sabato 10 dicembre 2011

Hanno detto si

Dopo due giorni canonici di ripresa dalla sbornia post nozze possiamo dirlo lucidi:
HANNO DETTO Sì.
Faceva caldo per essere il 7 dicembre e ha pioviscolato solo qualche istante, giusto per non mancare al detto secondo cui se la sposa si inzuppa come un colusso nel latte è fortunata... A me girerebbero parecchio le palle, ma come è stato in questo caso mi poteva anche andare bene. In diverse occasioni ho riposto l'ombrello, senza paura che l'acconciatura si sfacesse. Ero isterica per quel coso. Il Vallosballo ha rischiato più volte la vita: scendendo di macchina mi ha tirato il manico dell'ombrello in testa, rischiando di far saltare l'arsenale di forcine e lacca, così l'ho fulminato con lo sguardo e ho ringhiato molteplici bestemmie. Lui dice che non si era accorto che mi stavo muovendo...
Meno male non ero io a sposarmi. Avrei sbattuto con tutta la mia forza il bouquet in testa all'ombrellatore; cosa avrei lanciato alle amiche single?
Arrivati al municipio abbiamo trovato uno sposo visibilmente felice, che ci rassicurava: la cena si sarebbe fatta, anche se la sposa non si fosse presentata. Era in frac e cilindro come nel disegno delle partecipazioni. C'est super!
Poi sono arrivati F&F, Eule e Fra cioè, lei - come promesso - con le penne di fagiano, perchè lei si che è una ragazza di parola. Fra in impeccabile british style, sebbene da quando si vestì da nerd lo scorso carnevale è quella l'immagine che impressiona la mia retina ogni volta che lo vedo. Stavo per chiedergli che fine avessero fatto gli occhiali.
Eule mi argomenta l'ordinanza del sindaco per cui nell'ingresso e sui gradini era proibito il lancio del riso e per cui avevamo architettato, con vari calcoli balistici, di far avanzare gli sposi e poi di colpirli; pare che anni prima, in occasione di un analogo evento, il portiere, trovandosi ad attraversare la hall tempestata di chicchi di arborio e carnaroli, scivolò e guadagnò una frattura e un gesso; da allora niente più riso in quegli ambienti.
Poi ci hanno raggiunto Ali e il Piccio; non so come abbia fatto lei a camminare in quello schianto di scarpe. Erano divine, ci voleva una certa maestria. Io mi sarei rotta l'osso del collo. Il Piccio nella consueta calma serafica è stato lenitivo per tutte, in simili momenti a prova di nervi.
Mancavano solo Valetudo e Bourgugnon all'appello e, naturalmente, la sposa. A un certo punto mi viene il dubbio che non sia lei a sposarsi, poi guardo lo sposo e mi convinco.
Ecco la cinquina gialla col tulle, arriva la sposa e si scorgono a falcate pure gli assenti. Anche Valetudo, indosando un paio di stivali da vera rocker che invidio moltissimo, si conferma donna di parola, avendoli eletti al posto delle décolletées.
Va ammesso, senza essere presuntuose, anzi, si rischierebbe - omettendolo - di cadere nella falsa modestia: siamo tutte dei bei bocconcini, ma la sposa è qualcosa di sesazionale. E' una nuvola quella che esce dalla 500, come si suol dire "radiosa", che ci investe di questa felicità.
Saliamo le scale eccitate. La sala del sindaco non è il Madison Square Garden, ma ci accoglie tutti... saremmo un centinaio.
Ad officiare le nozze uno spiritosissimo amico dello sposo; questi personaggi sono imprescindibili: riescono a rendere leggero un qualcosa che di per sé è un coraggioso impegno; ha messo grazia anche nella lettura degli articoli del codice civile e poi si è espresso con parole sante rivolgendosi alla sposa:
"Son capo del calcio storico, se fa (riferendosi allo sposo) qualcosa che non ti va bene, dillo a me!"
Neanche un sacerdote sarebbe stato così esemplare.
Tutti abbiamo udito i "si".
Anelli.
Bacio.
Eule, conclusiva: "Ormai è fatta!"
Io, pragmatica: "Mi scappa pipì"
C'era troppa poesia, dovevo riabbassare il profilo, era un mio dovere morale.
Meno male non ero io a sposarmi: chi raggiungeva il cesso in quell'assedio di parenti e amici?
Non c'è stato bisogno dei kleenex, l'allegria dei due impavidi ci ha contagiato tutti.
Ho fatto in tempo a trovare la toilette e a lanciare il riso. L'avevo sistemato in un cartoccino conico, che mi ha permesso di lanciarlo forse un po' troppo violentemente all'indirizzo degli sposi. Eravamo variamente assortiti: se non sbaglio Eule aveva la qualità buona per i risotti, mentre l'Ali e il Piccio si erano tenuti sull'esotico con un Basmati, tutti direttamente con la confezione.
Sono seguiti baci e abbracci di congratulazioni e Antoine non si capacitava della bellezza di sua moglie.
Alle carrozze per il ricevimento.
Anche qui gli sposini si sono confermati coerentissimi: il locale che avevano scelto li rispecchiava, molto chic, ma anche molto cool. Viene usato esclusivamente per questi eventi. Si trova nella cornice del centro storico: al bacio!
Il catering era davvero sopraffino. Ci hanno accolto con un aperitivo, in cui il Vallosballo ha dato grande prova di capacità di socializzazione, soprattutto dal secondo bicchiere di prosecco in poi. Nell'attività di levatura del gomito è stato magistralmente assistito da Fra, Bourgugnon, il Piccio e Andrea, un amico simpaticissimo dello sposo.
I camerieri passavano volando con vassoi di polpette, carpacci, crocchette e altre diavolerie culinarie, che mi proibiscono di misurare i grassi nel sangue per almeno 6 mesi.
Poi è venuta l'ora di sedersi ai tavoli. Questi non erano numerati in ordine, ma con numeri che avevano un valore per la coppia, mi pare anche giusto. A noi è toccato il 28, giorno di nascita dello sposo, ma che nella cabala fiorentina viene associato ai becchi (cornuti). Sapendo che nella smorfia napoletana il significato era diverso, e per sedare gli animi, ho subito contattato il collega partenopeo accanito giocatore di tombola, che mi ha confermato che nella saggezza popolare campana il 28 rappresenta " 'e zizze delle donne ". Non male.
Ci sediamo. I gentleman volevano appiccicarsi tutti da un lato del tavolo dividendolo in donne e uomini; ci siamo opposte; già consapevoli che al ritorno avremmo guidato noi ragazze, non volevamo comunque dargliela vinta subito, col rischio anche di dover chiedere in prestito bottiglie ad altri tavoli.
Il menu era nello stile delle partecipazioni e prevedeva:

