martedì 1 settembre 2009

Rinnegata Appagata

“Madri di biciclette” è il titolo di un bel libriccino di Massimo Fagioli, che le T4ever mi hanno regalato per i “trentunanno” (esce per Società Editrice Fiorentina). E’ stato graditissimo visto che, come si immaginavano a buon diritto donandomelo, mi ci rivedo molto, per esempio quando parla di Firenze:

“... “Ma quanti comitati ci sono in questa città?
“Facile. Uno a favore, uno contrario e uno possibilista. Per ogni questione all’ordine del giorno. Fai il conto tu! L’apoteosi dell’associazionismo nella capitale dell’individualiismo. Chi ci capisce, è bravo!” ...”

La location ad onor del vero non è mai specificata, ma chi fiorentino è lo sa che è della sua città che si tratta. Questa mi pare una sintesi magistrale dell’aria che tira nel capoluogo toscano, vedasi per la tramvia il vespaio che i fiorentini son riusciti a tirare su.... siamo ancora a discutere del proto-metrò e io che speravo che mettessero i missili, o che ci sparassero sul luogo di lavoro con il propulsore che nei circhi usano per la donna cannone (in sottofondo De Gregori, naturalmente!).
Il buon Massimo ne ha anche per gli automobilisti, e da ciclista non posso che essere sensibile a ciò (è Asfalto, leader del movimento a pedale, che parla):

“... Ma noi vogliamo arrivare alla gente è, all’automobilista bloccato nel traffico, vittima e corresponsabile del suo stato di incazzatura e frustrazione. Dipendente da un potente motore che farebbe pure i 200 ma poi non regge il minimo e si spegne quando sei in fila sulla rampa d’uscita di un sottopassaggio, e intanto stai inquinando l’aria che i tuoi figli respirano e pure spendendo fior di quattrini [...] Ma pensate che la gente sa stupida? [...] E vi sbagliate, è solo male educata e peggio abituata ....”

Poi entra in scena Alvaro, che se n’è andato dai crucchi, e qui si ritorna sul mio volermi mimetizzare di cui qualche post fa e sulla facilità di vivere altrove:

“... Evitò i connazionali e le varie trattorie Bella Napoli, scegliendo di condurre vita da tedesco, “il rinnegato”, lo chiamavano i pizzaioli della zona, vedendolo tirare di lungo, senza affacciarsi una sola volta nel locale, “che qua pijamme pure ‘a Rai!”.
Solo dopo molti anni riconsiderò l’idea di tornare in Italia, ma la decisione fu sofferta, e tutt’altro che facile: se a Hannover gli mancava l’Italietta disperata ma tanto cinematografica, nelle periodiche rimpatriate bastava il primo intoppo, il primo autobus strapieno come un carro bestiame in ritardo di mezz’ora, o la cabina telefonica maleodorante di orina e la cornetta strappata perchè già rimpiangesse la Germania, ordinata, efficiente, appagata. Quando fece il grande passo, e si decise a tornare, operando una faticosa operazione psicologica di annullamento e rimozione di tutta quell’esperienza, c’era una cosa di cui non volle dimenticarsi: la vivibilità di una città profondamente ed estensivamente percorribile in bici. La sostenibilità di una città pedalabile. Il semplice che da noi è difficile a farsi. Industrioso...”

Fermerei l’attenzione sulla parola “appagata”: è appagata si la Germania, e così la Svezia: sono rilassati e tranquilli, lo dico per aver toccato con mano, ripeto; se tutto intorno ti gira nel modo giusto è ovvio che non parti incazzato come una iena appena ti svegli, non occorre che ti metta un’armatura pesa un quintale per affrontare la giornata e soprattutto non devi sprecare le energie a vuoto in gatte da pelare che in realtà sono fuffa. E così la questione della gente male educata e peggio abituata: quante volte non prendo la pista ciclabile perchè anche se c’è è invasa da coglion-pedoni? E questo è solo un piccolo esempio... A risentirci alla prossima polemica, su questi schermi naturalmente: Stay connected!!!

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