venerdì 3 febbraio 2012

Ich bin die fesche Lola: due bisbetiche indomate a Berlino. Während: sabato 10 settembre 2011

E’ già sabato. Rifuggiamo da questa tragica idea. C’è il sole, è caldo, è meraviglioso. Si parte subito alla grande. A 20 m dall’ostello c’è una fantastca libreria dove tiro un urlo da gallo da combattimento individuando nello scafale Der Maister und Margareta, per cui Isil ha una crisi ai timpani. Mi spiace aver strillato in quel modo, ma dopo aver tanto cercato in lungo e in largo ci stava.


Boxhagener Platz. Colorato e variegato mercato del sabato mattina. L’atmosfera è distesa, la gente è rilassata. Fragole, calzini, bruschette, orecchini, bracciali e chi più ne ha più ne metta. Fantastichiamo di aver sabati mattina da poter spendere così, in una bella città, rilassandoci a passeggiare tra alberi e palazzi colorati, negozietti vintage dalle collezioni strabilianti.

Proseguiamo per la Boxhagener Str. Dove ci attende la seduta agognata da una settimana alla Strichninen Gallery. Lo shop ha un campionario di abitini gotico-burlesque davvero notevoli. Nella galleria c’è una mostra di inquietanti bambole, elfi diabolici e feroci cacciatori dallo sguardo di cerbiatto, Marieantoniette perfide, donne-fiore carnivori, curate nei minimi dettagli. Chissà quanto ci hanno messo gli artisti a confezionarle. E’ tutto gratis e fotografabile. Son convinta che in Italia sarebbe stata vietata ai minori di 14 anni, invece lì non pochi genitori entrano con i loro pargoli.

La giornata è iniziata alla grande e il sole ci risveglia dal torpore di vento e pioggia dei due giorni precedenti. Sereno variabile. Variabilissimo.

Va così bene che troviamo aperto il negozio di dischi sulla Warschauer. Era tutta la settimana che ci passavamo davanti, sempre chiuso. La nuvoletta che ci sbuca dalla testa appena lo vediamo contiene la frase:

“Che lusso avere un negozio di dischi e tenerlo aperto solo il sabato.”

Ci avevo adocchiato un vinile dei Motorhead per il Vallosballo, dato che è uno dei suoi gruppi preferiti e che merita una ricompensa per la storia della valigia. Entriamo, la tipa fuma. Questo ci rimanda ad atmosfere decisamente anni ’80. Ma spippola su un portatile di ultima generazione. Il doppio 33 giri è fuori dalla mia portata, me ne accorgo mentre i Rollig Stones ci tengono compagnia in filodiffusione. Ci sono tanti tesori che purtroppo non mi restano appiccicati alle dita. Esco con un live degli ACDC, Bon Scott alla voce, sotto il braccio.

Dalla Waschauer passa il tram. Oggi prendiamo quello per raggiungere Prenzlaueberg, ammirando un altro pezzo della città nel tragitto; Berlino è incredibilmente enorme. Firenze sarebbe esaurita in un solo quartiere. Sulla mappa apre tutto vicino. Non ricordo in che scala fosse, ma se decidi di raggiungere qualsiasi punto a piedi devi metterti l’anima in pace e le gambe in spalla e scarpinare. Dal tram si vede benissimo.

Per il pranzo ci imbattiamo, per puro caso, nel primo Biergarten della città. Aperto nel 1837, il Prater Garten di Kastanien Alee offre uno spazio di ristoro e svago con tavolini all’aperto, spazio per gli spettacoli e birra a fiumi. Dal menu scegliamo una patata col quark, che non è la trasmissione di Piero Angela, ma un formaggio morbido tipo Philadelphia, con erba cipollina , molto simile alle potatoes di Carnaby Street a Londra, da mandar giù con l’immancabile Berliner. Chi lo ha detto che è una bevanda turistica? Siamo circondate da diversi avventori tedeschi che hanno diverse berliner davanti a loro. C’è anche un gruppo di cicloturisti di mezza età vagamente arrocchettato: uno di loro ha i gomiti sanguinanti.

In realtà siamo alla ricerca di un caffè dove puoi comprare tutto, caratteristica che lo accomuna a un pub di Stoccolma; tutto significa proprio tutto: ti piace la sedia dove dei seduto? O il tavolino vicino? O la cornice appesa al muro? Basta che paghi te li puoi portare via. Si trova in Odeberger Strasse, sventrata dai lavori. In stile primi anni ’70, vanta al suo interno (nell’andito dei cessi per la precisione) un vecchio televisore Blaupunkt. Ti senti a casa. Sembra di entrare in un qualsiasi salotto 40 anni fa, è un salto nell’infanzia. Ci sono anche foto di squadre di calcio amatoriali risalenti alla stessa epoca, ma quello che più ci colpisce è la foto di un’anziana coppia che domina dallo stipite nella saletta interna; la foto è collocata precisamente dove nei nostri ristoranti montani stanno le teste imbalsamate del cinghiale o del cervo. Guardando i ragazzi del bar si può facilmente calcolare che quelli saranno stati i nonni. Ma c’è qualcosa che non torna, la scena è sinistramente manchevole di qualcosa. Ci guardiamo intorno. Il caffè KAUF DICH GLUCKLICH (compra beatamente), trionfo definitivo del capitalismo nella zona, ha tutte le caratteristiche di un appartamento del piano terra. Quando ordini i profumatissimi waffel ti chiedono il nome e quando te li portano ti chiamano, fanno l’appello come a scuola, ti puoi sedere dove vuoi, ti ritroveranno. A ben guardare quello non è un caffè, è un salotto, una casa. E parte il film: i ragazzi del bar, tanto precisini, così impeccabilmente educati, hanno trucidato i nonni, che attualmente sono a pezzi nel congelatore, acquisendo la casa che poi hanno trasformato in grazioso caffè. Resta il fatto che questi Waffel sono deliziosi.

