mercoledì 26 agosto 2009

Day 7: 08/02/'09

Il cielo è terso, evenienza rara, sottolinea Isil, dato che non lavora. Iniziamo la giornata con il tour intorno al lago; incontriamo molte persone a fare jogging, come sono dediti al fitness questi svedesi! Pellegriniamo alla runa, per tutti gli Odini! apprendo che tra tutte le divinità della mitologia nordica la Svezia si è aggiudicata la puttanissima e bellissima Freja, così si spiega molto del loro carattere poco pudico. La dea, si narra nel mito, che per ottenere una collana fabbricata dai nani se li facesse spudoratamente, per esempio. E poi c’è il mito di Balder, un dio fichissimo, bello, buono, forte e valoroso. Forse l’espressione “baldo giovane” viene da lì; chi avesse altre fonti etimologiche si faccia avanti. Proprio lui va a schiattare, provocando una depressione nel mondo per cui anche i fili d’erba erano in lutto, ma questo, nella guerra con i demoni, gli permette di restare fuori e sarà l’unico  a risorgere dopo. La macchina fotografica ha esaurito la carica, niente runa, la terrò nella mente.

Lasciamo Bromma per il centro, ma scendiamo qualche fermata prima dalla tunnelbana, per farci il canale, Norrmälarstran, a piedi; è tutto un brulicare di gente che prende il sole e fa il bagno, molti organizzati con brace portatile, acquistabile al supermercato, e giù di korv a gogo. Leggiamo un cartello che ci fa riflettere: qui si parla di “regole del divertimento” più che di divieti, perchè la filosofia è di divertirsi tutti, tutti insieme; volemose bbene. 

Passo dopo passo raggiungiamo lo Stadshuset, il municipio di Stoccolma. Dato il campanilismo universale tra città vicine e a maggior ragione tra stati diversi, è alto un metro in più di quello di Copenhagen. A proposito dell’inimicizia con i danesi circola una pubblicità molto carina dell’Axe, di cui è tappezzato il metrò; vi si vede un supporter svedese, con la faccia dipinta a mò di bandiera svedese ad esclusione della bocca dove ci sono i colori della Danimarca, cioè è riuscito a farsi baciare da una supporter danese. Sarebbe come voler unire un romanista con una laziale, la vedo dura, e poi questi ragazzoni non hanno certo bisogno dell’axe... che bistecche! Ad ogni modo il muncipio è un edificio imponente, nei cui locali vengono a mangiare i nobel; anche i turisti possono richiedere il menù della serata e possono scegliere anche l’anno. I sceglierei quello di Selma Lagerlöf , prima donna a vincere il Nobel per la letteratura, prima ad entrare nell’Accademia di Svezia, un pò come la Yourcenar, per intendersi; tra gli altri è autrice di “La saga di Gösta Berling”, storia di un prete spretato...

Il municipio è fatto di mattoni rossi, potrebbe apparire cupo detto così, invece è caldo e come molto in questa città fiabesco; staglia l’oro delle tre corone, della luna e delle stelle che spuntano sul tetto e sulle torri, così come la statua del feretro di Birger Jarl.

E l’ora di avviarsi ad assaggiare lo strömming, l’aringa fritta, al presidio di Sloofood a Slussen. Con il corrispettivo di 3 ero si può gustare questa prelibatezza all’aneto, su un letto di pane croccante. Si mangia al tavolo con altre persone. Con la mia grazia elefantina rovescio l’acqua, che per inciso servono gratuitamente; lo sommo nella sua infinita bontà ha fatto sì che la rovesciassi sulle cosce della ragazza di un mastodontico metallaro; cerco di scusarmi, più intimorita che imbarazzata... Mi immaginavo già senza incisivi e invece quello mi aiuta ad asciugare il tavolo e i va a riprendere l’acqua... dio è un metallone pesante! Sia benedetta la Svezia, voglio vivere in questo paese, accidenti! Intanto una signora sull’80ina ha attaccato bottone con Isil, poi vedendo che o non capisco una parola di svedese inizia  a parlare inglese, per far partecipare anche me alla discussione di nuovo alla faccia della freddezza nordica, ma è difficile con lo strömming nel piatto che cattura buona parte della mia attenzione. Caro pesciolino, io lo so che preferivi sguazzare nel baltico più che nel mio stomaco, ma che ci vuoi fare, così è andata, non me ne volere. 

