giovedì 12 maggio 2011

BEST SELLERS

Niente da temere, i tempi non sono ancora maturi perché io diventi una scrittrice da un milione di euro… diciamo un milione di dollari, che suona meglio… quell’aura di mistero attorno al cambio, almeno per quelli estranei come me a “finanza” ed “economia”, crea aspettative oltremodo ottimistiche. Chiaramente lo stile e gli argomenti possono essere alla base di questo crack letterario, o anche il fatto che non mi sia mai rivolta a nessun editore… come Rimbaud: pubblicò in vita una sola raccolta, peraltro incompresa, tutto il resto è postumo… il povero Gianni Nicola Arturo. Abitò in una casa vicino a dove abitavo io a Parigi… Tra La Fourche e Clichy, che quartiere! Un boulevard divideva più efficacemente del Muro a Berlino le puttane e i ladri dalle famiglie e gli asili: da un lato sfiziosi negozi di “abbigliamento” per esercenti la professione, dall’altro farmacie e cartolerie. Oddio, chiamare “abbigliamento” quelle follie di taglio e cucito è tanto… Solo tabaccai e brasserie si distribuivano equamente su ambo i lati, ad indicare l’attaccamento dei francesi alla buona cucina e soprattutto al buon vino e al fumo.

Certamente se calcassi ancora quei marciapiedi, dove le copiose merde di cane paiono pennellate impressioniste, starei scrivendo il romanzo della mia vita, rapita dallo spirito bohémien della ville lumière, sicuramente sarei povera in canna, vivrei in un barcone sulla Senna con una bottiglia di assenzio sempre sotto il braccio e i reumatismi imperterriti conviventi, ma sarebbe come staccare la testa di un pipistrello a morsi davanti a una platea rock: roba già fatta. E sull’originalità del mio status attuale niente da dubitare: vivo ai margini di una città italiana, ho cmq le pezze al culo, ma le merde di cane sui marciapiedi sembrano esattamente ciò che sono.

Tuttavia la radice del mio insuccesso è da ricercare non solo nella mia condizione geografica ed economica, ma anche nella false indicazioni che ricevo. Giorni fa mi recai in libreria, nella “mia” libreria… il luogo dove, come dice mia madre (mi tocca pagarle il diritto d’autore di tale affermazione), “non ti può accadere niente di brutto, come a Holly Goolightly in Colazione da Tiffany davanti alla gioielleria newyorkese”. Qui m’imbattei in un volantino che pubblicizzava gli eventi mensili organizzati nella stessa libreria, per lo più incontri con autori che promuovevano le loro inedite opere. Tra questi c’era l’intervento di Frédéric Martel, la brochure recitava: “Come si fabbrica un besteller o un prodotto che vada a ruba sotto ogni latitdine? Perché il popcorn e la coca-cola rivestono ormai un ruolo centrale nell’industria cinematografica?...” Non avevo neanche finito di leggere… se l’avessi fatto avrei saputo che il nocciolo della questione era il chiedersi perché il modello americano era egemone a scapito di quello europeo… cioè alla fine la serata si era incentrata su identità nazionale e diversità culturale… e io che credevo di ricevere in consegna i segreti per farcela, per sfondare…. L’ingrediente segreto della ricetta che il pasticcere tiene in cassaforte… Per ora mi sa tanto che mi tocca accontentarmi di andare in pasticceria ad assaporare quelle leccornie ignorando cosa combini lo chef in laboratorio, evitando per strada di pestare le merde di cane e sostenendo di essere shampista piuttosto che infermiera: è più figo dichiarare di lavare delle teste che ammettere di lavare culi… il problema è che molto spesso le prime si trovano al posto dei secondi…

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