mercoledì 23 aprile 2008

Giochiamo a signore?

I bambini sono avanti; quante se n'è fatte e di quante cose ganze, anche un po' meno noiose delle reali, eravamo convinti... belli spavaldi. Per esempio credevo che i miei, se mi facevano (chiaro, lo facevano A ME, egocentrica nei geni!) un fratellino o una sorellina, si dovessero risposare. Una volta, all'asilo, mi si bucò una calza; era di lana grossa, rossa e lo sbrano era perfettamente tondo. Ovviamente mi misi a cercare il pezzo mancante. Un giorno colorai a matita (rosso e verde) la kitchstatuetta della venere di milo della nonna perchè mi sembrava palliduccia, proprio al Sergente che l'aveva sbiancata con la varichina; non vi dico le madonne che tirò. Queste si ripeterono quando mi beccò che affrescavo il muro della terrazza con un bel pennarellone indelebile nero di scritte giapponesi (questa è colpa dei cartoni animati). Lì volarono gesù bambino, la mamma e il papa all'unisono seguiti da rincorsa con battipanni ai danni della sottoscritta. Ma la meglio la feci quando, giocando a signore, tentai di imitare mammà: ogni tanto vedevo che prendeva gli assorbenti (all'epoca manco sapevo che si chiamavano così); ne presi uno e "ohoh! Sorpresa!" noto che aveva l'adesivo. I miei neuroni si attivano e dopo un quarto d'ra di calcoli dedussi che la colla andava sicuramente appiccicata alla pelle, altrimenti come faceva a stare fermo? E fu così che mi feci la prima ceretta all'inguine.
Quindi nell'eterna questione tra assorbente esterno e tampax non posso che pronunciarmi a favore della seconda possibilità, e poi le Tampax5ever sennò dove me le mettete??? Aveva ragione Freud, è tutto nei primi 5 anni.
Aspetto i vostri lampi di genio infantili.

PS
Per quanto riguara DAKS ("Ile, un c'è più banane"), mi son dimenticata una perla: aveva momenti di profondità, come quando faceva le scorregge finte dalla finestra mentre arrivavo, gesto da leggere alla stregua dello scodinzolio di un cane che tenta di saltarti addosso mentre rientri a casa. Altri di questi istanti si manifestavano quando mi comprava o mi faceva arrivare mazzi di fiori: pulciottina! Il fioraio era sempre lo stesso, quello del cimitero di Peretola.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Daks ha sconfinato il blog, sappilo! Ho scoperto che il modo di dire "non c'è più banane" non è universale, perciò mi serviva un esempio efficace per spiegarlo...proponiamolo a De Mauro!

Anonimo ha detto...

L'argomento è foriero!
Da piccolissima avevo due grandi passioni: l'uva e i mandarini. Della seconda sopravvive nella tradizione orale l'episodio di quando la zia stava preparandomi la merenda separando delicatamente gli spicchi dell'agrume suddetto, uno per uno...lasciando incustodita la metà non ancora sezionata, che provedetti a ingurgitare provocandomi un immediato soffocamento. Viola e starnazzante, attirai l'attenzione della zia, scioccandola a vita: ebbe tuttavia la prontezza di sfilarmi il tappo a mani nude.
Della prima invece ho pure la prova-immagine. Approfittando di qualche attimo di distrazione della nonna, mi precipitavo al cesto sul terrazzo per sottrarre un po' di chicchi dai grappoli lì conservati: ma una volta volli di più. Ignara della sorte beffarda, prelevai dal cesto l'intero grappolo, alto la metà di me, e mi affrettai verso la finestra di camera mia. Mentre correvo (?), da dietro arriva la mamma armata di macchina fotografica...realizzò uno scatto dal gusto Lucas-oriented: non mi riprese frontalmente, bensì mirò all'ombra che la mia figura proiettava sulle mattonelle della terrazza! Meglio della locandina di Star Wars, quella di Anakin bambino con l'ombra di Dart Vader...

Eule ha detto...

Allora ad oggi non mi viene in mente nessun episodio di quando ero piccola che valga la pena di essere raccontato...ero un pischella abbastanza tranquilla da quello che mi raccontano, in compenso è con molto piacere che vi racconto il mio accaduto di oggi.
Sono tre settimane che aspetto un pomeriggio in cui non piova per prendere la mia amata Bicilétta (Fonte: Antonio Arinci) e fare un giretto, allora verso le tre prendo tutto l'ambaradan: scarpe con gli attacchi, occhiali, guanti e casco e parto conciata come se dovessi scalare il Passo Fedaia (19% di pendenza) fatti nemmeno 20 m arrivo allo stop della via di casa mia e cerco di fermarmi, ma che accade: per staccare i piedi dai pedali bisogna dare un colpo secco col tallone verso lo'esterno, insomma io non so come ma fatto sta che i piedi mi sono rimasti attaccati ai pedali e io, per una strana legge della fisica, sono finita a terra come un sacco di patate atterrando con i miei quasi 70kg sul mio gomito destro, sicché non vi dico i moccoli che ho tirato!! Ma il destino è befardo si ferma una macchina alzo gli occhi o non sono due giovani arabinieri di leva (Dio...!) Uno scende e io nell'arco di 3 centesimi di secondo ero già in piedi, mi fa: "ti sei fatta male?" e io "no, no" "però dì la verità stavi meglio prima!" e dentro di me "vorrei essere colta da un fulmine in questo preciso istante pur di non continuare questa conversazione", insomma poi prendono tra ristine a presa di culo e se ne vanno...
Io che faccio: vestita come Damiano Cunego, mica potevo tornare a casa, poi i campioni picchiano certi stianti e arrivano sempre (o quasi) alla fine delle corse!! Decido di andare comunque, trovando la pioggia, e rischiando di perdere la catena della Bicilètta per strada per ben 2 volte...
A volte sarebbe da preferire lo sport passivo...si guardan sempre volentieri le partite di rugby o della Viola no?