venerdì 3 febbraio 2012

Ich bin die fesche Lola: due bisbetiche indomate a Berlino. Während: Domenica 11 settembre 2011

E’ arrivato l’ultimo giorno anche per questa vacanza. Maledetto! Alla fine è volata, come tutte le cose belle. Dice che è per questo che sono belle. Mi pare una grossa presa di culo, ma comunque resta così.

E anche domenica mattina è assolutamente rilassata. Anche oggi il tempo è clemente. Anzi, è così bello che diventa quasi antipatico, fa caldo, troppo caldo. Abbiamo gli strati a cipolla per coprirci, non i veli delle odalische per svestirci. Due passi e voglio liberarmi della canottiera. Di questo passo mi scorticherò viva. E’ da bikini. Con tutte le bizzarie che circolano potrei anche indossarlo, non verrebbero certo a notare me. Restiamo in zona. A Friedrichshain per chi non l’avesse capito C’è un mercato delle pulci vicino alla ferrovia dove ritroviamo i bruschettari e un occhialaio matto (no il cappellaio, l’occhialaio, quella è un’altra storia e l’ha già raccontata Carroll): ha modelli griffati ma le lenti, super tecnologiche le mette lui. Forse è un ottico del Max Plank Institut di Heidelberg che ama Vivienne Westwood. Produce lenti per tutti i gusti: da vista, per vedere i pianeti di notte, per il cine in 3D e sotto i vestiti alla gente; per quest’ultimo modello vuole 200 smutandatissime carte.

Oltrepassate le bancarelle c’è un centro dove è possibile arrampicarsi e andare sullo skate. Rde di famiglie lo invadono. I ragazzini sfrecciano sulle tavole, per una mamma italiana roba da crepacuore, ma per queste stangone germaniche non c’è problema.

La gente invade la strada, son tutti fuori, non c’è gente in casa, o quella che c’è sta facendo il brunch con gli amici sul balcone, ciò che ammiriamo e consideriamo un lusso. E’ il nostro concetto di lusso, ben diverso da quello dei giovani rampanti che ieri affollavano i locali del Gendarmenmarkt in polo e Mercedes slk.

Non sappiamo dove sederci per il nostro brunch, i tavolini affollano i marciapiedi affollati a loro volta. Al Kuchen Raush in Simon Dach Strasse c’è un buco. Ci spariamo una colazione pantagruelica, un brunch… le porzioni son così la domenica mattina. Io soprattutto devo approfittare; chi lo fa mai il Brunch vicino all’equatore? Mentre Isil, dagli Ostrogoti dove abita può permetterselo ogni tanto.

Per il caffè scegliamo un locale francese, dal proverbiale nome “Oh-là-là”, veramente carino, come si addice a un caffè francese. Hanno anche le zollette di zucchero fatte a cuore.

I locali sono a bizzeffe, ti verrebbe voglia di provarli tutti e in questo Berlino è inarrivabile, non basterebbe davvero una vita.

Viriamo verso il centro, in direzione delle gallerie Hackerscherhofe degli anni ’20.

Accanto c’è una ex fabbrica adibita a cinema d’essay in cui vediamo “Giulia non esce la sera”. Il culo di beccare un film italiano, che in tedesco è solo sottotitolato. Qui è tappezzato di graffiti, tra i quali un padrino, un uomo in bici e una tv con sullo schermo ripetuta la parola “Berlusconi” e al di fuori il messagio: “Please turn off this tv” e se l’hanno capito quassù sarà ora di spegnerla ‘sta televisione, o no?!

All’uscita del cinema è pioggia, ci fiondiamo nella metro. Fa anche freddo ora. Il cielo plumbeo non lascia speranza. I numi ci scaricano addosso tutta la loro ira finchè non raggiungiamo un Currywurst; saranno state le infinite bestemmie che hanno fatto da colonna sonora al soggiorno. Vogliono la guerra? E guerra sia. Sguainiamo le nostre imprecazioni migliori. Solo dopo ci accorgiamo che i cuochi sono italianissimi e hanno compreso ogni sillaba da noi pronunciata.

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