mercoledì 26 agosto 2009

Day 8: 08/03/'09

Nordea è il nome della banca a cui mi devo rivolgere per rompere il mio maialino di terracotta; devo prelevare, ma non tutte le banche hanno i circuiti elettronici che interessano me. Per esempio quella di Isil mi risputa la carta, meno male non se l’è magnata, ma non ci è dispiaciuto fare un giro in quelli uffici dato che ci ha ricevuto un impiegato giovanissimo biondissimo e svedesissimo con effetto axe innato, insomma un tanghero che portava via di sentimento. Ero quasi lì lì per farmi accendere un mutuo, poi i piedi hanno ritoccato terra. Che botta! E’ per lui che perdono il rifiuto del mio cip. Il bello è che secondo le banche nostrali non avrei dovuto avere il minimo problema, bastava digitare 4 delle 5 cifre del pin... mah! Comunque alla fine ho riscosso la grana, ogni polemica è inutile. Anzi, mi ero munita di riti scaramantici, come non indossare niente di viola, perchè abituata a rimbalzare di ufficio in ufficio, invece davvero qua non è un problema quasi niente, la strada si trova per tutto. E’ facile vivere in Svezia.                               Sollevata e sorridente per poter spedire le cartoline, saluto Isil e m’incammino all’Historiskamuseet, che raggiungo a piedi per gustarmi qualche scorcio.

L’Histuriska prende sede nel quartiere abitato nei primi del ‘900 da un poeta nazionale, August Strindberg, mi pare abbastanza residenziale. Il museo è concepito in maniera futurista; è interattivo, non ci sono solo i reperti esposti con le didascalie, ma il tutto è arricchito da video, da testi di approfondimento e da integrazioni: ad esempio nella ricostruzione degli utensili usati nelle varie epoche della storia si arriva fino ai nostri giorni e quei mattacchioni degli archeologi ci hanno piazzato spazzole per lavare i piatti e scopettini per il cesso; effettivamente sono oggetti con cui abbiamo molta familiarità...

Le parti sono estese, quella che più mi colpisce è quella sui vichinghi, che erroneamente immaginavo vestire con colori abbastanza neutri, invece le loro vesti avevano notevoli picchi di colore e i modelli potrebbero essere rivistati oggi. Mi colpisce un monile femminile molto diffuso in quei tempi: le donne portavano una chiave appesa al collo, erano loro che detenevano il potere logistico nelle case.  

Uscendo mi dirigo al Saluhallen, un mercato centrale al chiuso, ce ne sono molti sparsi in città ma questo è il più famoso, dove gli svedesi son soliti mangiare un boccone in pausa pranzo; vi si trovano caffè, ma anche banchi del pesce e dei formaggi. Da astenersi se non si amano gli odori forti. Poi passo per Nybrogatan e raggiungo il Drama Teatern, molto sontuoso, poi per Hamngatan risalgo verso Hötorget, dove si trova un mercato all’aperto e il PUB, un mega centro commerciale, che occupa un isolato intero e che è gestito dalla ex cantante dei Cardigans. Hai capito la biondina? Isil l’ha vista x strada, avrà passato i 40 ormai, sembra una ragazzina... ma che gli danno da mangiare da piccoli a questi figlioli??? Non hanno nemmeno i plasmon, infatti è Isil a rifornire molte coppie della zona... è lei che si è battuta per introdurre tra i prodotti venduti da Martina anche questi miracolosi concentrati di proteine ed antidepressivi (li avete mai provati con latte caldo nelle tristi domeniche pomeriggio invernali con la sbornia in strascico? Hano poteri straordinari!).

Ormai sono in pieno centro, imbocco Drottningatan e raggiungo Gamla Stan... è già passata una settimana, sono già oltre il giro di boa del viaggio, girano le palle. A bestia. Ma la vista della città sull’acqua mi consola, e so che quando andrò via sarà solo un arrivederci, ci rivedremo Stoccolma mia bella, non credere di liberarti così facilmente di me. 

