venerdì 3 febbraio 2012

Ich bin die fesche Lola: due bisbetiche indomate a Berlino. Während: 6 Settembre 2011

Guten Tag, Berlin!

C’è il sole. Non chiedevamo tanto. La Frühstück ci soddisfa assai e permette a Isil di mantenere la Maginot-Montignac, nuovi trucchi per restare in forma di cui è entusiasta. Purtroppo non riesce a contagiarmi: resto fedele alla dieta ipercalorica, prendo una mela e un succo d’arancia solo per salvare il minimo di parvenza salutista che balugina in me.

Non stiamo più nella pelle. Ci tuffiamo nelle strade del quartiere. Prendiamo la Boxhagener Str. E ci dirigiamo verso Lichtenberg. Poi ci ricordiamo che è il quartiere di quelle merde rincoglionite dei neonazi, viriamo verso Kreuzberg: in realtà la nostra meta era quella e non abbiamo assolutamente voglia di discutere.

E’ una giornata spettacolare. C’è il sole. Una brezza leggera. Fa quasi caldo. Attraversiamo la Sprea col bel panorama di Alexanderplatz e la sua Torre della Televisione (Fernsehturm), dell’Am Oberbaum, il ponte di mattoni rossi che collega Friedrichshain a Kreuzberg. L’Allianz, che qui ha la sede centrale, ha patrocinato l’installazione di una scultura in alluminio che raffigura tre uomini sull’acqua. E’ gigantesca eppure leggerissima. Isil, col suo occhio critico-artistico, osserva che quella zona, un tempo graziata solo dalla Sprea, è stata bonificata e arricchita da quell’opera d’arte contemporanea. Ci chiediamo se gli affitti siano invariati o meno in relazione ad essa.

Imbuchiamo i vicoli e scopriamo i canali di Krreuzberg. L’atmosfera è mite e rilassata. Cani e padroni, passeggini, ciclisti, libri, e sotto il fiume scorre placido. Cammina cammina lo stomaco inizia a brontolare. Non è difficile scovare un posto. Si vede che ai berlinesi piace vivere bene; ovunque ci sono locali ristoratori, e in ognuno vi sono molti avventori: alla gente piace godersi la vita e lo può fare evidentemente. Troviamo un locale improbabile, come tanti qui: si tratta di un caffè sgangherato, con gli interni da salotto vittoriano e calcinacci all’esterno. Piatti, posate e bicchieri son tutti spaiati. Hanno tutta l’aria di provenire da diversi sgomberi. Ci fanno compagnia anche grassi passerotti che importunano ruffiani il nostro pasto. A servirci una muchacha catalana, mi piacerebbe conoscere la sua storia e sapere come da Barcellona sia finita lassù a gestire quella bettola surreale. Ricordo che il locale si chiamava “Senti”, ma la Str. Proprio è fuori dalla mia portata.

Isil approfitta del plein air per spennellarsi le unghie col suo nuovo brillantissimo smalto rosso-vampiro, recente acquisto con cui ha celebrato l’arrivo in Alexanderplatz. Ovviamente non è soddisfatta del risultato, ma che bisbetica indomata sarebbe altrimenti?

Sollazzate dal cibo e dal caffè, che –seppur italiane- amiamo lungo, ci sentiamo orgogliose di essere nel cuore di Berlino. Ma per capire Kreuzberg bisogna rifarsi a Schinkel. Pochi sanno, dice la guida, che è a lui che si deve il nome del quartiere. Chi era Schinkel? Un architetto del XIX secolo, ma cacchio andatevelo a cercare su Wikipedia, ora voglio dirvi altro di lui. Poco dopo che i prussiani ebbero vinto Napoleone (1815) a Schinkel venne commissionata un monumento commemorativo x ricordare questo trionfo e che avrebbe dovuto essere eretto in cima a una collina (“Berg” in tedesco), chiamata Tempelhofer Berg che si trovava da queste parti. L’artista compose una pomposissima e altissima guglia in ghisa, decorata pesantemente con scene di battaglia e supportata da una base a forma di croce (Kreuz); e così collina prima e quartiere poi vennero ribattezzati Kreuzberg. Ora qui sorge il Viktoria Park. La collina è alta 66 m e a Capodanno, in coppa, pare Nappule.

