mercoledì 26 agosto 2009

Day 6: 08/01/'09

Ed eccoci arrivate al “sabato caramelloso”. Il sabato si va a fare la spesa e si comprano le caramelle; nei supermercati ci sono pareti di sportellini di plexiglass con varietà sorprendenti di dolciumi. Sacchetti e palettine distribuiti qua e là e self-service. Il tutto viene pesato alla cassa, come la frutta e la verdura. Piccoli e grandi, perchè ricordiamolo in ogni svedese c’è un bambino molto facilmente risvegliabile, prendono d’assalto le gommosità di zucchero e si vedono uscire dai centri commerciali beati e masticanti con il loro sacchetto di carta colorato e le mani a pescare. Anche noi ci allineiamo; le fogge delle caramelle sono tra le più varie, la più strana è una rotella-arcobaleno, secondo me prodotta in occasione del pride.

Dopo tanta dolcezza, l’amaro della realtà; Isil rientra a lavoro. Non ci possiamo lamentare perchè almeno questa settimana è stata con me, ma questo è sempre un momentaccio, che viene “allietato” da varie sorprese: la collega che l’ha preceduta, detta “Il Genio” si è “dimenticata” di pulire il pavimento, di assicurarsi che la corrente non saltasse quando si scaldava il pranzo, di controllare le scadenze. Morale della favola i gelati nel frigo son da buttare, molti prodotti son in scadenza e il pavimento ha bisogno di Cenerentola. Come dice Isil, il problema è che il negozio non è gestito da svedesi. Nonostante il genio dia fondo a ciò che in scadenza non è divorandolo famelica e sbriciolando ovunque non viene messa in riga... Se le dici qualcosa lei di rimando starnazza come un’oca. Forse se chiediamo alle ragazze coccodè ci danno una mano a capire... Nonostante queste avversità Isil mi mette sù un cappuccino che non ho mai gustato nemmeno da Rivoir in Piazza della Signoria. Questo è confermato anche dalle due affezionatissime vecchiette che vengono a fare fika qua di pomeriggio, e te credo... e poi volete mettere? Il tutto abbinato al sorriso di un’italiana in colori e cuore svedese!

Prendo il mio fagotto e, per la prima volta sola per le vie di Stoccolma, mi aggiro verso la tunnelbaa; Isil ha fatto una così buona scuola che la cartina mi serve ben poco. Sono diretta allo Stockholm Stads Museet, un museo gratuito che ricostruisce la storia della città, a Slussen, negli  ambienti che prima erano una prigione. L’idea è quella di riacchiappare poi il corteo del pride che dovrebbe passare davanti a Martina, fermarmi a quel punto da Isil per poi continuare e aggiungere la colorata combriccola a Söder. 

Allo Stadsmuseet oltre ad un’interessante e curiosa esposizione di fragranze medievali, apprendo che i nomi maschile e femminile più diffusi sono Lars ed Anna, che ci sono più gatti che cani e che mediamente gli abitanti di Söder sono i più espansivi e socievoli (non c’erano dubbi); questi dati son stati ricavati prendendo un gruppo di persone residenti a Stoccolma, di varia età, sesso e professione, che hanno risposto a cosa secondo loro voleva dire essere uno stoccolmese e se ci si sentivano, molto divertente da leggere. Chiaramente c’è l’effigie d Birger Jarl il Grande, fondatore della città (metà del XII secolo), su tronchi d’abete messi nel Mälaren, da cui il nome (Stock è una parola che si riferisce ai tronchi appunto).

E’ tardissimo, mi schianto sulla metro e cerco di raggiungere il pride. C’è un muro umano di cittadini di tutte le età dai bambini ai nonni come pubblico, prendo il corteo già partito. In parata ci sono anche preti e pretesse, polizia e medici. Incredibile, vero? I festeggiamenti qui durano una settimana, infatti è da lunedì che dagli autobus sventolano le bandiere arcobaleno, così come dai luoghi più rappresentativi della città. I bastardi mi cambiano il percorso stabilito, così mi dirigo da Isil, ormai in procinto di chiuder bottega, staccandomi dalla manifestazione.