Scioccate da tale acquisizione decidiamo di sostarci verso il centro con la M1. Scendiamo dietro l’Isola dei Musei. Il tempo regge. Ci godiamo la passeggiata attraverso i canali sulla Sprea fino a Undert den Linden. Il nostro prossimo obiettivo è la merenda; i Waffel del KAUF DICH GLUCKLICH erano il dessert del pranzo, non mischiamo il culo con le 40 ore! Lungo il viale si trova una raffinata pasticceria viennese, l’Opernpalais, dove abitarono le 3 figlie di Federico Guglielomo III. La varietà di torte che si apre davanti ai nostri occhi è folgorante, roba da film. Le vorresti assaggiare tutte, ma ti dispiacerebbe rovinarle. In sottofondo va il Danubio blu. Decidiamo per una follia alle mele e una delizia con le prugne, accompagnate da caffè naturalmente. Comodamente sedute ci rendiamo conto che i tavolini circostanti sono esclusivamente occupati da ultraottantenni benestanti. Allora Isil non può fare a meno di pensarci da vecchie a prendere il thè; Isil si farebbe largo con la mazza, strillando sull’autobus “Giovanotto mi ceda il posto a sedere!”, io avrei un boa rosa al collo, mentre il Serpente Corallo avrebbe un bastone con l’impugnatura a forma di teschio, data la sua natura medievista. Delle VB (vecchie bastarde) in piena regola, che guardano in cagnesco i giovani.

Ci rendiamo conto di esserci imbattute spesso in molte cose che desideravamo visitare per caso, è così che Isil ha un’intuizione rivoluzionaria, al cui cospetto ho l’onore di esser stata: uscirà presto in libreria la sua guida turistica di Berlino edita da Abraxas Editionen, dal titolo Berlino per caso – Scopri la capitale tedesca alla cazzo di cane. L’audace autrice voleva usare l’occhiello come titolo, ma come assistente editoriale mi sono permessa di consigliarle di lasciare la vita spericolata ai cantanti emiliani. Ha desistito; sarebbe passata sul mio cadavere.

Dato che ci siamo arriviamo alla Porta di Brandeburgo, ma non passando per il viale alberato, che è pur ricco di centri nevralgici per la città (Neue Wache, Staadsbibliotek, Humboldt Universität, ecc..), ma svicolando lateralmente. Passiamo quindi per la tristemente nota Babel Platz, dove i nazisti, il 10 marzo 1933 organizzarono il loro primo rogo ufficiale di libri, in cui arsero opere di autori considerati sovversivi come Brecht, Mann, Marx e altri; fu la fine della grandezza culturale di Berlino, acquisita nei secoli precedenti. E si sa dove son pronti a bruciare libri cosa son pronti a fare… Anche se non ci siamo state è bene sapere che in memoria dello scempio è stato fatto un monumento che consta di una biblioteca sotterranea dagli scaffali vuoti.

Continuiamo la nostra passeggiata raggiungendo Gendarmenmarkt, in precedenza sede di un fiorente mercato. Qui sorgono speculari il FRANZOSICHER DOM e il DEUTSCHER DOM (il duomo francese e quello tedesco), un duo architettonico estremamente armonioso. Fu voluta nel 1700 dall’Elettore Federico III, che poi sarebbe stato Federico I, come centro di Friedrichstadt. Il nuovo quartiere fu prima abitato dagli Ugonotti, i protestanti francesi cacciati dal re sole nel 1685. In effetti la parola Gendarmenmarkt deriva dal francese Gens d’arms, reggimento prussiano di soldati ugonotti, di stanza qui all’epoca. Una statua di Friedrich Schiller (leggo sulla guida, di Reinhold Begas) spicca al centro della piazza. Trafugata dai nazisti, finì a Berlino Ovest. Rivarcò il confine nel 1988, durante uno scambio di opere d’arte tra le due nazioni tedesche.

Ovviamente trovandoci lì non potevamo perderci un tour “guardare e non toccare” alle gallerie Lafayette del Friedrichstadt Passagen, per poi arrivare alla Porta di Brandeburgo. Lo spettacolo è più suggestivo del solito. Pensare che a pochi metri passava il muro mi manda in bestia. Che scempio! Ma stasera la porta è strabiliante. Si festeggia una sorta di Giubileo Germania-Giappone, anche se non si capisce bene quale; assi simili, che hanno visto protagonista pure Roma, non preludono certo a un clima pacifico, che invece anima questa iniziativa. Dipinti di Hokusai e colleghi vengono proiettati sulla porta al suono di musiche tradizionali nipponiche. La vista è veramente singolare, una fortuna averla beccata.

Ormai è buio. Ci dirigiamo verso il Reichstag, a un passo, ma per entrare e salire sulla cupola di vetro bisognava aver prenotato su internet almeno 3 gg prima. Certo, come no?!

Vaghiamo per Mitte, ma il centro di gravità permanente della giornata resta Prenzlauerberg; a pranzo il Prater ci era piaciuto, così bissiamo. Tanto per vedere se avevamo capito bene.

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