mercoledì 9 aprile 2008

Lavativa

O vediamo se mi riesce di fare bella figura e spendere poco: ci sono dei personaggi che non possono restare ignoti, arriva il primo, lascio la parola ad 'Ala Al-Aswani, che con il suo Palazzo Yacoubian ci ha fatto questo prezioso regalo:

Parla di Zaki al-Dusuqi, indolente e avido ingegnere che abita il palazzo; bey= titolo di rispetto con cui ci si rivolge a una persona laureata

"...
Giunto all'età di 65 anni, con tutti gli alti e basi, è sempre ruotata intorno a un unico perno: la donna. Zaki è sempre stato prigioniero della dolce schiavitù del sesso femminile. Per lui la donnan on è una passione che si consuma e si estingue a poco a poco dopo essersi incendiata. Per lui la donna rappresenta l'intero mondo della seduzione con le sue infinite e molteplici immagini: seni prominenti e vigorosi, capezzoli turgidi come chicchi d'uva, sederi morbidi e flessuosi che vibrano pronti a ricevere un repentino e impetuoso retroattacco, labbra tinte di rosso che, assetate di baci, sospirano di piacere, capelli dalle svariate fogge (lunghi e lisci, lunghi e crespi, le trecce al vento, sempre in ordine, corti à la garçon, che rivelano insolite predilezioni). per non parlare degli occhi! Ah, com'erano belli quegli sguardi sinceri, menzogneri ed equivoci, quegli sguardi dissoluti o pudici, com'erano belli perfino quelli adirati e pieni di disappunto! A tal punto, e anche oltre Zaki bey ama le donne. Ne ha conosciute di tutti i tipi, a cominciare da Nabila Kamla, nipote dl vecchio re, che gli ha insegnato le usanze delle alcove reali e i loro rituali: dalle candele accese tutta la notte alle creme e i profumi da spalmare sul corpo. Da Nabila KAmla (quella dalla voglia insaziabile) ha imparato come cominciare, quando smettere, e come sollecitare spudoratamente le diverse posizioni erotiche con dolcissime parole francesi. Zaki bey ha amato donne di tutti i tipi : ballerine orientali, straniere, donne benestanti, mogli di uomini importanti, studentesse universitarie e de liceo, ma anche donne malfamate, contadine, domestiche. Ognuna aveva un capriccio differente. Spesso, ridendo, ha comparato le arti amatorie di NAbila Kamla, governate da un rigido protocollo, con quelle della mendicante che, una notte, ubriaco, ha rimorchiato sulla sua Buick e si è portato nell'appartamento di vicolo Behler. Quando l'ha accompagnata in bagno x lavarla con le sue mani, ha scoperto che a causa dell'estrema povertà si era confezionata gli indumenti intimi con la tela dei sacchi di cemento vuoti. Ricorda ancora con un misto di tenerezza e malinconia l'imbarazzo della donna nel momento in cui si era tolta le mutandine sulle quali c'era scritto a grandi lettere: "Cemento Portland Tura". Era una delle donne più belle che avesse mai conosciuto e una delle più focose. Tutte queste esperienze hanno fatto di Zaki-al-Dusqui una vera autorità in materia di sesso femmnie. La sua "scienza della donna",come la definisce, offre strane ed originali teorie che, condivise o no, meritano una certa considerazione. Per esempio ritiene che le ragazze più belle di solito a letto siano più fredde, e che quelle brutte siano passionali, poichè hanno un reale bisogno di amare e fanno di tutto per soddisfare i propri amanti. Zaki bey è anche convinto che si possa determinare il grado di sensualità di una donna dal modo in cui pronuncia la "esse" (w la lisca!). Se, per esempio, pronuncia la parola "susu" (non so cosa sia) o la parola "basbusa" (credo sia una pietanza) con un tremulo di voce suadente, intuisce subito che si tratta di una donna passionale o meno. Inoltre, è fermamente convinto che ogni donna sia circondata da un alone etereo che emana contnue vibrazioni invisibili e impercettibili, ma non di meno reali. Chi è capace