commissari “Lukazzo”, così ribattezzato da noi studenti per le sue preferenze sessuali; era riuscito a mettersi la palandra a mò di chimono e la Giovanna, nel plotone accanto a me, mi fa “Oh che s’è messo i’kimono?” Non son riuscita a trattenermi e le ho risposto: “Oggi fa la Geisha!” ricevendo in cambio una gomitata tra le coste.
Usciti fuori chi ha fatto lo sfoggio della maggior eleganza al solito è stata la Scarlett, che indossava un cappellino all’americana, quello con la tesa a rombo, nero, tanto per intendersi. Io ero attraversata da un turbinìo di sensazioni e sicuramente commossa; i mattacchioni di casa mia, mother Cinzia, Valetudo, Eule, Dodò e Pape mi hanno allietato nell’immediato e poi Bologna e il resto del Mugello hanno fatto di un giorno strambo un’autentica Festa. Ringrazio tutti loro, e tutti quelli che anche mi hanno chiamato e non ce l’hanno fatta a stare lì come Suru, Diva, Isil e Gio, tanto non s’è detto che conta anche il pensiero? E’ se manca quello che son dolori! Come dire: No Friends, No Party!

1 commento:

Eule ha detto...

Grazie a te Titty sei stata grande!