Mi caccio in Tunelbana e raggiungo Odenplan, da lì mi intrufolo alla Stadts Bibliotek... E’ enorme, è composta da un edificio centrale e 3 distaccamenti altrettanto ampi e su più piani: abbiamo gli uffici amministrativi, la biblioteca dei piccoli e la sezione internazionale, con anche riviste  e quotidiani di tutto il globo. E’ impressionante anche il numero di persone che le frequenti e che sia lì a lavorar di meningi... Vado a curiosaare nella sezione italiana del 3° piano... ci trovo delle favole di Gianni Rodai, in un’edizione che a lungo ha occupato il mio comodino quando facevo le elementari. Le sezioni sono ampie e variegatissime, nessun luogo del globo resta scoperto, meglio di google earth.

Prima di raggiungere Isil all’uscita del lavoro faccio fika al caffè Naco, dove finalmente assaggio la mitica Rabarberspje e prendo appunti; quando lei staccherà sarà troppo tardi per concedersi questa gioia, ma io devo fare scorta prima di prendere il volo di ritorno, esiliata in patria. Una delle cose più tristi al mondo è fare un biglietto andata ritorno, è come un coito interrotto: devi avere tutto lo slancio e l’entusiasmo, ma poi vieni bruscamente frenato e riprecipiti con i piedi per terra, la tua terra, che magari ti va stretta, nonostante tu la condivida con persone importanti per te, come magistralmente sintetizzò Isil qualche mese fa: “avere quelli a cui vuoi bene nel osto sbagliato”... Sa un pò di Quelo questa sentenza, ma indubbio è il suo statuto di verità, almeno per me e per lei. Rifletto, forse bisognerebbe lottare e restare, ma quando ti fanno nauseare è molto difficile; poi atterri qui come Alice nel paese delle meraviglie e la cuccagna viene spontanea. E chi vuol più partire? Adoro il rock’n’roll, ma sono pigra quel tanto per non essere una rivoluzionaria; con me il potere, almeno in Italia, trova diversi punti d’appiglio (lo svantaggio delle maniglie dell’amore..) come il sugo sui rigatoni, c’azzecca! Si, in Italia mi sento impotente, perchè credo, come già ebbi addire in queste farneticazioni virtuali, abbiano tolto alla mia generazione l’orizzonte del possibile: puoi avere anche la possibilità di fare una cosa e poi scegliere di non farla, ma -appunto- scegli. In Italia è a monte il problema, perchè non ti diano la possibilità di sognare, e quando ad un uomo togli questo lo fai regredire. Se smettiamo di sognare ci terranno per le palle; a costo di farsi di allucinogeni non lo permettiamo! E’ che quando vedo che ancora a 30 anni non si riesce ad abbandonare il nido mi sento male, e non son tutti mammoni sempre attaccati al grembiule della balia, ci sono anche tanti che avrebbero voglia e come di tagliare il cordone obelicale, fallo te se il mese dopo non sai se lavori o no. Mi sento male quando penso a ragazze brillanti che si sposano e magari hanno figli e per rivedere quell’intelligenza ti ci vuole altro che mastro lindo... ripetono gli stessi errori delle loro madri, o delle madri dei loro fidanzati... Mi tocca ammettere che quei pazzi furiosi di Vico e Nietzsche avevano ragione. Vedo queste giovani donne e ho paura di diventare come loro, perchè puoi avere tutte le lauree che vuoi, ma se il contorno ti rema tutto contro è davvero inaffrontabile; immagino i ricatti morali a cui queste poverette sono costrette e poi immagino cosa farebbe una svedese... forse la bellezza aiuta, perchè alla bellezza si perdona tutto, ma ci credo poco, e poi diamine se il trucco sta nella biondità che ben vengano le parrucchiere!

Chiariamo: non voglio dire che tutte quelle che sono accompagnate passino da queste forche caudine, e meno male, ma è un andazzo generalizzato che sento intorno, al di sotto del 48° parallelo e forse anche un pò più su... Diciamo che se uno vuol star tranquillo deve piazzarsi oltre il 56°... per ora ci sono, le mie coordinate attuali sono 56 e qualcosa nord, e 16 ed altrettanto ovest... più o meno, non siamo maniaci, su per giù di là mi troverete.


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