mercoledì 26 agosto 2009

DAy 9: 08/04/'09

Niente Frukost (colazione) a casa oggi; è qualche giorno che abbiamo adocchiato i Pancakes del caffè Naco... Ne assaggiamo uno alla mela e alla cannella... delizioso, questo vince un grammy, è un Punkakes... e so che la ricetta è dei fratelli Ramones; non lo sapevate? Furono spediti a guadagnarsi l’estate da mamma, prima di imbracciare chitarre e microfoni o meglio se li volevano avere, in un caffè della East Cost, nei pressi di Portland. Si narra che fu in quell’occasione che maturarono le loro idee anarchiche; covarono le loro molotov contro l’ordine precostituito a suon di pancakes per Miss Virginy e Miss Laurette Locart, le sorelle (zittelle) che insieme facevano 155 anni, presso cui i fratellini erano ospitati e che si dovevano accertare dei progressi culinari dei due adolescenti brufolosi; riscuotevano molto successo e un netto miglioramento si registrò al passaggio di Frank Sinatra da quelle parti, tale da far dividere la carriera gastronomica dei Ramones in Before ed After Frank. In onore della loro musa escogitarono l’ingrediente segreto ed iniziarono a scaracchiare nell’impasto. Ciò permetteva, a detta degli chef, di raggiungere la morbidezza adeguata. Il vecchio Frank fu impressionato a tal punto che volle portarci la figlia Nancy, ignaro del fatto che Joe aveva fantasie erotico-orali su tale soggetto; non potè esimersi da escogitare anche per lei un ingrediente speciale e fu così che Nancy si ritrovò un pelo pubico in bocca. Furono immediatamente cacciati e successivamente per le tournées in patria il manager dovette ingrullire non poco con le autorità e furono confinati quasi esclusivamente all’estero, ma a Joe non importava, era come essersi fatto fare un pompino dalla sua Nancy, non tanto per il rapporto orale in sè, ma perchè ciò era avvenuto al cospetto del padre; lei in compenso gli voleva sparare e ci mancò un pelo -appunto- giusto perchè lei non aveva la sua p38 nella pochette.... Ma il padre aveva una lupara con sè, proveniente direttamente da lu paesiello, che azionò a raffica. I Ramones si salvarono usando le Locart come scudi umani, che essendo abituate a vivere in terra di gang giravano con il giubbotto antiproiettile sempre allacciato e ne uscirono illese ed illibate. Tale scena spinse Nancy a fare sua la cover di Beng Beng di Dalila. Una versione locale “Bengt Bengt” viene spesso cantata da Eva, nel cucinotto di Isil, quando squarta i cervi che tanto ama divorare. Mi chiedo se anche lei al primo appuntamento abbia trovato qualche pelo pubico da qualche parte... Sempre per restare sulle cover, fu per celebrare tale aneddoto che l’amico Sid Vicious intonò My way. Quando il discografico seppe la verità stava per strozzarsi con l’oliva del martini che si stava tracannando...

