domenica 6 aprile 2008

millennovecentonovantasette

Domani inzio il tirocinio al DEA (Pronto Soccorso): ragazzi l'è buriana... Sono emozionata, agogno quanto temo questo momento perchè quando una cosa ti piace è così... farò scorta di cioccolata... non c'ho banane, ma questo mi permette di parlarvi del Daks (lo chiamerò col nome della gelatina che si metteva nei capelli, probabilmente mastice), mio leggendario ex.
Era il 1997. Lady D stava per morire. Avevo da 6 mesi la patente, di lì a poco avrei conosciuto lo zoccolo più duro della burocrazia italiana: la segreteria di lettere e filosofia. Ignara di tale immane disgrazia, con la Diva si frequentava quasi tutte le sere il Central, la pista rock di questo; erano i tempi in cui si zompava sui Nirvana. La discoteca era frequentata da una fauna molto variegata, tra cui ricordo il Pagliaccio, ma parlerò altrove di lui, con l'aiuto della Diva (i ricordi, annebbiati dalle economiche birrozze che compravamo fuori al baracchino del cinese potrebbero non essere attendibili). La serata partiva da casa mia o da casa della Diva, a seconda di quale fosse libera; le cene erano a base di surgelati fritti, patatine e nutella; seguiva la seduta di maschera d'argilla, doccia, svaligiamento dell'armadio -vuoto in genere, dato che tutto riversava sul pavimento e sul letto-, defilé di tutte le combilazioni possibili, maquillage e deodorazione ignifuga di ascelle e insetticida dei piedi. L'acconciatura veniva solo iniziata al domicilio, ma proseguiva e si compiva nel parcheggio della discoteca, dove esordivamo con un rifiuto perentorio sul pagamento del pedaggio estorto da energumeni di certa provenienza campana per i quali il protocollo prevedeva di pronunciare la seguente frase:
"Tu sì abbusive, abbusiv'assai!"
La prima sera ci fu il dubbio di trovare la scarcassina su 4 mattoni, ma confidai nel fatto mi prendessero per una "paesana". Andò per la seconda evidentemente.
Con l'aureola di lacca scendevamo dalla macchina, sorridendo nonostante i tacchi facessero un male cane, bestemmiando col terreno sconnesso.
Una di queste sere mentre si ballava ci fu un'occhiata di troppo col tale Daks. Si scoprì dopo che in genere frequentava ben altre discoteche, che era un capo ultras che passava tutte le domeniche con la squadra del cuore che non vedeva mai dato che le dava le spalle per dirigere i cori dei tifosi, che si faceva mezz'ora di auto-intervista davanti a uno spacchio impersonando il giornalista, il sè stesso-famoso-dj e il pubblico in delirio alle sue affermazioni, che da piccolo quando studiava dalle suore aveva espresso il suo genio infilando una carpa della vasca del chiostro nell'acquasantiera generando sincopi nelle vecchie che frequantavano la messa delle 18.00 e lanciando un petardo nel confessionale in orario visita. La sua casa era alquanto disordinata, sembrava che ci fosse scoppiata una bomba dentro, come egli stesso amava sottolineare, e aggiungeva anche: "Amore, lo vedi questo casino? Questo casino c'è pari pari dentro di me!"... I segnali che non andava c'erano, che aveva bisogno d'altro pure, ma io dura come una ceppa a bacio, nulla, non volevo intendere, e dai e dai e dai. Per inciso: CANDY CANDY IS DEAD! All'epoca mi ricordo che ci rimasi male, ora lo ringrazio, la decisione la prese lui e mi lasciò con una frase da guinness (posso dire che mi hanno detto anche questo), detta sul pianerottolo, con la tromba delle scale a portata di mano, mi bastava una pedatina per farcelo ruzzolare, non so cosa mi trattenne, forse la poesia, perchè voi come avreste reagito a uno che ti dice:
"Ile, un c'è più banane"
???

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