di decifrarle è anche in grado di determinarne il grado di erotismo. Zaki bey riesce a svelare la sessualità di una donna, rispettabile o no, dal tremolio della voce, o prfno dal calore emanato dal contatto della sua mano. Invece, a proposito delle donne dotate di un insaziabile apetito sessuale, les femmes fatales, come le chiama lui, quelle creature misteriose che non si sentono vive se non nei letti caldi d'amore, che nella vita non trovano altro piacere se non nel sesso, quegli esseri infelici destinati dall'avidità di piacere a un destino terribile e fatale, Zaki al-Dusuqi dice che si assomigliano tutte - anche se non nell'aspetto - ed esorta gli scettici ad osservare le foto sui giornali delle donne condannate a morte per aver assassinato il marito con l'aiuto dell'amante. Hanno tutte la stessa fisionomia - dice - le labbra generalmente carnose, socchiuse, sensuali, i lineamenti irregolari e voluttuosi, gli sguardi vitrei e vuoti, come di un animale affamato.
Era domenica. I negozi di via Suleyman pasha restavano chiusi. Bar e cinema s riempivano di gente; la strada buia e vuota, con le serrande abbassate e gli edifici in antico stile europeo, sembrava lo scenario romantico e triste di un film hollywoodiano. Al-Shadhli, l'anziano portiere, fin dal mattino aveva lasciato il suo posto vicino all'ascensore e si era seduto sul marciapiede davanti a Palazzo Yacoubian per controllare le entrate e le uscite del giorno di festa. Zaki al-Dusuq
era arrvato nel suo ufficio poco prima di mezzogiorno e fin dal primo istante Abaskharon, il domestico, aveva capito che aria tirava. Dopo vent'anni di lavoro al suo servizio, Abaskharon capiva a colpo d'occhio gli stati d'animo di Zaki bey. Sapeva perfettamente perchè il suo padrone era arrivato in ufficio elegante e profumato - con il profumo delle grandi occasioni - perchè appariva agitato e teso: si alzava e si sedeva camminando nervoso avanti e indietro senza riuscire a stare fermo, dissimulando l'impazienza con fare laconico e sprezzante. Chiaro segno che il bey aspettava una nuova amante.
Abaskharon non si arrabbiò quando il padrone cominciò a rimproverarlo senza motivo, annuì con aria di indulgenza e terminò velocemente di spazzare il salone. Poi afferrò le stampelle che risuonarono pesantemente sul pavimento di legno del lungo corridoio e si avviò velocemente verso la stanza grande dove sedeva il bey.
"Il signore aspetta una visita? Devo preparare le sue cose?" disse con un tono di voce reso completamente neutro dall'abiudine. Il bey lo fissò per un istante, come se stesse decidendo il tono di rimprovero con cui apostrofarlo. Osservò la galabeyya a righe di lanetta stracciata in più punti, le stampelle, la gamba amputata, il volto decrepito con la barba lunga e bianca, gli occhi piccoli e astuti, e quel sorriso implorante e alarmato che non lo abbndonava mai.
"Prepara in fretta le mie cose" gli disse secco, uscendo sul terrazzino. Nel loro comune linguaggio, "visita" significava appuntamento con una donna e "le mie cose" alludevano a una serie di rituali che Abaskharon doveva preparare per il suo padrone prima dell'inconro.
Si iniziava con una iniezione di vitamina Trai-bi d'importazione, che il domestico gli effettuava sulla natica e che ogni volta gli faceva così male da farlo urlare, maledicendo Abaskheron, quel somaro dalle mani pesanti e rudi. Poi veniva il caffè amaro aromatizzato con la noce moscata che il bey sorseggiava lentamente, succhiando un pezzettino di oppio posto sotto la lingua; e per finire, il grande piatto di insalata sul tavolino vicino a una bottiglia di whisky Black Label, con due coppe vuote e il secchiello del ghiaccio colmo fino all'orlo. Abaskharon cominciò a preparare le coe scrupolosamente. Seduto sul balcone che dava su