Purtroppo date queste variazioni inattese alla marcia e data l’ora che facciamo, arriviamo a Söder a sera già fatta, anche se il sole ancora alto ci trae in inganno. Optiamo per una Fika a base di hallonblåbärspaj (torta con lamponi e mirtilli ed immancabile salsa di vaniglia) e smoothie; questa bevanda è un altro must svedese: basta prendere un pò di latte, yogurt alla vaniglia, banana e lamponi e mischiare tutto in un mixer o meglio ancora tuffandoci un minipimer, facilissimo da fare anche in Italia, penso previdente a crisi d’astinenza da Svezia che mi aspetteranno al rientro... Il caffè che scegliamo è intitolato alla Garbo, gloria drammatica nazionale, in stile vinatge-hollywoodiano. Troviamo per fortuna posto fuori, perchè fa un discreto calduccio, è si cari miei abbiamo avuto sole e caldo anche a Stoccolma. La barista è una bionda tutta pepe simpaticissima, molto svelta, non si ferma un attimo, ride e fa ridere i colleghi, ti vien voglia di lasciarci il curriculum anche se non hai mai fatto un caffè. E’ l’unico posto visto fin’ora manchevole di poss: qui, anche il caffè si paga con la carta, data assenza di commissioni; lo stoccolmese raramente esce con molti contanti appresso. La barista ci rassicura: “Fate la vostra Fika, poi a 100 m c’è un bankomat, andate, prendete e tornate a pagare con comodo dopo”; Scommetto che nessuno di voi mai in un altro posto si è sentito dire una cosa del genere. Rilassatissime, ci sediamo e iniziamo ad attaccare la Hallon. Dopo un pò la biondazza esce a pulire qualche tavolo, si sente osservata, si stoppa e sbotta, nel suo brio naturale e guardandosi le terga: “Mamma mia, che ho fatto? Perchè mi guardate tutti, mica avrò la gonna tutta sù infilata nelle mutande???” Tutti ridiamo e lei, assicuratasi che così non fosse continua a caricarsi con mestrìa le braccia con piattini, posate e tazze. Chiacchieriamo in pace e tranquillità; e per forza gli svedesi son sereni: lavorano il minimo, alle 4 le 5 massimo del pomeriggio son tutti a far fika e a rilassarsi con gli amici, con i figli o con i morosi; dove ti rigiri ci sono scorci fantastici...neanche un lucano vuoi più dalla vita a queste condizioni. Faccio un pò di conti... devo fare un prelievo, ma dovrò trovare una macchinetta che accetti i pin di 5 cifre, perchè qui li hanno tutti di 4. Decidiamo che lunedì ci metteremo all’opera, intanto ci godamo il week-end; non c’è niente, con una hallon e un smoothie, che possa distoglierci da questo appagamento. Eppure tal massa proteico-glucidica va buttata giù in qualche modo, e la prode Isil ha ovviamente la soluzione in tasca: all’insegna della Stoccolma più autentica e meno turistica, mi conduce a Monteliusvägen, il che ci permette di fare un trancio dello Stieg Larsson magical mistery tour, dato che il giornalista del romanzo Uomini che odiano le donne abitava proprio in una di quelle case, da cui vedeva il municipio. Anche Lisbeth, la protagonista femminile, è del quartiere, in realtà di una traversa di Götbacken, vicino a cui s trova anche la redazione del Millennium, quartier generale dei giornalisti della storia. Söder caput mundi. 

Dopo un percorso acciottolato e in salita per strade tortuose in cui le abitazioni hanno conservato la foggia medievale  e che tanto fanno pensare al Vicolo D’Oro di Praga, arriviamo a Montelius, da dove il panorama è veramente impressionante. Si vede Stoccolma con l’occhio di Söder, cosa che carica di significato e bellezza ciò che appare alla vista. Isil ha assistito per la prima volta a questo spettacolo in una nebbiosa sera invernale, adesso invece ciò che ci viene offerto è un caldo tramonto di fine estate... i mille volti di Stoccolma! Uno dovrebbe venirci in ogni stagione, e vedrebbe comunque una città diversa..   Immagino che a Santa Lucia in the Sky with Diamonds sarebbe un tripudio di luci e neve. La città è ai nostri piedi, maestosa e fiabesca; abitare qui è rischioso, la tentazione di stare alla finestra dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina sarebbe troppo forte.

Il tramonto è veramente tardo, dal punto di vista di un europeo del sud per lo meno, la luce ci dà la possibilità, tornate a casa, di fare ancora qualche paso adelante, e merita perchè casa di Isil si trova sulle macerie di un cimitero vichingo; questo, unito al salotto vittoriano e al fatto che due case più sotto si dice aleggi lo spirito di Ingmar Bergman mi fa chiedere cosa diavolo aspetti David Lynch a prediligere tal luogo come set per il suo nuovo film. Devo assolutamente telefonargli, qualcuno ha il numero? Fondamenta a parte davanti casa si ergono degli orticelli, in cui gli ingredienti prevalentemente coltivati sono lamponi, ribes e rabarbaro. In uno di questi appezzamenti c’è proprio un tumulo, con tanto di cartellino. Siamo sulle rive di un laghetto; i vichinghi eran soliti avvicinarsi all’acqua. Più in là, e lo vedremo domani, emerge dalla terra una vera e propria runa. Siamo molto vicini all’aeroporto di Bromma. Non so quanto le autorità siano state messe al corrente dell’esistenza di un sito archeologico. Se mai prenderete un aereo da qua e a bordo vi offrissero degli alcolici, ricordate almeno di brindare senza far toccare i bicchieri ma guardandovi negli occhi e dicendo “skål!” (cin-cin!); lo skål era il bicchiere (ciotola) in cui i vichinghi bevevano. La tradizione vorrebbe che ogni volta che a tavola qualcuno beve tutti si faccia lo skoll. Per fortuna gli svedesi non son troppo formali. 

I cari Bengt d Eva hanno dotato la casa di allarme, ma ne potevano ben fare a meno, dato che è più che protetta da spiriti di antichi guerrieri. Sfido chiunque a sfuggire al martello di Thor.


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