Ci sentiamo molto a nostro agio in questo quartiere e manco a farlo apposta leggiamo nella guida: “Kreuzberg ha sempre avuto una personalità schizofrenica”. Ora si che torna tutto: siamo a casa!

La guida settorializza, in parte, Est e Ovest, col significato che avevano un tempo qui queste parole. Quella che fa leva maggiormente su di noi è sicuramente la parte orientale. Talvolta viene ancora menzionata col suo codice postale pre-svolta (pre-Wende, pre-caduta del muro), SO36. Fedeli, scambiatevi un segno di pace, giungete le mani, leggiamo insieme:

“Questa passata roccaforte anarchica, famosa per i violenti scontri con la polizia durante i cortei del 1° maggio [cazzo di Buddha perché è settembre???] è ancora un mosaico culturale , dominato però soprattutto dalla comunità di emigranti Turchi e di tedeschi di origine turca da cui deriva il soprannome di “Little Istanbul” La zona intorno a Kottbusser Tor (abbreviata in Kotti) è il cuore della comunità. La vicina Oranien Str. È la via della vita notturna”.

Applausi. Abbiamo già gli occhi a cuoricino. Ci dirigiamo, guidate più dal nostro infallibile sesto senso che dalle mappe, a Kotti, dove una piazza multicolore su cui si affacciano palazzi dall’architettura impossibile, offre il suolo a un concerto contro il razzismo.

Tra il pubblico moltissima famiglie con cani e bambini. Entriamo da Rossmann, l’emporio a prezzi stracciati che apre un ulteriore potere d’acquisto tedesco vs l’Italia. Spazzolini, dentifrici, cosmetici vari tutti a prezzi mignon.

Imbocchiamo la mitica Oranien Str. Ed è subito vintage, e poi è la volta del palato Himmelbier (il paradiso della birra o qualche diavoleria del genere) ci stupisce non con la birra, per quella c’è tempo, bensì con una grassissima torta al burro di noccioline.

Siamo come ubriache ma senza aver bevuto. La via è un susseguirsi di luoghi magici, irreali, come il Kjosk; doveva sorgere qui un palazzo, un tempo. Le mura di quello contiguo sono state decorate con estrosi murales di ratti giganti appesi a testa in giù. Tavolini all’aperto, un ping-pong, il bar è un autobus a due piani risalente più o meno agli anni ’70.

Certe cose sono possibili solo a Berlino. Qui ci stanno da dio, ma altrove sarebbero impossibili, come un cazzotto nello stomaco e che rende Berlino quello che è.

Anche i negozi di abbigliamento esibiscono idee originali… se solo avessimo vinto la lotteria! Non possiamo rinunciare però Isil a un paio di manicotti alla “più bella del reame” caldissimi, nerissimi, bellissimi, io a un vestitino color ottanio, che scopro essere “il mio colore”. Se non sapete quale sia chiedetelo a Isil, è lei che mi mette in testa queste cose!!!

E’ ora di cena. Stasera tocca alla braciola di maiale fritta, la Schnitzel. La mangiatoia è in zona. Dal Kjosk prendiamo la Manteuffeln Str. Che fa angolo con la Oranien Str., poi la seconda a destra (Musikauer Str.) e infine la prima a sinistra. Così si arriva in Pückler Str., un gioco da ragazzi. Accanto a un Markthalle (Mercato al coperto), si trova il Welt Restaurant. E’ un locale poco frequentato dai turisti, ma molto dai berlinesi. La dritta infatti ci era arrivata da amici di Isil che avevano abitato nella città. La sera è mite; ceniamo fuori. Lo chef offre porzioni grandi o piccole. Vediamo arrivare le porzioni grandi per i crucchi che ci stanno intorno; le guardiamo, ci guardiamo e optiamo per il formato Klein. Meno male. Brindiamo con Erdinger Weissbräu. La carne è favolosa, si scioglie in bocca.

Buona notte mondo.

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