mercoledì 26 agosto 2009

Day 11:08/06/'09

Il livello delle mie occhiaie comincia ad essere difficile e critico anche per il restauratore più preparato. Ma ho un sorriso ebete stampato in faccia. Sono febbricitante, ho un obiettivo e non si tratta di perdere peso, cosa voglio di più dalla vita? 

Restringendo il tempo  e il campo d’azione oggi il mio obiettivo è il Vasamuseet, il museo più visitato di Svezia; si tratta dell’esibizione del vascello lungo 69 m ed alto 48, che partì per il suo viaggio inaugurale il 10 agosto 1628, orgoglio della corona svedese, con un equipaggio di ben 100 uomini. Pochi minuti dopo aver salpato si ribaltò e inabissò, più o meno all’altezza dell’attuale museo, al cui esterno svettano gli alberi della nave che riproducono quale ne fosse l’altezza reale. E’ impressionante. Negli anni ‘60 l’imbarcazione è stata tolta agli abissi e ha rivisto la luce nel 95% della sua mole, che è stata mantenuta. Era decorata con coloratissime statue di legno che ora sono sbiadite. Il bestione è veramente suggestivo, perchè - colori a parte - si può dire sia stato recuperato nella sua interezza. Appena si entra si è sovrastati. Ci sono più livelli da cui ammirarlo e vengono illustrate sia la storia che le fasi di recupero. Alcune cere tentano di riprodurre i volti degli sventurati a bordo e molti oggetti ricostruiscono la vita dei marinai del ‘600. 

Devo fare i conti con il fatto che il museo è popolarissimo e che è periodo di vacanze;  é invaso da orde di turisti, che onestamente mi guastano la visita. L’apice viene toccato quando sento una mamma romana strillare: “Ah Ggià, ‘ndò sta ‘r piccoletto???” 

Ma vattene a morì ammazzata! Anvedi sta bborgatara! E’ la scritta che appare in sovraimpressione nelle mie meningi... dove ho lasciato le mie cuffiette??? Poi non mi biasimate se quando sento parlare italiano o vedo uno zaino invikta mi fingo di un altro paese... Non sopporto tutta ‘sta caciara e penso che sia all’origine di buona parte della disfatta del paese che accolse fior di geni ed artisti. Non siamo più nel rinascimento e di questi tempi non trovo vanto nel professarmi italiana, in particolare dal 1994. Oltretutto siamo anche in balia dei massoni. E non mi dilungo oltre, è della Svezia che voglio parlare ora. 

Faccio una passata prima di raggiungere Isil, con cui a razzo ci catapultiamo nel nostro amato Söder, a Sofo, nel parco di Vitabergen dietro santa Sofia, dove stasera si esibiranno i Cirqus Alphon. Non ci sono le acrobazie di Circus Cirkör, qui si fa musica. L’anfiteatro di legno e pietra è gremito, non troviamo un posto neanche a pagarlo oro. decidiamo di sederci sui gradini da cui una visuale, anche se di sbieco, si ottiene, fino a quando due pesti ci piantano il culetto in faccia e ci fanno assistere allo spettacolo come se si ascoltasse alla radio. Esperienza sicuramente alternativa, ma di cui avremmo fatto volentieri a meno. Depresse ci avventiamo sul cibo, questa volta preparato in lauta quantità da Isil, cuoca provetta, pure le tortine di lampone ci stanno, disgraziata! Mancano giusto i supplì. Le maiale ci ottundono la visione, la madre se ne frega; vi sembrerà esagerato che parli così di bimbe di 8 anni, ma essendo aristotelica fin nel midollo intuisco l’atto di ciò che ora si palesa solo in potenza. Ci lasciano tregua solo per un attimo, quando - infreddolite - cercano qualcosa con cui coprirsi; i nostri beniamini, in capigliature e baffi anni ’80, terribili e gagliardi, lanciano bucce di banana sul pubblico, si cimentano in cover rivisitate e con inaspettate prestanze ginniche ci fanno discretamente scompisciare dalle risate. Non riesco a descriverveli, dovreste vederli. 

Ci tratteniamo anche dopo la fine dello spettacolo, finalmente guadagnando uno spalto... non è da tutti vedere da qui almeno i titoli di coda. Gli eterni banchini di queste occasioni con korv e liquirizie aromatizzano l’aria e poi sbuca da un cespuglio quello che io amo definire un nobel postumo: ingolfato nei suoi abiti neri, col suo cappotto svolazzante ma non troppo, la calvizie incombente sopra un misero codino e barba si aggira con aria greve da grande incompreso per eventi mondani, sempre defilato, sempre alla ricerca della maniera di dare meno nell’occhio. Ci accorgeremo di lui solo quando sarà irrimediabilmente troppo tardi. Ricordatevi di questo quando accorrerete in libreria per accaparrarvi una copia dell’opera del misterioso genio svedese prematuramente scomparso...

Per uscire dal parco ci imbattiamo in una casetta alle cui finestre si affacciano pupazzi di gufi e civette che tanto piacerebbero ad Eule e Liz, subito scatto una foto pensando a loro.