Il pomeriggio è destinato  a scoprire l’area sud-occidentale di Söder, dalla parte di Långholmen; oggi sembra tutto così ameno... vaghiamo e vaghiamo fino a raggiungere l’ora della fika, che consumiamo vicino ad un ostello realizzato in quella che prima era una prigione, ci sono i tavolini all’aperto in cunicoli, spazi dediti all’ora d’aria, clautrofobicissimi... Tra una chiacchiera e l’altra facciamo tardi, stasera tocca a Cirkus Cirkör, alla Friluftsscenen del Råmbshovsparken, ci basta attraversare il ponte, ma qui è tutto a misura di svedese e quindi prendiamo l’autobus, che per fortuna, anche di domenica, funziona alla perfezione. Si tratta di un anfiteatro in un parco pubblico, come ce ne sono tanti da queste parti (si stima che ogni stoccolmese abiti a meno di 100 m dalle aree verdi) e dove artisti, che d’inverno si esibiscono per lauti biglietti nei teatri più in voga della città, vanno in sena gratuitamente. Lo stile è quello del Cirque du Soleil. Lo spazio è gremito, come al solito troviamo tutte le gamme di età e lo svedese, in un retrogusto un pò meridionale, devo ammettere (d’altronde non ci troviamo nel nord della Svezia), e super organizzato: non si porta il panino e via, qui ci sono zangole di pasta, spiedini e quello che colpisce sono i serviti di piatti, niente plastica, ecco la vera ecologia. Poi cuscini e coperte, c’è poco da fare, qui il comfort è tutt’altro che un optional. Sulla scena molte persone si avvicendano per la messa  appunto degli ultimi dettagli e bambini onnipresenti infestano scalzi ogni angolo e minacciosi si dirigono su ogni presa staccata, a dimostrazione che la testadicazzaggine e l’amore per il proibito e il rischioso è innata nell’uomo. Dominano un trapezio con funi, nastri, altalene, un furgoncino ed una rete per i salti. Finalmente eccoli, 4 staltimbanchi in piena regola, vediamo vari attacchi alla gravità, tutti felicemente superati, qualcuno è originariamente un ginnasta, e si vede; suscitano risa e coinvolgono gli eterni veri leader di questa terra: gli scugnizzi, che chiaramente rispondono con i loro inconfondibili spontaneità, grida e scalzaggine ballerina. Uno degli artisti, nei saluti finali in cui si inchinano a spalle girate, ha l’impellenza di togliersi le mutande dal culo, fantastico. D’altra parte danno noia, vai a dirgli di no; un conto è avere il perizoma, che tra le chiappe trova la sua sede naturale, ma se hai non dico una culotte basta uno slip che ti va là dove non deve perchè la mela gli sfugge incontenibile, son cavoli amari, e come cerchi qualcosa con un minimo di privacy per liberartene; ci sono due soluzioni: o si fa come l’étoile di Circus Circör, o si inizia a girare senza mutande.

Lo spettacolo ci mette una bella carica addosso e nonostante sia già tutto il giorno che camminiamo la sete dei nostri occhi di riempirsi d questa città prevale sulla stanchezza dei piedi che sembrano leggerissimi. Passiamo, dirigendoci a nord, da Kungsholmen e Vasastan. Sono quartieri molto silenziosi ed architettonicamente ineccepibili, secondi nella hit parade del toto casa solo dopo Söder, ma Söder fa testo a sè. Arriviamo fino a Vasapark, il giardino pubblico in realtà dedicato ad Astrid Calzelunghe Lindgren, che oramai aveva già questo importante nome... In ogni modo la casa al primo piano dove la scrittrice abitò fino a qualche anno fa e che è stata la sua ultima dimora si affaccia sul parco; c’è un ala con campi da calcetto che volendo diventano da calcio a 11 e d’inverno vengono usati come pista i pattinaggio su ghiaccio e di Hockey m’immagino, per i più scalmanati de quartiere, ma soprattutto c’è una montagnola morbida, su cui si sale scalzi, con scivoli e rete per i salti. Le scarpe abbandonano spontaneamente i piedi, appoggiamo le borse più in là e iniziamo a saltare come bambine... il momento topico è lo scivolo in cui temo di non entrare, e invece è progettato a prova di mum&dad e via giù alla Bridget Jones dato che avevo un vestitino gonnellato. E’ meravigloso, era troppo che non lo facevo, s parla di lustri... mi riprometto di salire su uno scivolo almeno una volta al mese, e dovreste farlo anche voi, anche se state bene o siete in pace con voi stessi, perchè è super, perchè ve lo meritate. Diventando grandi si perde la capacità di cavalcare l’arcobaleno, e il rischio è di annoiarsi molto, qui dato che crescere non crescon mai fino in fondo va meglio.


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