mercoledì 26 agosto 2009

Day 3: 07/29/'09

E’ il giorno dedicato all’arcipelago questo. Stoccolma anche in questo si conferma una città peculiare, a metà tra un lago (il Mälaren) e un mare (il Baltico), articolata su isole che si dipanano in un folto arcipelago, tanto d’inverno quasi completamente disabitato, quanto battuto d’estate; questa gita fuori porto infatti e una cosa tipica svedese, che raramente turisti forestieri hanno la fortuna di fare; così come moltissime altre attività che potrò fare, nel vantaggio di conoscere una persona che vive sul luogo. Il draghetto è pieno di svedesi, l’80% over 65, in quella che con Isil abbiamo definito la VECCHIOCRAZIA, che ci snerva nei musei molto spesso; vivendo bene si arriva  a ragguardevoli età più o meno in salute; in pensione si hanno tutti i musei gratis, quindi orde di vecchi con i loro trespoli (deambulatori) affollano i luoghi della cultura, rendendo pressochè impossibile la fruizione agli altri delle opere... Torniamo alla barca; la fauna in anziana manifestazione ha occupato già tutti i post a sedere. Noi, lupe di mare indomite, affrontiamo le 3 ore di viaggio sul ponte, in piedi, senza mai dare il minimo segno di cedimento. Tutto il resto del giorno l’abbiamo passato distese sugli scogli, ma è un particolare. L’imbarcazione della Waxholmsbolaget solca il Baltico offrendoci ragguardevoli panorami, che occupano per diverso tempo la macchina fotografica; ogni scorcio è diverso, non ci si annoia mai. Ci sono isolotti con una sola abitazione, con il loro piccolo molo; chi abbia lì è costretto a muoversi in barca, e c’immaginiamo cosa non dev’essere d’inverno, tutto bianco e innevato... eppure qualcuno ci resta, lavorando magari con un pc, forse è qui che vive Babbo Natale, per non avere tanti rompimenti di coglioni s’intende... Ed ecco che sentiamo un rombo di motoscafo avvicinarsi e poi sorpassarci balzellando sulle onde: è un vecchietto di 85 anni minimo al timone, ed abbiamo la sensazione che non frequenti molti musei; ci saluta beffardo sparendo ben presto all’orizzonte... chissà magari arriverà al polo nord... Ho la certezza che quando scenderà a terra non userà un deambulatore... Durante la traversata molte altre barche ci affiancano, molte sono a vela, che gli svedesi dimostrano amare molto e immancabili i bestioni della Viking diretti in Fillandia. Colpisce molto la vegetazione: betulle (björk) ed abeti sul mare. Approdiamo finalmente a Finnhamn, l’avamposto più esterno dell’arcipelago. Ha un porticciolo con un bazar fornito di tutti i generi di prima necessità e un caffè. Nell’entroterra c’è un ostello molto confortevole e qua e là tutto è disseminato di casette che vengono affittate, son tutte rosse e bianche in svedese d’ordinanza. E’ tutto molto strano: siamo al mare, ma i sentieri su cui passeggiamo nelle nostre lande sarebbero collinari, se non montuosi. Troviamo uno scoglio libero su cui ci accampiamo, è accanto alla dimora di una famiglia allargata, saranno tre fratelli/sorelle con rispettiva prole, la maggior parte della quale in età puberale, una tragedia ormonale: le bimbe già ragazzine pensano già ai David Beckham della situazione e i ragazzini pensano ancora al lego e ai giochi barbari del legno e della terra; quando si accorgeranno che avevano la pagnotta fumante nel piatto sarà ormai irrimediabilmente tardi, altra fauna avrà già fatto bottino. Che curiosa, l’umanità.

Ben presto ci raggiungono due mamme con 3 bimbe, evidentemente adottate: le mamme, evidentemente svedesi, accudivano bimbe dagli occhi a mandorla. A quanto pare le pratiche per l’adozione sono molto snelle in Svezia, come tutto del resto, e sono molti i figli adottati.

Mi tolgo la soddisfazione di fare il bagno. Noto, prima, che qui si tuffano ed escono subito, non stanno a guazzo come noi nel Mediterraneo... L’acqua è, come dire, freddina, ma è bellissimo e poi la sensazione di fare il bagno nel Baltico, volete mettere??? Prima però son dovuta correre al bazar: l’unico giorno, di 365, in cui decido di andare al mare ovviamente ho l’onore e la gradevole compagnia non solo delle mutande, ma anche  dell’assorbente con ali! E a questo punto devo confessare un passaggio che definire storico sarebbe troppo poco, è epocale: addio tampax, son passata agli OB; le remore per l’assenza dell’applicatore decadono con la semplice, logica e razionale considerazione per cui ‘in fondo ci va molto peggio di un dito’. La temperatura non è mite, ma non ci lamentiamo,  sicuramente molto più calda dell’oceano, ricordo che a Lisbona nel 2004, nonostante facesse un caldo becco, non riuscii a fare il bagno. Anche qui è infestato di padri che giocano con i loro figli. Inizio a sospettare che in ogni svedese ci sia un bambino, ma è ben altro rispetto al fanciullino pascoliano: qui basta un non nulla per accendere la miccia, come mi viene anche confermato dagli aneddoti di Isil; infatti un giorno si era ritrovata nella bolgia canterina in un centro commerciale; spenzolava curiosando dalla balaustra dell’ultimo piano di NK (leggasi |Enko|) quando vede entrare dei ragazzi, in età liceale, che iniziano a cantare una vecchia canzone popolare; tutti, dalle nonne ai nipoti nel carretto, ai pensionati fino ai manager, si uniscono al coro. Poi finita la canzone tutto torna alla normalità, manco qualcuno avesse premuto lo STOP... 

Fanciulli si ma col cervello... qui si inizia ad impegnarsi in lavoretti estivi già ben prima dei 18, età in cui uno viene buttato fuori dal nido parentale, anche perchè per gli studenti lo stato offre molte agevolazioni. La ragazzina che ci vende le uova biologiche alla fattoria di Finnhamn ne è un esempio; viaggia scalza per i sentieri, ritira le uova da sotto il culo delle galline, raccoglie tuberi e ortaggi e li dispone in un negozietto dotato di una bilancia super funzionale, con istruzioni dettagliate (purtroppo solo in svedese), perchè nel caso in cui lei non ci fosse uno fa da sè e paga anche self service, c’è semplicemente una cassettina con su scritto “Lasciate i soldi”.. in Italia non lascerebbero neanche le galline... Sembra tutto molto hippy e utopistico, ma così ci siamo tolte anche la soddisfazione di dar la mano alle pennute che stasera ci faranno mangiare una frittata, pardon l’omelette. Troppe emozioni per un giorno solo... pensare che esiste una zolla di mondo dove le cose funzionano mette in crisi il mio catastrofismo tanto nutrito dai TG di stato e dalla mentalità contro cui spesso qualche parallelo più giù mi trovo a fare i conti. E’ una grossa messa i discussione, da parte nostra ci chiediamo dove sia la magagna, perchè, forgiati da malizia e mariuolismo, siamo abituati a pensare che normale sia la scorrettezza e non viceversa. Non saremo mai civili, rendiamocene conto.

Abbiamo gustato un’ottima omelette a porri, grazie alle nostre amiche galline.. coccodè! E grazie alla mano svelta e ferma della chef Isil, che tira fuori dei piatti che mi sogno col binocolo... son peggiorata ai fornelli, ma se volete assaggiare un genuino sofficino bruciacchiato suonate pure alla mia porta, non occorrerrà prenotare...


Nessun commento: