mercoledì 26 agosto 2009

Day 5: 07/31/'09

Date le scorribande notturne ci svegliamo con comodo; ricevo moltissimi sms, le t4ever sempre in testa, e ovviamente la telefonata di mammàpiezz’e’core, che mi passa tutto il parentado, anche chi non c’è. E io che non volevo pensare al capello bianco incombente!!! Isil mi fa una sorpresa graditissima: mi ha regalato una tazza trasparente, del te Söderblom (che credo voglia dire tipo “fiore del sud”) profumatissimo e il colino abbinato a forma di fragola, il tutto in pieno design svedese. Lei ne ha uguali, così quando prenderò il te a Firenze penserò a quest’altro pezzo del puzzle... E’ un momento raro: quasi mai siamo riuscite a scambiarci regali di compleanno/natale in date consone... altro che Alice nel paese delle meraviglie e il buon non - compleanno...  La festa c’è sempre quando c’è condivisione, qualsiasi giorno sia.

Facciamo un lunch e imbocchiamo la strada alla volta del quartiere degli artisti della capitale svedese. Ci sarebbe da capire quale sarà il prossimo quartiere gettonato dagli alternativi per mettersi in coda e prenderci residenza; il mettersi in coda non è una metafora: sia per comprare un appartamento che per averlo in affitto ci sono delle liste comunali; credo che per Söder i tempi d’attesa vadano per i 20 anni circa... E i proprietari non sono mai proprietari... senza addentrarci nei  meandri del prima e seconda mano, basti sapere che il proprietario non è mai proprietario dell’oggetto-casa, ma del diritto a starci. Quando tiri la calza se ha eredi si arrangiano, e la ruota continua a girare. Sono case bellissime, coibentate a regola e non ci sono gli scempi tristemente noti dalle nostre parti... Scendiamo con la Tunnelbana, linea verde, a Slussen, e andiamo al Katarina Hiss, l’ascensore che offre un buon panorama della città dalla parte di Söder. é collegato a un ristorante; il macchinario è vagamente retrò, per non dire arrugginito; troviamo una famiglia, con due bambini; da come si lanciano sotto la pioggia capiamo che sono svedesi; sono venute due gocce d’acqua; qui succede spesso, il tempo è variabile, ma nel vero senso della parola: sta piovendo, ti fermi a prendere un caffè e quando esci è molto probabile che ci sia il sole. Vince quindi lo stile a cipolla, ma si sconsiglia di portarsi dietro ombrelli; l’uso più comune è di camminare sotto la pioggia fregandosene, tanto dura sempre poco e in ogni caso il modo di ripararsi si trova. E’ tempo di arcobaleni. Altri due passi ed entriamo nel vivo del quartiere; c’è la moschea ricavata nei locali di una ex centrale elettrica (se non ricordo male). I muri sono vivi; un dei più belli è affrescato con Maledictus XVI dietro le sbarre...

Söder è molto simile a Friedrichsein o Kreuzberg a Berlino. Quartiere colorato, nei muri come nelle facce. Va su e giù tipo San Francisco, ma questi paragoni non devono far pensare che non abbia un’identità propria... tutt’altro; è che Stoccolma non è inflazionata quanto Parigi o Londra, ingiustamente, quindi mediamente è meno nota. Söder porta dritto -verso sud- al Globen, una cupola che staglia sulla cima di Götgatan, su cui vari artisti propongono periodicamente installazioni, e in cui le band più in tiro del momento, se passano in Scandinavia, si fermano sempre...In tal senso fresca, seppur già troppo remota per me, è la toccata e nemmeno poi tanto fuga dei Depeche Mode - Nine Inch Nails - Korn & Compagnia della tre giorni di inizio luglio, quasi una Midsommar in ritardo.

Vaghiamo tra le strade di SoFo (a Sud di Folkungatan, che insieme a Götgatan costituiscono i cardo e il decumano della zona), ci sono i saldi, entriamo in qualche negozio di abbigliamento, sono eccentrici, stravaganti, originali e creativi, offrono molte tentazoni allo shopping; non manca Hennes&Mauritz (H&M), ma un’altra catena da non perdere è Monky  (spero di ricordare in nome giusto), che per la prossima stagione propone una giacca con pallettes cangianti creato appositamente per Isil, anche se lei non lo sa. So che prima o poi sarà suo, ho fiducia in lei! Ho parlato con lo stilista che mi ha detto che non riesce a inviarlo di persona perchè ha un lupino al piede destro e non può andare alla posta e chiede alla sua musa se possa andare lei a ritirarlo. C’è anche un negozio specializzato in stampa, è il più rifornito della Svezia: e te credo tiene pure “Donna Moderna”; l’ho vista con questi occhi, altrimenti non c’avrei creduto... Da non perdere la sezione dedicata a Rock e Metal.. Ora che ci penso non ci ho visto “Il Vernacoliere” però... accanto, e vi si può entrare senza uscire (lo faranno soprattutto per l’inverno) un negozio di design, che come sempre è in primo piano; qui ci si trovano dai porta tamponi alle presine-guanto da forno a forma d cuore; tutto coloratissimo e sgargiante, geometrico. Della stessa risma, sebbene più incentrato su shopper, cuscini e asciughini è il negozio del famoso Gruppo10, attivo dagli anni ’70. 

Tanti dettagli ci consumano in concentrazione, e il cervello -si sa- carbura solo a zuccheri: è ora di fika! Puntiamo dritte verso Bondegatan, passando per Folkungatan dove c’è una mattonella che porta scritto che Lukas ed Carmen si son conosciuti lì, che ora son sposati ed hanno una figlia. Ammazza ‘aò! Isil ha già in mente un obiettivo, la Hallonpaj più buona del rione, e non possiamo perderci il Caffè String, dove qualsiasi oggetto, dai bicchieri, alle poltroone, alla macchina per fare il caffè è acquistabile Lo stile in effetti è un pò da rigattiere, ma è gagliardissimo: c’è un semaforo dentro. Se in casa avete problemi di precedenze fate un salto quassù. 

Facciamo in tempo ad appoggiare la forchetta vittoriosa nel piatto vuoto che il cellulare di Isil prende a suonare; è Rosalba; sta facendo le pannkakor, le frittelle di Pippi Calzelunghe, ci invita ad assaggiarle; come perderle??? Come perdere Pyssla con le bimbe? Ci precipitiamo, per quanto il nostro abbiocco post-fika lo permetta.

Varcando la soglia di Drakenbergsgatan 11 siamo investite dal profumo delle frittelle ; Rosalba impersonifica magistralemnte il ruolo di Pippi, e sforna pankakur ad una velocità impressionante. Vanno mangiate con panna montata e classicamente con marmellata di ribes. I bambini aspettano a gloria il giovedì sera perchè costituiscono la cena tipica, insieme alla zuppa, ma non vi sto a dire cosa vada per la maggiore.

Questa sera non assediamo casa di Rosalba fino a notte fonda. Pyssliamo un pò con le bimbe. Sono veramente imbranata, ma ho qualche dote nel ritagliare figure che poi si ripetono a organino e soprattutto ho la fortuna che alle bimbe piaccia, quindi me la cavo con poco. Ho anche il culo, a differenza di Isil, di avere i capelli corti: quando viene il momento di giocare a parrucchiere è la bionda che viene eletta come reginetta e soggetto di nuove creazioni; anche in questo caso son salva con niente, ed anzi mi capita qualcosa di rarissimo: sono libera di fotografare Isil inerme; per gli scatti sia lei che Valetudo sono integraliste della Jihad, come dice la seconda “indossatrici di burqa mentale”, ma ragazze l’anima ve l’hanno già presa Vedder e Bowie, non temete!

Il gioco è bello quando dura poco, e infatti le nuove coiffeuses provette filano a letto presto, come di consueto; qui mediamente si fa tutto abbastanza presto, come la cena del resto. Chiacchieriamo con Rosalba, stasera è la volta dei gay, dato che domani la settimana del pride culminerà con la ricca parata. Anche stasera note giungono dal parco vicino. Rosalba, come molti svedesi, sostiene che in Italia le cose, da questo punto di vista, vadano peggio per la presenza del papa, e del resto come anche molti italiani. E si accettano proposte, ecco le mie: a. Torna ad Avignone con un charter della Air France; b. si fa il toto papa tra i paesi a maggioranza cattolica e ogni 4 anni, come alle olimpiadi, cambia casa; perchè anche da noi ci sarebbero i patti lateranensi, però di fatto quei tonaconi non pagano manco le tasse e in un anno e mezzo con tutto quello che evadono ci s comprerebbe il CERN di Ginevra (l’acceleratore di particelle). E poi non ci sono soldi per la ricerca... mi viene da vomitare. Loro che son tanto pro-life: quando un bambino di 3 mesi muore per una malattia rara perchè non si è fatto abbastanza ricerca, cosa mi rispondono dell’infinità bontà di dio? Sarebbe uno stronzo inqualificabile se ci fosse... Andrei fuori tema assai continuando questa polemica, per la quale rimando al testo La Questua, uscito per Feltrinelli, di Curzio Maletese. Dio ladro.

Tornando a casa, ormai stuzzicate sulle questioni religiose, conveniamo che si bestemmia solo in Italia, e nemmeno in tutte le regioni; ipotizziamo che di ciò la responsabilità vada cercata proprio nella presenza della corte papale in territorio laziale; ciò nondimeno questo questo causa un gran cruccio ad Isil, che in svedese non ha interiezioni adatte ad ogni situazione. Entrambe veniamo ancora sgridate dai genitori, perchè dedite a questo eloquio blasfemo, ma diciamo noi: 1. Cari mamma e babbo ma secondo voi da chi le abbiamo imparate? Fatevi un esamino di coscienza dai... 2. E’ liberatorio più dello yoga, cosa vuoi dire, quando un piatto ti scivola di mano “benedetto sia lo sommo che dissemina il nostro cammino di ostacoli”??? Tra l’altro questi sarebbero anche  fin a fin di bene, quindi meno gravi di altri. 3. La critica più razionale non ci viene mossa mai: perchè, essendo atea, bestemmi? E quindi ritorniamo sull’uso tradizionale della lingua natìa, l’accademia della crusca  dovrebbe pagarci la SIAE ogni volta che ne tiriamo uno (io vivrei in un villone con 20 colf) 4. Il moccolo in realtà non esiste: come può avere carattere offensivo o dispregiativo se è la bibbia a sostenere che dio è in tutte le cose? Qui gli immanentsti doverbbero fare la ola. Un ceppo ben radicato di loro si trova all’Humanitas di Scandicci dove una delle bestemmie che va per la maggiore è la “4in1”, il mitico “dio camalupente” (cane, maiale, lupo e serpente) e qui a mio parere sarebbe la Svezia, terra di Nobel, a doversi inchinare.

Isil domani lavora, l’umore è da domenica sera chiaramente. Chi se lo ricorda quante volte la domenica sera, prima del rientro a scuola uno metteva il termometro vicino all’abat-jour? C’era in giro il Lunecocco che mieteva più vittime dell’influenza. Questo  verme bastardo però sapeva vendicarsi a momento debito: una volta avevo davvero la febbre a 39, mia madre stufa delle solite storie mi mandò a scuola lo stesso, c’era la neve. La temperatura poi arrivò a 40... Da allora tornò a credermi, ma ormai avevo imparato a falsificare la sua firma... 

Tuttavia Isil non ha il termometro, quindi mostra un discreto e giustificatissimo giramento di palle e rizzati. Affetta finocchione e  serve con gentilezza ed amabilità ottimi cappuccini da Martina, un negozio di prodotti italiani in Odengatan; dai stella, ce la puoi fare! Però ora a nanna, march!


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