Ventagli di pasta fresca al radicchio trevigiano con emulsione al burro e noci
Risotto Carnaroli con ragout di cinta senese, salvia fritta e lamponi
Tenerissimo di filetto di vitella al Sauternes
cestino croccante con valeriana, pinoli, pecorino e aceto balsamico
Flan di patate al tartufo

Una delizia!
Meno male non ero io a sposarmi: i bottoncini del bustino sarebbero schizzati via accecando qualcuno degli ospiti.
Bourgugnon aveva la cravatta che si mimetizzava con i tovaglioli e a un certo punto ha rischiato di adoperarla come tale.
Il vino ha ammorbidito il talebanismo fotografico di Valetudo che si concede a qualche scatto: se avessi io la sua faccia da copertina vivrei di prepotenze.
La torta nuziale, millefoglie con frutti rossi, è stata preparata express e in diretta dallo chef. Gli assistenti volteggiavano con coppe di crema chantilly, roba vista solo in sogno.
Il dolce era un'autentica leccornia, come ci si immaginava vedendolo preparare. Alcuni bambini circondavano il tavolo su cui veniva lavorato, pronti a fregare con le loro rapide manine fragole e lamponi. Erano in adorazione. Non so come lo chef abbia fatto a uscirne indenne.
Musica maestro! Dopo il brindisi ci siamo scatenati in pista, aiutati da accessori carnascialeschi messi a disposizione dal locale. Ci siamo sciancati, aiutati dai caffè e, per i più prodi, dai superalcolici. Valetudo ha barattato con un bambino una maschera piumata per una parrucca. Boa variopingevano l'ambiente. Andrea ha scambiato le scarpe con quelle della fidanzata; i due portano lo stesso numero; lei indossava originariamente un 12 cm con plateau di pitone, che poi è finito nelle grinfie di lui; non è noto se il gesto è stato compiuto per eccesso di zelo nei confronti delle estremità doloranti della fanciulla o per egocentrismo, sebbene l'affermazione da lui pronunciata:
"Stasera il trans che è in me può emergere"
Ci abbia fatto propendere per la seconda ipotesi.
Il concetto di "Scelta di distillati" recitato nel menu è stato preso alla lettera dal Vallosballo, che è diventato amico intimo del barista.
Lancio del bouquet. Scansato.
Le ore sospese a 10 cm da terra su cilindri del diametro di 5 mm si sono fatte sentire: le demoiselles si siedono. Solo la sposa sembrava inscalfibile. Le chiediamo se abbia realizzato; con la sua proverbiale tranquillità ci ha trillato sorridente:
"Si, si!"
Valetudo commentando:
"Ora si sposta la fede sul medio e ce lo mostra"
La sposa è fresca come una rosa, mi chiedo come faccia. Proseguità la serata. Anche il Vallosballo lo farebbe, ma io da nevrotica guastafeste mica potevo seguirlo in quel delirio di ebrezza. Che materiale avrei portato alla mia successiva seduta di psicanalisi?
L'intimità acquisita col barista ha dato i suoi frutti nel ritorno a casa: il Vallosballo, che durante il tragitto ripeteva circolare 3 concetti in croce, non appena ha sentito odore di cuscino e materasso si è messo a russare come una locomotiva.


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