Dopo questa aneddotica spinta necessito relax... qual miglior rifugio del Central Badet? Questi stronzi hanno costruito nel 1904 una piscina in pieno stile Liberty, ma chiamarla piscina è fuorviante; infatti io arrivo tutta bardata pensando di trovare 6 corsie da 25 m e tanto cloro e invece mi affaccio su una vasca ovale, contornata da terrazzi, poltrone e giornali, lampade  e lettini per massaggi. Qui si galleggia in circolo, mi fa pensare alla maratona bagnata di Alice nel paese delle meraviglie. Sono l’unica con cuffia e occhialini, che vergogna! Mi precipito ad indossare il bikini e salto sul tetto, la cui terrazza pullola di amanti dell’abbronzatura. E’ attrezzata con docce per refrigerarsi, e offre una buona panoramica sui tetti. Non avrei mai creduto di prendere il sole e di abbronzarmi quassù... questa città non finisce mai di stupirmi. Tutti leggono qualcosa io ho le mie saghe popolari svedesi, e così riesco a fare la mia figura, non potendo puntare troppo sul bikini dato che celullitissimamente fornito, poi con tutte queste fike vi lascio immaginare! Il bello è che per raggiungere il tetto si passa dalle scale condominiali... non ho incrociato nessuno per le scale a chiocciola, magari io sarei rimasta un pò imbarazzata, ma nella loro inossidabile impudicizia al signor Larsson o alla Signora Svensson non avrebbe fatto ne caldo nè freddo. Il top viene alla sauna; in quella per donne si va nude. Mentre in quella mista hai solo l’asciugamano, io temo che mi cada, ma anche lì non credo che qualcuno si scandalizzerebbe più di tanto. Adesso so che molti mi invidieranno perchè ho visto diverse svedesi nude... consolatevi molte avevano più di 70 anni e di biondo avevano solo  ricordi. So che adesso ri-inguainarmi in un costume o in un reggiseno sarà un problema, è così liberatorio andare a giro nudi... certo il mio amico Valentino fallirebbe e questo mi dispiacerebbe molto, ma volete mettere! Effettivamente non ovunque ci sono umidità e temperatura da sauna. Effettivamente qualche volta una lisesina (mantellina della nonna fatta ai ferri, in lana, con nastri di raso en pendant a chiuderla) fa comodo...

Mi sciolgo a quei vapori, mai provati; rinasco e ho l’esatta sensazione, che poi è la sensazione del viaggio intero, di essermi svegliata da un lungo sonno. Perchè a volte non basta puntare la sveglia, la sveglia va anche sentita...

Il Central Badet ospita anche un caffè molto rinomato, dove molti vengono ignorando il resto e soprattutto ha un romantico giardino d’entrata con fontana e panchine dove poter leggere in tranquillità. 

Sono così appagata che le tentazioni della pasticceria oggi non mi tangono (almeno una volta nella vita!), sono energica e me ne vado al faro blu, l’ultima dimora di August Strindberg, allestita a museo del vate. Si trova a due passi dal Central Badet sempre in Drottningatan, ha un’insegna molto carina. Strindberg è un poeta nazionale, uno dei suoi romanzi più famosi è La sala rossa, ma pubblicò anche molte opere teatrali. Si sposò diverse volte, e così cambiò casa. Girò per Stoccolma più di quanto Kafka abbia vagato per Praga. Il popolo istituì per lui un contro-Nobel autofinanziandosi, tanto era amato. Fece anche il fotografo e tra i suoi amici si annovera Edward Munch, che lo ritrasse più volte (un ritratto è in questa casa, l’altro si trova al Modernamuseet). Scrisse anche opere a carattere psicologico, disegnando i profili delle personalità svedesi, sarei curiosa di leggerli. Si faceva fotografare in espressioni bizzarre.

Sono a 5 minuti esatti da Martina, mi avvio.

Da Isil incontro Rosalba. E’ sempre una gioia vederla, sempre sorridente. Mentre aspettiamo che Isil chiuda cassa, facciamo un giro per l’isolato, in cerca di una lampada per Emilia... E’ una giornata caldissima, la ragazza che lavora nel negozio di luci è senza aria condizionata, non so come diavolo faccia  a stare lì. E invece è bionda e impeccabile... io avrei tutti i capelli appiccicati sulla fronte, il rimmel un pò colato, insomma non mi assumerebbero mai!

Rosalba è venuta per darmi indicazioni circa il Danderydsjukhus , presso cui lavora: domani è il gran giorno, giocherò fuori casa e curioserò nella sanità svedese... Inizio già ad animarmi e prevedo che stanotte dormirò ben poco... 

Rosalba ci allestisce in 4 e 4 8 una cena a casa sua, è sconfinata la pragmaticità di questo popolo e disarmante per un foresto.


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