giovedì 14 febbraio 2008

Letteratura dell'orgasmo

Ma allora l'è una fissazione! Ebbene si! Diciamo che abbiamo illustrato la parte tecnica, ora passiamo alla lirica, per la tecnologia (si, esiste anche una tecnologia dell'orgasmo, ebbene si!) possiamo aspettare, una cosa per volta.. Al termine delle letture le aspiranti tantriste sapranno elencare le caratteristiche di un Vero Orgasmo... Metterei anche dei criteri musicali... oggi, mentre correvo (evidentemente stimolando le ghiandole del Bartolino) pensavo: "Un uomo che mi faccia urlare come una Fender Strato tra le mani di Jimi può avere buone probabilità di essere quello giusto; in ogni caso mi starebbe molto simpatico. Però se appena entra in casa si mette alla tv e se a "Zappa" non associa "Frank", ma il telecomando, gli dò 2 secondi per dirigersi verso l'uscita (il tragitto è percorribile in 4)" . Bene, per ora ho raccolto un esempio di cos'è un orgasmo più sul mondo delle lettere... si potrebbe fare un collage, cercarlo che sò io in gastronomia, pittura (Isil, help!): aspetto voi, che siete dei testoni e vi fate fermare dalla sindrome della tastiera insidiosa: chiunque può scrivere, e poi guardate voi quanto mi ispirate, non è possibile che non sappiate farlo anche voi, come invece dite! State già volando, fiori di zucca, ma è come se non vi rendeste conto di avere le ali...


"...Con una mossa da torero sciolse il grembiule di Beatriz e le circondò morbidamente la vita e le piazzò il pene fra le gambe, come tanto le piaceva a quanto provavano i sospiri che ealava con la stessa fluidità dell'eccitante linfa che le lubrificava la vulva. leccandole l'orecchio con la lingua e tenendole le natiche sollevate con le mani, glielo infilò in piedi, in cucina, senza diturbarsi a toglierle la gonna.

"Ci vedranno, amore", ansimò la ragazza adoperandosi affinchè il pene entrasse fino in fondo.

Mario cominciò a farle altalenare le ànche con colpi secchi e, impastando di saliva i seni della ragazza, farfugliò:

"Peccato non avere qui il Sony per incidere questo omaggio a don Pablo"

E subito dopo divulgò un orgasmo così fragoroso, gorgogliante, smodato, bizzarro, barbaro e apocalittico, che i galli credettero giunta l'alba e cominciarono a cantare con le creste infiammate, i cani confusero l'ululato con la sirena del postale notturno e latrarono alla luna quasi obbedendo a un incomprensibile accordo, il compagno rodrìguez, occupato a bagnare l'orecchio di una universitaria comunista con la rauca saliva di un tango di Gardel, ebbe la sensazione che una scossa gli troncasse il respiro in gola; e Rosa, vedova Gonzàlez, microfono in pugno, dovette tentare di coprire l'osanna di Mario trillando ancora una volta La Vela con acuti da cantante lirica. Agitando le braccia come pale da mulino, la donna incitò Domingo Guzmàn e Pedro Alarcòn a raddoppiare piatti e tamburi, a scuotere maracas, a soffiare trombe e trutrucas e in mancanza di meglio a zufolare, ma il maestro Guzmàn, frenando con un'occhiata il piccolo Pedro, gli disse:

"Fermo, maestro, che se la vedova si scatena tanto è perchè adesso tocca alla figlia".

Dodici secondi dopo qesta profezia, quando le oreccchie di tutto il pubblico sobrio, ebbro o incosciente  erano tese verso la cucina, quasi fossero aspirate da un possente magnete,  Alarcòn e Guzmàn simulavano di nettarsi le palme sudate sulla camicia prima di erompere in un tremulo accompagnamento, l'orgasmo di Beatriz decollò verso la notte siderale, con una cadenza che ispirò le coppie ssulle dune ("uno così, tesoro", chiese la turista al telegrafista), rese scarlatte e sfolgoranti le parole al parroco nella sua veglia sul campanile: "MAgnificat, stabat, pange lingua, dies irae, benedictus, kireleison, angelica".

Alla fine dell'ultimo trillo la notte intera parve inumidirsi e il silenzio che seguì ebbe qualcosa di turbolento e conturbante. La vedova lasciò cadere sul palco l'inutile microfono e col sottofondo di alcuni vacillanti applausi niziali provenienti da dune e scogli, cui sebito si unirno quelli entusiasti del gruppo dell'osteria e gli altri, ben cadenzati, di turisti e pescatori, a formare un'autentica cateratta rallegrata dal patriottco "Viva il Cile, merda!" dell'ineffabile compagno Rodrìguez, passò in cucina per vedere scintillare fra le ombre gli occhi in estasi di figlia e genero. Facendo segno col pollice sopra la spalla, sputò verso la coppia le parole:

"L'ovazione è per voi, colombi"

Beatriz si coprì la faccia inondata di lacrime di felicità sentendosi ribollire di un improviso rossore.

"Te l'avevo detto, oh!"

Mario si infilò i pantaloni e li serrò forte con la corda.

"D'accordo, suocera. Lasci perdere la vergogna, stanotte stiamo festeggiando".

"Festeggiando cosa?", ruggì la vedova.

"Il premio Nobel di don PAblo. Non ha visto che abbiamo vinto, signora!"

"Abbiamo vinto?"

Donna Rosa fu sul punto di serrare il pugno e di conciare per le feste quella linua impastata o di sferrare una pedata a quei nutriti e irrespnsabili testicoli. Ma in un soprassalto di ispirazion decise che era più dignitoso ricorrere ai proverbi.

"Stiamo arando, disse la mosca", concluse prima di assestare una sbatacchiata all'uscio..."

-Antonio Skármeta El cartero de Neruda -


Invocazione a Valetudo: Non c'è verso di trovare "Porci con le ali"... Sguinzagliamo fluxus!!!


1 commento:

Anonimo ha detto...

Lasciate che i porci vengano a me...su easyweb ce ne sono in abbondanza! Per chi fosse interessato all'acquisto, consiglio un giro su ibs, è disponibile un'edizione 2001. Ovvia, ora sì che sono a lavorare!