lunedì 8 dicembre 2008

Pinkrugby

Riabilitiamo uno sport troppo spesso considerato violento e maschio: il rugby. In realtà è molto più “femmina” di ciò che non si pensi: ci vuole intelligenza e slancio, capacità di fare più di una cosa alla volta e non solo velocità, forza e vaselina. La palla ovale, i cui rimbalzi prendono per il culo tutti, è una splendida metafora della vita: imprevedibile; e per giocare devi accettare questo, come nella vita ciò che ti capita se ti vuoi dire forte. Anche quando ciò che succede non è tanto giusto, ma del resto la vita non è giusta, la vita è vera. Mi spiego meglio, con un po’ di giurisprudenza, tratta dal libro L’arte del rugby di Spiro Zavos:

“...
Di tanto in tanto gli arbitri sono costretti a inventare una regola. Durante gli anni Sessanta, in una partita che coinvolgeva gli Hornets’ Third Fifteen di Weston-Super-Mare, un pilone degli Hornet scorreggiò mentre si creava una mischia. Un’orribile puzza simile a quella che poteva provenire da un cavallo da tiro che aveva mangiato un piatto di cipolle impregnò i dintorni. Il pilone venne ammonito. Ma scorreggiò di nuovo. L’arbitro concesse una punizione contro gli Hornet, creando cioè di conseguenza un nuovo fallo nel rugby - la produzione di aria fetida
...”

Casa mia sembra un campo da rugby ultimamente: è vietato ruttare e bestemmiare a tavola; c’è un sistema a punteggio (1 punto per ogni rutto e 3 per ogni bestemmia), cui però non sappiamo ancora cosa corrisonda sul penale, non legiferando i codici esistenti in materia. Io sono ultima in classifica solo perchè non sono quasi mai a mangiare a casa e con questa trovata di mammà chiaramente ho intensificato le mie uscite. Si contendono il primo posto il Sergente e il di lei genero, ovvero mio babbo. E poi come si fa? Mi mette il divieto di imprecare in corrispondenza del TG, è impossibile! Ho provato anche a spiegarle che quando ero piccola era tutto un dirmi, tenendomi tra le braccia e dandomi dei colpetti tra le scapole: “Amore, fai il ruttino! Da brava!” e ha troncato statuaria: ”Ma ora non è un ruttino, è un maialaio!”. Il risultato è che corro in terrazza, così i miei familiari si mantengono sordi ai miei virtuosismi gutturali, ma ne gode il mondo intero. Inoltre, dato che non posso “esprimermi” in casa lo faccio fuori, ottenendo l’effetto contrario a quello desiderato dalla mia dolce cara mammina, parliamo di un “effetto rebound” cioè.
Devo assolutamente andare a vivere da sola.

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