via Suleyman pasha, Zaki bey accese una sigaretta e si mise a osservare i passanti. I suoi sentimenti si alternavano fra l'eccitazione dell'incontro e la preoccupazione che la sua amata Rabab non venisse, mandando all'aria un intero mese di sacrifici compiuti nel tentativo di braccarla. Rabab gli aveva fatto perdere la testa fin dal momento in cui l'aveva vista per la prima volta nel bar Cairo di piazza Tawfiqeyya, dove lavorava come cameriera. L'aveva completamente stregato: ogni giorno si recava diverse volte nel locale per vederla. A un vecchio amico l'aveva descritta così: "Rabab raffigura la bellezza popolare in tutta la sua volgarità e seduzione. E' come se fosse sbucata da un quadro del pittore Mahmud Sa'id". Poi aveva proseguito: "ricordi quella domestica che stuzzicava i tuoi sogni erotici adolescenziali? La massima aspirazione che avevi non era forse quella di toccare quelle natiche soffici e afferrare i suoi grossi seni morbidi e delicati mentre lavava i piatti nel lavandino della cucina? Con i suoi movimenti sinuosi ti si appiccicava sempre di più addosso, gemendo e respingendoti con fare provocante, prima di concedersi dicendo: 'Signore... Non faccia così, su signore...'. ebbene, un simile tesoro io l'ho trovato in Rabab".
MA trovare un tesoro non significa necessariamente possederlo. Per la sua amata Rabab Zaki bey fu costretto a sopportare moltissime seccature. Dovette trascorrere notti intere al bar Cairo, in un luogo sudicio, angusto, poco illuminato e senz'aria, quasi soffocato dalla folla e dal fumo di sigarette. Il volume assordante dello stereo, che trasmetteva ininterrottamente le canzoni più popolari e triviali, l'aveva reso quasi sordo. Per non parlare dei litigi e delle zuffe fra gli avventori - una mescolanza di manovali, malfattori e vagabondi -, delle coppe di brandy d infima qualità che era costretto a trangugiare, dei conti spropositati, pieni di errori madornali che fingeva di non vedere. Come se non bastasse, lasciava anche una sostanziosa mancia, e una più grossa la infilava nella scollatura del vestito di Rabab. Quando sfiorava con le sue dita quai seni prosperosi e palpitanti sentiva immediatamente il sangue ribollirgli nelle vene. Quella voglia irrefrenabile era così intensa e insistente da farlo stare quasi male. Zaki bey aveva dovuto sopportare tutto ciò per amore di Rabab. l'aveva pregata più di una volta di incontrarsi con lui fuori dal locale, ma lei si era sempre rifiutata. Aveva continuato a insistere senza demordere finchè, proprio il giorno prima, lei aveva accettato di fargli visita nel suo ufficio; dalla contentezza le aveva infilato fra i seni una banconota da cinquanta lire egiziane (senza pentirsene). Gli si era avvicinata così tanto che il suo alito ardente gli aveva dato l'impressione di bruciargli il viso, poi si era morsa il labbro inferiore sussurrandogli con un tono sedcente da fargli perdere la testa: "Domani, amor mio, ti ricompenserò per tutto quello che hai fatto per me".
Zaki bey ricevette l'iniezione dolorosa di Trai-bi, succhiò lentamente il pezzettino d'oppio e cominciò a sorseggiare la prima coppa di whisky, alle quali fecero seguito la seconda e la terza. A poco a poco la tensione si dissolse. si rilassò e i pensieri cominciarono a vagare liberi nella sua testa come dolci armonie. L'appuntamento con Rabab era per l'una e uando l'orologio a muro toccò le due, Zaki bey fu sul punto di perdere le speranze. Improvvisamente però sentì i colpi delle stampelle di Abaskharon sul parquet del corridoio. Un momento dopo il volto del domestico spuntò dallo spiraglio della porta, ansimando eccitato come se la notizia gli facesse realmente piacere: "La signora Rabab è arrivata, Eccellenza".
..."

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