Decidiamo di prendercela comoda e di ammirare il panorama da Katarinavägen, un contro belvedere a Montelius, precisamente dall’altra parte di Söder, se come spartiacque si prende Slussen. Da qui siamo più vicini a Djurgården, quindi al Vasa e a Junibacken. Si ha l’esatta percezione dello snodarsi a piovra della città fra gli spazi verdi. L’idillio è interrotto da un pazzo che si avvicina farneticando in un inglese molto impastato; è moldavo, dice di odiare gli italiani, ci aggredisce verbalmente; si avvicina decisamente troppo, provocatorio e fuori di sè; siamo spaventate, cerchiamo passanti a cui attaccarci e troviamo una coppia; le ire del midriatico (che subito mi fanno pensare a cocaina) si scagliano anche contro di loro. La frase che più ripete è “I hate you”, urlando. La donna, un bestione biondo e a questo punto molto incazzato, gli urla di tacere, il suo uomo interverrà solo dopo. Questo lo spinge verso l’altra parte della strada, da un’altra coppia di ml capitati, acceleriamo il passo cercando di guadagnarci la fermata della metro; stranissimo, ma non vediamo in questa folle corsa una volante della polizia che sia una, intanto il ragazzo della biondona chiama il 112, ma il pazzo strafatto fa in tempo a riattaccarci. Per fortuna qualcosa lo distrae e riusciamo a dileguarci. Chissà a quanti altri romperà i coglioni; avrà fortuna finchè non troverà un gruppo di neo nazisti in serata buona o finchè lo spacciatore gli rifornirà dosi tagliate adeguatamente, ma questo in genere è un gioco che non dura per sempre. Ma guarda te se uno stronzo del genere ci ha dovuto rovinar il panorama da cartolina... ‘Fanculo ai paradossi e alle contraddizioni di questo mondo cane, chissà come mai un mal comune e trasversale è che quando la polizia ti serve davvero non arriva mai, quando ti deve fare una multa però è una primatista. Per due bocconi di korv in un autobus notturno i gendarmi sono accorsi subito, quando invece 4 persone rischiano davvero, non hanno avuto il garbo di presentarsi; chi me lo dice infatti a me che quello stronzo testa di cazzo non avesse un serramanico o una pistola in tasca, mica l’ho perquisito??? Minchia che incazzatura. Si deve iniziare a girare con una bomba a mano in tasca? Mica per altro, mi rovina la linea del pantalone sul fianco, già rinforzato di suo.

E anche stasera raggiungo il bordo del letto inquieta. Per fortuna ho le mie saghe della buona notte. Il mondo è un postaccio, perchè abitato dagli uomini che raramente tendono alla furbizia e all’intelligenza, troppa grazia sant’antò! Gli svedesi d’altronde non possono riparare a tutto.

La questione dell’immigrazione poi apre ad esacerbanti riflessioni; la Svezia ha sempre spalancato le porte a tutti, così ci sono adesso molti irakeni scappati a gambe levate dalla guerra. Nella città di Malmö, a sud, sono una comunità molto forte, anzi sono la vera e propria maggioranza dei cittadini, e si nota un cambio nei costumi della gente: la piscina comunale dava la possibilità, alle donne che lo volessero, di nuotare in topless: non se ne vede una. Pensiamo che sia il prezzo del cosmopolitismo, ma non ci torna fino in fondo, così come se a una ragazza musulmana piace uno svedese che non è colui che le è stato destinato dal matrimonio combinato dalle famiglie o va in giro vestita alla occidentale e per questo viene percossa. Essendo la maggioranza in quella città potrebbero istituire l’obbligo di portare il velo, ipoteticamente, anche se la legge svedese non lo permetterebbe immagino. Concludiamo che la religione dovrebbe rimanere un fatto intimo, non interferire con la vita pubblica, ma quando uno la pratica in maniera radicale credo sia difficile resti in certe sfere personali. C’è un altro aspetto da considerare: loro non vengono qua perchè vogliono vivere in Svezia, ma perchè fuggono da una guerra o cercano un lavoro; è logico che facciano comunità molto chiuse e non abbaino la benchè minima voglia di integrarsi veramente.

Ma prima di andare a letto decidiamo di distrarci con un pò di TV, entrambe ne abbiamo bisogno; la scatola con tubo catodico, è alloggiata nel salotto vittoriano; le poltrone rispetto ad essa son disposte così male che tocca fare come alla casa del popolo e portare due seggiolacce di cucina davanti alla tele (se lo sapessero Bengt ed Eva!!!). Iniziamo a cercare di accenderla e parte anche il satellite; Intercettiamo canali mediorientali, russi e italiani, tra cui tre reti commerciali milanesi dove cercano di appiopparti pacchianate che hanno il coraggio di chiamar gioielli e attenzione attenzione TelePadrePio; ci colpisce il logo, che ritrae il santo stilizzato di profilo... è sinistro a bestia. La tv svedese invece ha due canali statali senza, ripeto SENZA pubblicità; gli stacchi tra una trasmissione e l‘altra rimandano alla programmazione di lì a venire; per il 90%  si tratta di notiziari e documentari; a parte quelli sulla natura, condotti settimanalmente da un Alberto Angela fichissimo, ce ne sono molti a carattere di attualità; una sera, in prima serata Isl ne beccò uno sul metal, sui Gorgoroth, in particolare. E’ uno di quei gruppi che per mia madre si limitano a fare i rutti nel microfono. Ve lo immaginate su raiuno un documentario in prima serata sui Gorgoroth? Ma anche sui Metallica? Andiamo, sembra di raccontar le novelle... Intervistati raccontavano di come bruciassero le chiese per rivendicare le loro origini pagane: i cristiani son venuti fin quassù a rompere le palle, ma a loro mica torna e vagli a dare torto. Alla domanda “Cosa ti sipira?” il leader della band ha risposto, sguardo perso nel vuoto e voce da baritono: “Saaaaaa_taaaaaa_naaaaaa”.


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